E la chiamano crescita (senza lavoro)

E la chiamano crescita (senza lavoro)

di Jacopo Rosatelli – il manifesto

Se que­sta è una ripresa. La Com­mis­sione euro­pea sparge otti­mi­smo, come altri­menti non potrebbe essere: il voto del 25 mag­gio è alle porte, e si deve dimo­strare che l’austerità fa bene all’economia del Vec­chio con­ti­nente. E quindi Siim Kal­las, vice­pre­si­dente dell’esecutivo comu­ni­ta­rio, annun­cia che «la ripresa si sta con­so­li­dando: assi­stiamo a una ridu­zione dei disa­vanzi e al rilan­cio degli inve­sti­menti e, soprat­tutto, emer­gono i primi segni di un miglio­ra­mento della situa­zione occu­pa­zio­nale. Gli sforzi pro­fusi dagli Stati mem­bri e dall’Ue stessa nel pro­se­guire sulla strada delle riforme stanno dando i loro frutti». Lo ha dichia­rato ieri nella con­fe­renza stampa di pre­sen­ta­zione delle pre­vi­sioni eco­no­mi­che che Bru­xel­les dif­fonde ogni sei mesi: que­gli appun­ta­menti nei quali inter­ve­niva il ben più famoso Olli Rehn, attual­mente «in aspet­ta­tiva» per motivi elet­to­rali, essendo can­di­dato nelle liste dei libe­rali in Finlandia.

Fra i dati prin­ci­pali su cui si fonda la sod­di­sfa­zione della Comms­sione, una cre­scita del PIL reale che dovrebbe segnare l’1,6% nell’UE e l’1,2% nella zona euro nel 2014, e un calo della disoc­cu­pa­zione sia nell’eurozona che nell’Unione a 28: la quota dei senza lavoro dovrebbe diven­tare, rispet­ti­va­mente, del 11,8% e del 10,5%, con un ulte­riore lieve calo nel 2015. Pre­vi­sioni «buone» anche sul fronte dei conti pub­blici: com­ples­si­va­mente, il rap­porto deficit/pil di tutta la Ue si atte­sterà al 2,5%, men­tre il debito salirà lie­ve­mente quest’anno (arri­vando all’89,5% del pil), per poi scen­dere nel pros­simo. L’inflazione dovrebbe rima­nere con­te­nuta, sia nell’Ue (1,0% nel 2014 e 1,5% nel 2015) che nella zona euro (0,8% e 1,2%): e con i rischi di defla­zione che si cor­rono, non è detto che sia una buona notizia.

Francia: nonostante i tagli di 50 miliardi, il deficit sarà al 3% nel 2015

Disag­gre­gando i numeri, emer­gono più chia­ra­mente i pro­blemi. La cura dell’austerità non ha gua­rito i «malati» del Sud Europa, e non certo per la man­canza di «riforme», da quelle del mer­cato del lavoro alle pri­va­tiz­za­zioni o alle cosid­dette razio­na­liz­za­zioni delle spese. Secondo le pre­vi­sioni della Com­mis­sione, ad esem­pio, non sono in vista miglio­ra­menti sostan­ziali sul fronte dei conti pub­blici o della disoc­cu­pa­zione in Spa­gna, uno dei grandi Paesi della «peri­fe­ria in crisi»: il rap­porto debito/pil sfon­derà il tetto del 100% e i senza lavoro reste­ranno quest’anno il 25,5% della popo­la­zione attiva. Dif­fi­cile, con que­sti dati, soste­nere, come ha fatto il vice­pre­si­dente dell’esecutivo Ue, che le poli­ti­che neo­li­be­rali stiano dando buoni risultati.

Spagna: non cresce l’occupazione, il debito sfonderà il 100% sul Pil

E il qua­dro è a tinte fosche anche per il nostro Paese. Cre­scita allo 0,6% nel 2014 e all’1,2% nel 2015, infe­riore a quella pre­vi­sta dal governo nel Docu­mento di pro­gram­ma­zione eco­no­mica. E ciò che fa molto male sono anche i numeri sulla disoc­cu­pa­zione, che aumen­terà quest’anno al 12,8%: un dato peg­giore di quello for­nito dall’Istat. Bru­xel­les suona anche il cam­pa­nello d’allarme sul debito, che cre­scerà al 135%. L’Italia resta dun­que sor­ve­gliata spe­ciale, anche se il giu­di­zio defi­ni­tivo (e vin­co­lante, stando alla gover­nance Ue) sulla nostra eco­no­mia sarà quello di ini­zio giu­gno, quando la com­mis­sione dirà la pro­pria sulle poli­ti­che dell’esecuitvo Renzi. Dagli 80 euro in più nelle buste paga fino ai 25mila euro alla spen­ding review. Per il mini­stro dell’economia Pier Carlo Padoan, nes­sun pro­blema: «andiamo nella giu­sta dire­zione». Secondo l’inquilino di via XX set­tem­bre, la Com­mis­sione Ue «con­ferma che le misure del governo sono giuste».


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