
«Dignità a chi lavora nei campi»
Pubblicato il 21 feb 2013
di Antonio Sciotto -
Un piano per il lavoro come si deve, non può trascurare l’agricoltura. La Flai Cgil, il sindacato che si batte per i diritti degli addetti dell’agroindustria, chiede al governo che verrà un «nuovo corso». Lotta allo sfruttamento – che nelle campagne è intensissimo – diritti che abbraccino anche gli immigrati (per numero ormai quasi preponderanti, ma negletti), interventi e controlli reali contro la piaga del caporalato. Il tutto, all’interno di quel «Piano del lavoro» che la Cgil ha presentato qualche settimana fa, e che era indirizzato in special modo all’accoppiata Bersani-Vendola: un po’ la stella polare che la Cgil continua ad auspicare come possibile guida per il Paese, nonostante le obiettive difficoltà e la minaccia molto realistica di una eventuale alleanza con il Centro di Mario Monti.
Ma soprattutto, perché ritorni la dignità del lavoro in agricoltura, si deve sottrarre ai caporali il «terreno di coltura» su cui si alimentano, ovvero il (quasi) monopolio del collocamento. Così come per l’industria la Cgil chiede incentivi e nuovi investimenti, analogamente per le nostre campagne il sindacato guidato da Susanna Camusso rivendica un ritorno da pieno protagonista del pubblico. Che, appunto, dovrà occuparsi efficientemente di gestire, in modo chiaro e trasparente, il cosiddetto (con un’espressione poco felice) “mercato delle braccia” dei braccianti.
«Contro il caporalato e il lavoro nero – ha detto ieri Susanna Camusso, intervenendo a una iniziativa organizzata dalla Flai all’Ambra Jovinelli di Roma – c’è bisogno di un servizio di “collocamento pubblico”». La segretaria generale della Cgil ha detto la sua anche sui voucher, i «buoni» per il lavoro agricolo recentemente riformati dalla ministra Elsa Fornero (l’ultima sua circolare è di 3 giorni fa).
«La circolare della ministra del Lavoro è da bocciare – ha detto Susanna Camusso – Bisogna togliere di mezzo le norme fatte a quattro giorni dal voto e ignorando il lavoro svolto in Parlamento. Fornero forse non sa che c’è una differenza tra il lavoro occasionale e quello stagionale. I voucher sono stati inventati per evadere dal lavoro stagionale e dalla regolarità contributiva e perciò devono scomparire».
A spiegare la posizione della Cgil sul lavoro agricolo e i voucher è la segretaria generale della Flai, Stefania Crogi: «La circolare del ministero del Lavoro vorrebbe dare un colpo di spugna alle grandi mobilitazioni dei lavoratori del settore agricolo e del sindacato che avevano, pochi mesi fa, scongiurato un utilizzo selvaggio dei voucher in agricoltura». «Con questo nuovo regolamento – continua Crogi – si vanno a modificare punti importantissimi, quale l’uso entro 30 giorni dall’acquisto e la determinazione del valore orario: in base alla nuova circolare, il valore del buono fissato a 10 euro non corrisponde più a un’ora di lavoro. Non è difficile comprendere la natura di tale scelta e le sue conseguenze».
La circolare Fornero, insomma, secondo la Flai segna «una vera e propria marcia indietro su quanto finora stabilito»: «Va ritirata – conclude la segretaria dei lavoratori dell’agroindustria – altrimenti ci impegneremo in mobilitazioni e vertenze a tutti i livelli. La questione voucher per noi è stata chiusa mesi fa, definendo in modo incontrovertibile il loro possibile utilizzo in agricoltura solo per i lavori di natura accessoria. Questo ministero, ormai alla fine del suo mandato, a quattro giorni dal voto dovrebbe astenersi dall’intervenire a gamba tesa su un tema così delicato».
Un altro intervento necessario per fare pulizia nel settore agricolo è quello di controllare meglio le autorizzazioni che il pubblico concede alle cosiddette «cooperative» (spesso nient’altro che associazioni di «schiavisti») che gestiscono il lavoro nei campi: «Si devono mettere in rete le varie banche dati già presenti sul territorio e intervenire “contro le false cooperative – ha detto Camusso – Vogliamo che spariscano tutte le forme di violazione dei diritti. La lotta contro il lavoro nero deve trovare corrispondenza negli atti delle amministrazioni pubbliche che per prime e troppo spesso danno le autorizzazioni a chi fa da tramite al caporalato».
Il Manifesto – 21.02.13
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