Russo Spena: Libertini “euromediterraneo”

Russo Spena: Libertini “euromediterraneo”

Intervento di Giovanni Russo Spena al convegno presentazione del libro “In ricordo di Lucio Libertini, Modernità del pensiero attualità di un impegno”, a cura di Donatella Lino tenutosi a Palermo il 14 ottobre 2023

Ritornano, attuali, opere e intuizioni  di Lucio Libertini. Parliamo, oggi, a Palermo, della sua visione del Sud e del Mediterraneo. Libertini, teorico con Panzieri, delle tesi sul controllo operaio, fu, straordinariamente, anche un attento meridionalista. E’ importante ricordarlo ora , perché viviamo un passaggio storico tormentato, pericoloso. E, storicamente, in simili tornanti , il Mezzogiorno è metafora. Penso al Gramsci del 1920. Ci chiama al rovesciamento di campo, al recupero di una identità smarrita. Mentre in Europa si stanno ricostruendo le catene del valore. E mentre in Italia si rafforza anche l’assetto istituzionale ordoliberista del progetto costituzionalmente eversivo della cosiddetta “autonomia differenziata”.  La contemporanea “questione meridionale” è la “questione euromediterranea”. Di fronte ai grandi mutamenti sistemici e strutturali, ricordare Libertini ci permette di riaprire un laboratorio di analisi e passione , affinché rinasca un grumo di soggettività politica , una visione di modello. La leva per un modello alternativo è, certamente, connessa alla tendenza al “policentrismo” nello sviluppo della Regione Euromediterranea. Ripensare il Mediterraneo significa, infatti, oggi, ripensare l’Europa. Bruno Amoroso, grande studioso del tema, scrive del Mediterraneo ” come la regione più grande e più ricca d’Europa, sia per numero di abitanti , sia per le risorse naturali ed umane” Un possibile laboratorio di convivenza e solidarietà. L’attuale marginalizzazione del Mediterraneo, invece, genera processi di esclusione, “che vanno dall’abbandono puro e semplice di persone , mercati e sistemi produttivi a forme di intervento attivo di nuova colonizzazione”. L’Europa del Sud  dovrebbe assumere la funzione di cerniera  verso il resto del Mediterraneo. Le permetterebbe di divenire il centro  di forti ed importanti cooperazioni interregionali. La crescita di mercati regionali in alcune delle aree più popolate del mondo riuscirebbe a rammendare zone destabilizzate politicamente e militarizzate dall’esterno e all’interno del popolo. Dovremo lavorare a creare rapporti di “cosviluppo”. Il decentramento di iniziative di aree e regioni può riorganizzare ed ampliare sistemi produttivi. Penso alle riforme agrarie, all’uso collettivo delle risorse idriche , al sostegno al sistema alimentare mediterraneo. E’, certo, un processo di medio e lungo periodo, una proposta di “deglobalizzazione”, uno “sganciamento”( cito volutamente il termine così caro a Samir Amin). Crescono guerre in Europa e nel Mediterraneo. Le guerre sono costituenti, lo sappiamo. Per opporci alla militarizzazione dovremo andare oltre la nozione di “modo di produzione” e dare rilevanza alla “formazione sociale”, sfuggendo al comando economicista ed al primato monetarista degli algoritmi.. I quali, lo aveva affermato Draghi, lo ha ribadito la Meloni, assegnano al Sud la mera funzione di hub energetico carbonizzato, gassificato, ultratrivellato.  Una piattaforma di transito delle risorse energetiche africane verso le macroregioni  mitteleuropee. Aveva, ancora una volta, ragione Libertini, che si batteva per un ruolo intenso e qualitativo delle Partecipazioni Statali, contro il “pensiero unico” delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni. L’unica struttura più immediata capace di una redistribuzione effettiva, di uno sviluppo autocentrato.  “Altro che chiacchiere sulla contrattazione programmata , che è pura subalternità del governo alle grandi imprese”, diceva in Parlamento Libertini già nel marzo del 1969. Fu molto argomentata la tesi di Libertini della necessità della programmazione democratica, per la ricostruzione di filiere produttive, di sviluppo di nuove tecnologie. Contro un capitale che va verso processi poderosi di centralizzazione competitiva , dobbiamo cominciare di nuovo a riflettere sulla “terra”, sul rapporto città/campagna, ma anche campagna/ piccola e media industria, sulla sovranità alimentare. Perché non ripartire da qui? Sulle orme di Libertini, uno dei fondatori di Rifondazione Comunista.        


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