L’India vuol sapere. A Roma gli agenti anticorruzione

L’India vuol sapere. A Roma gli agenti anticorruzione

di EM. GIO.

Il governo indiano ha in mano per adesso solo ritagli di giornali italiani. O almeno questo è quanto appare all’opinione pubblica di un Paese dove lo scandalo Finmeccanica occupa da giorni le prime pagine. Sia l’uno (il governo) sia l’altra (l’opinione pubblica) vogliono saperne di più e non sembra abbiano gradito molto il veto opposto dalla magistratura italiana alla condivisione delle notizie che rendono corposa un’istruttoria che riguarda soprattutto la bufera scatenata in Italia dal caso Finmeccanica.
Il dottor Shri Arun Kumar Bal, funzionario di rango del segretariato della Difesa indiana e una squadra del Central Bureau of Investigation di Delhi, l’agenzia investigativa che si occupa specificamente di corruzione, forse già domani sera saranno a Roma. Dopo aver fatto tutte le mosse tramite l’ambasciata di Via XX Settembre, a due passi dagli uffici della Difesa italiana, gli indiani hanno deciso di inviare una pattuglia di detective d’alto profilo che dovrebbero cercare di sapere quel che finora, e non senza una certa stizza, gli indiani non hanno ancora potuto sapere sul caso Finmeccanica. Un caso già soprannominato dalla stampa indiana «Bosfor II», pesantissima allusione allo scandalo per corruzione che, tra gli anni Ottanta e Novanta, travolse anche il primo ministro Rajiv Gandhi rovinandogli la fama di «mister clean».
Intanto AgustaWestland (gruppo Finmeccanica) corre ai ripari: in una nota diffusa ieri afferma che la Difesa indiana in realtà «non ha cancellato il contratto per gli elicotteri Vvip ma ha invece richiesto alla società di fornire alcuni chiarimenti entro sette giorni». La società prende tempo e «sta preparando la sua risposta». Giochi di parole. La vicenda è quantomeno «congelata» o, come scriveva ieri il Times of India, all’interno di un «processo di cancellazione della commessa per i 12 elicotteri Vvip». Comunque, a quel che dirà la società, il governo vorrebbe aggiungere quanto sa la magistratura italiana, avara di notizie perché coperte dal segreto istruttorio. La richiesta ufficiale via ambasciata è stata rigettata, scrive la stampa indiana. Una matassa delicata su cui l’equipe inviata da Delhi dovrà cercare di far luce in Italia da martedì.
In India la polemica divampa: ghiottissima per l’opposizione del Bjp, il partito nazionalista hindu già in piena campagna contro Sonia Gandhi proprio per la sua origine italiana, e che chiede insistentemente di sapere qual è il nome della «famiglia» che ricevette le tangenti. Un polverone che allarma la maggioranza: il ministro degli Esteri Salman Khurshid chiede di «non politicizzare la questione» anche se c’è da prevedere ( il ministro Terzi lo esclude) che nella partita possa finire anche la vicenda marò.
Per adesso in India l’unico nome che circola è quello della famiglia Tyagi, di cui fa parte l’ex capo di Stato maggiore dell’Indian Air Force (Iaf) Sashy Tyagi. L’alto ufficiale nega, anche perché, dice, l’accordo è del 2010 e lui andò in pensione nel 2007. Ma tutta una serie di questioni sulle gare d’appalto riguarda periodi precedenti. Tyagi però è stato netto e su possibili “aggiustamenti” dei bandi risponde che «i requisiti qualitativi per i Vvip furono congelati nel 2003, molto prima che io prendessi quell’incarico». Congelati. Un termine che va per la maggiore.

EM. GIO.

da il manifesto


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