Contratto, «proposta indecente». Cantieri fermi e manifestazioni

Contratto, «proposta indecente». Cantieri fermi e manifestazioni

di Adriana Pollice – il manfesto

Otto ore di scio­pero e quat­tro piazze (Milano, Roma, Napoli e Palermo) occu­pate ieri dagli edili come rispo­sta ad Ance (l’associazione dei costrut­tori) e Coop: le due orga­niz­za­zioni ave­vano fatto sal­tare a novem­bre il tavolo, dopo 11 mesi di discus­sione, per ripor­tare il con­tratto di cate­go­ria, sca­duto da un anno, indie­tro di decenni. Le sigle impren­di­to­riali hanno pro­po­sto una piat­ta­forma con zero euro di aumento in busta paga e l’eliminazione dell’Ape, l’indennità di anzia­nità che cor­ri­sponde a circa uno sti­pen­dio. Una pro­po­sta giu­di­cata dai con­fe­de­rali «pro­vo­ca­to­ria e inde­cente». Ber­sa­glio delle mani­fe­sta­zioni indette da Cigil, Cisl e Uil anche il governo, che non ha fatto nulla per rilan­ciare il set­tore.
A Milano, davanti ai can­tieri Expo, circa 4mila lavo­ra­tori delle regioni del nord: oltre 70mila iscritti alla cassa edile della sola Lom­bar­dia hanno perso il lavoro, nell’edilizia resi­den­ziale l’invenduto ha rag­giunto il 40%. Quat­tro­mila anche a Roma dove si sono riu­niti gli ope­rai delle regioni cen­trali (sul palco anche Susanna Camusso). A Napoli la mani­fe­sta­zione più nume­rosa, con un cor­teo di oltre 5mila per­sone dal sud. Tre­mila a Palermo, più 10mila pre­cari degli enti locali sici­liani. Le cifre rac­col­gono solo i dati delle realtà mag­giori: molti impe­gnati in pic­coli can­tieri sfug­gono al conto. Così a Napoli si sono fer­mati i lavori della Metro­po­li­tana e dell’ospedale del Mare, a Milano si è bloc­cata l’Expo gra­zie anche all’adesione dei subap­pal­ta­tori; a Bolo­gna ferma al 70% la Coop Costrut­tori, a Rimini stop totale delle aziende Ance. A Torino para­liz­zati il Can­tiere Chio­monte e il grat­ta­cielo della regione.
«La crisi è diven­tata il pre­te­sto per un attacco al con­tratto nazio­nale come ele­mento soli­dale di rego­la­zione del mer­cato e delle con­di­zioni del lavoro — ha spie­gato Wal­ter Schia­vella, segre­ta­rio gene­rale della Fil­lea Cgil, dal palco di Roma -. Occor­reva il corag­gio di un cam­bia­mento radi­cale dopo il dramma dell’Aquila. Dopo le iene della cricca, indi­cammo negli obiet­tivi di qua­lità, lega­lità e soste­ni­bi­lità i car­dini di un nuovo modello di svi­luppo. Que­gli obiet­tivi sono rima­sti nel libro dei sogni». Secondo il sin­da­cato, i governi hanno accet­tato lo scam­bio con le imprese tra zero inve­sti­menti e zero regole, fino ad arri­vare alla pro­po­sta fatta da Ance e Coop: sostan­zial­mente una redi­stri­bu­zione di risorse dal lavoro all’impresa, accom­pa­gnata dall’aumento della pre­ca­rietà con «il part time al 50%, il lavoro a chia­mata, quello inter­mit­tente, l’allentamento della respon­sa­bi­lità soli­dale. Un ten­ta­tivo — con­clude Schia­vella — di abbas­sare ancor di più l’asticella delle regole in un set­tore dove si licen­zia a fine can­tiere e la dimen­sione di impresa rende di fatto inap­pli­ca­bile l’articolo 18, dove la pre­ca­rietà è insita nella stessa orga­niz­za­zione pro­dut­tiva e la catena dei subap­palti destrut­tura imprese e ciclo pro­dut­tivo».
Dal 2008 a oggi si sono persi 700mila posti di lavoro; la pro­du­zione è dimi­nuita del 40% (pari a 80 miliardi) e nel 2013 dovrebbe calare ancora del 4. Su 120 casse edili, si stima negli ultimi 5 anni un calo di 600milioni di ore lavo­rate, 55mila imprese sono spa­rite, la massa salari si è con­tratta di 3,2 miliardi. «Al sud i numeri sono peg­giori — spiega Gio­vanni San­nino, segre­ta­rio regio­nale della Fil­lea cam­pana -. Le ore lavo­rate nel 2012 sono calate, rispetto al 2011, al sud del 23%, al nord del 18. Quest’anno in Cam­pa­nia si per­de­ranno 200milioni di massa salari. Il diva­rio cre­sce ancora. Stanno spa­rendo soprat­tutto le imprese in regola, lasciando sul mer­cato quelle che appli­cano il lavoro nero e grigio».


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