La Turchia vuole Bahar, a tutti i costi

La Turchia vuole Bahar, a tutti i costi

infoaut.org – Questa mattina (2 dicembre, ndr) era prevista l’udienza sulla vicenda di Bahar, in carcere a Bergamo dal 21 novembre scorso, quando la Digos lo aveva fermato appena uscito all’aeroporto di Orio al Serio, dove Bahar si trovava per un ciclo di incontri contro il regime del premier Erdogan in Italia. Sotto il tribunale di Brescia questa mattina c’è stato un presidio solidale nei confronti dell’attivista turco. La Corte si è riservata di decidere in cinque giorni sul futuro di Bahar.

«La Turchia vuole ad ogni costo l’estradizione di Bahar Kimyongur». Scrive così il Comitato per la libertà d’espressione e d’associazione (Clea), di cui Bahar è membro. Ed è così. Perché non si capisce come mai un giornalista (e attivista) che si batte per i diritti umani sia stato arrestato (ingiustamente) nel nostro Paese, raggiunto da un mandato di cattura vecchio e che alcune sentenze hanno già stabilito essere infondato.

Oggi è stato diffuso un comunicato da parte dell’avvocato di Bahar e della sua famiglia che ribadisce questo fatto perché pare che alcuni giornalisti nostrani (ma anche i nostri politici) non l’hanno ancora capito. Saranno duri di comprendonio. «Il Signor Bahar Kimyongur, cittadino belga, è giornalista e scrittore esperto della situazione politica mediorientale; attivista per la pace e i diritti umani, lavora per la ONG svizzera “International Institute for Peace, Justice and Human Rights”. [. . .] Le accuse mosse al Signor Kimyongur dalle autorità di Ankara sarebbero sostanzialmente quelle di essere membro del DHKP-C, un’organizzazione turca classificata come terroristica. Si tratta tuttavia di addebiti che in più sedi giurisdizionali all’estero sono già stati ritenuti del tutto inconsistenti ed inidonei a giustificare un’estradizione».

Durante l’udienza che si è svolta lo scorso lunedì Kimyongur «ha spiegato dettagliatamente le proprie ragioni al Presidente della Corte, negando in modo netto di fare o aver mai fatto parte della citata organizzazione DHKP-C». Speriamo adesso sia chiaro a tutti quei giornali che hanno dato del terrorista a Bahar, a quelli che hanno preferito non parlare troppo di questo arresto e che, così facendo, hanno fatto un gran favore alla Turchia. Speriamo vi sia chiaro: Bahar è innocente ed è detenuto ingiustamente in un carcere italiano.

Nel pomeriggio si è svolta una nuova manifestazione davanti al Consolato d’Italia, a Bruxelles, per chiedere la liberazione di Bahar e domani ci sarà un nuovo presidio davanti al tribunale di Brescia, dove alle 11.00 si terrà la seconda udienza che deciderà la liberazione di Bahar; poi si terrà l’udienza che deciderà sulla richiesta di estradizione di Kimyongur (ma la data è ancora da stabilire).

Bahar rischia di essere estradato in Turchia. E se i media mainstream e i nostri politici continueranno a tacere su questo assurdo e immotivato imprigionamento, si renderanno complici delle torture che Bahar subirà se l’Italia dovesse decidere di rimandarlo ad Ankara.

Il commento di Federico Romoli, legale di Bahar (Radio Onda d’Urto)

Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, ha dichiarato: «Bahar Kimyongür, giornalista belga di origine turca, attivista per i diritti umani, invitato in Italia per alcune conferenze sulla situazione mediorientale, è stato arrestato il 21 novembre a Bergamo sulla base di un mandato di arresto internazionale e di una richiesta di estradizione del governo turco. Bahar è stato più volte processato sotto accusa di terrorismo e infine assolto in Cassazione in Belgio. Allo stesso modo un tribunale olandese ha rifiutato l’estradizione in Turchia dopo che lo stesso Bahar era stato arrestato nel 2006. L’origine delle accuse e del mandato di arresto internazionale richiesto dal governo turco è da ricercarsi nell’attività svolta da Bahar nel denunciare le condizioni dei detenuti politici nelle carceri turche, nonché l’intervento di Turchia e Usa nel conflitto siriano, attraverso l’appoggio diretto e indiretto alle milizie armate fondamentaliste. Oggi Bahar è agli arresti domiciliari in attesa di un processo nel quale rischia l’estradizione in Turchia. Chiediamo la scarcerazione di Bahar, e il pieno rispetto della libertà di espressione».


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