Le relazioni pericolose di Annamaria Cancellieri

Le relazioni pericolose di Annamaria Cancellieri

di D.G. – liberazione.it

Annamaria Cancellieri ha commesso almeno tre atti, tutti alquanto gravi, nella vicenda che la vede coinvolta nell’affaire Giulia Ligresti. il primo della serie è la telefonata per esprimere “solidarietà”, certo privata, certo rivolta ad un’amica i cui congiunti sono caduti in disgrazia, tuttavia non per un accanimento della cattiva sorte, ma perché imputati di reati di tale importanza da avere indotto i giudici a prevedere, per loro tutti, coinvolti nella presunzione dell’associazione a delinquere, la custodia cautelare. A fare quella telefonata non è una persona qualsiasi, ma il ministro della Giustizia. Che tuttavia non si limita ad un atto personale, di natura “umanitaria”. La Guardasigilli va molto oltre e di questa sua premurosa attenzione rende esubito edotta l’amica Gabriella Fagni, compagna di Salvatore Ligresti, rassicurandola: “Qualsiasi cosa io possa fare, conta su di me”. E’ questa la risposta di Annamaria Cancellieri alla famiglia, che a cancellieri, nella sua qualità di ministro, si era rivolta con un eloquente “Faccia qualcosa”. E lei non ha perso tempo e si è attivata, subito, chiamando i vicedirettori del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria affinché si occupassero con particolare attenzione di quel caso così particolare. Il terzo errore, forse il più grave di tutti perché mette in mostra un tratto di arroganza di cui non facevamo capace la Cancellieri, è stato – ed è, almeno sino ad ora – il rifiuto del ministro di cogliere, sia pure tardivamente, la gravità del proprio comportamento per trarne immediate, personali conseguenze. Questo non è avvenuto. Non solo. Il ministro insiste nel difendere l’indifendibile e si dice unicamente disposta – se richiesto (!) – di riferire in parlamento. Non pare, al momento, che il presidente del Consiglio e neppure il solertissimo Capo dello Stato siano intervenuti per suggerire alla Cancellieri quello che un rappresentante delle istituzioni dovrebbe immediatamente fare. In Italia, a quanto pare, anche in politica paga dazio soltanto chi non conta niente, come Josefa Idem.


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