Le bugie del governo sui tagli alla Sanità

Le bugie del governo sui tagli alla Sanità

di Roberto Gramiccia

La brutta “sorpresa” che ci ha riservato la lettura dell’ultima versione del testo del d.d.l. Stabilità, che sta per iniziare il suo iter al Senato, consiste nel fatto che solo per il 2014 non ci sarà nessun taglio per la sanità pubblica. Nel biennio successivo, infatti, il fondo sanitario subirà una ulteriore riduzione di 1,150 miliardi. La grancassa mediatica utilizzata dal governo, che in modo trionfalistico aveva affermato un’inversione di tendenza rispetto ai colpi di scure che hanno ridotto il sistema sanitario nazionale in condizioni penose, si dimostra cosi, evidentemente, l’amplificazione di una bufala. Le misure cassate la notte del 15 ottobre riguardavano, infatti, i tagli sulle prestazioni sanitarie acquistate dai privati accreditati e quelli sui farmaci. Invece, i tagli relativi al personale sono rimasti tali e quali rispetto alla bozza del 14 ottobre.

Nelle roboanti rassicurazioni di Letta, riprese e amplificate dal ministro Lorenzin, della serie “niente più tagli alla sanità”, quelli al personale erano passati graziosamente sotto traccia. La morale è che il fondo sanitario sarà ulteriormente ridotto. La percentuale di Pil che spendiamo in Sanità (7,1%) che è già in assoluto fra le più basse in Europa, subirà un ulteriore consistente riduzione. È penoso dover registrare l’incapacità da parte di questo governo di creare una discontinuità significativa con le politiche del governo Monti. E la determinazione nel continuare ad infierire sul corpo ormai semi-esangue della struttura portante del nostro welfare. Del resto da un governo del genere che cosa ci si poteva aspettare se non questo?

Tornando alle misure previste, la sottrazione di 1,150 miliardi in due anni è tutta imputabile alle norme sul personale dipendente e convenzionato del Sistema sanitario nazionale. Viene confermato, inoltre, il blocco del rinnovo della parte economica del contratto e delle convenzioni fino a tutto i 2014. Il rinnovo dei contratti potrà essere negoziato solo relativamente alla parte normativa, senza possibilità alcuna di intervento su quella economica. Come se non bastasse, il freno a mano viene tirato anche sugli straordinari.

Per quanto riguarda il fondo per la non autosufficienza sono stati stanziati solo 250 milioni di euro, meno dell’anno scorso e solo 300 milioni di euro per le politiche sociali. Per protestare contro la provocatoria insufficienza di questi stanziamenti, l’Associazione malati di SLA, presieduta da Salvatore Usala, ha iniziato oggi, 22 ottobre, una protesta davanti al Ministero dell’Economia, sostenuta anche da Rifondazione Comunista, che prevede forme estreme di lotta, fino allo sciopero della fame e della sete.

Insomma, a ben guardare, sulla sanità si è abbattuta una vera e propria (prevedibile) doccia fredda che ben simboleggia l’atteggiamento del governo Letta relativamente alle politiche socio-sanitarie e al suo procedere secondo la logica di “un passo avanti e due indietro”. Letta appare sempre di più una specie di re tentenna aduso ai barbarismi anglofoni (le sue dichiarazioni ne sono infarcite) e tristemente gradito alla Troika il quale, in una situazione drammatica, insiste con una serie di scelte incapaci di incidere sulla crescita e progressivamente peggiorative rispetto al Welfare superstite. La demagogia appiccicosa delle dichiarazioni del premier e della ministra della sanità non fanno che rendere ancora più inaccettabile un orizzonte che appare sempre più fosco. Di fronte a tutto questo le quattro ore di sciopero indette dai sindacati contro il patto di stabilità nel suo complesso, sebbene vadano accolte con soddisfazione, rappresentano, appunto, il minimo sindacale.


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