Il governo “riscopre” la scuola: ma è solo aria fritta

Il governo “riscopre” la scuola: ma è solo aria fritta

di Vito Meloni - 

Che il governo avesse intenzione di giocarsi una carta ad effetto era chiaro fin dalla scelta di collocare il Consiglio dei Ministri che si doveva occuparsi di scuola nel giorno di inizio delle lezioni del nuovo anno scolastico. L’occasione in cui la stampa – di solito distratta, superficiale e disinformata sui fatti che riguardano questo delicato settore – sembra ricordarsi dell’esistenza di milioni di studenti e di centinaia di migliaia di insegnanti, era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Ed ecco servita una bella dose di propaganda, nel tentativo di dimostrare che questo governo intenderebbe cambiare di segno le politiche scolastiche.

Ma se, dietro la cortina fumogena degli annunci, si guarda alla sostanza dei provvedimenti varati ci si può accorgere dell’enorme distanza che separa le misure adottate dai reali bisogni della scuola italiana.

Cominciamo dallo stanziamento economico, 400 milioni in tre anni. È appena il caso di ricordare che a partire dalla legge 133 del 2008, passando per i vari decreti del governo Monti, alla scuola sono stati sottratti negli ultimi cinque anni quasi 10 miliardi. Alla scuola pubblica, beninteso, ché di togliere qualcosa alle scuole private, neanche a parlarne. Una cifra enorme, di fronte alla quale l’investimento promesso appare come una goccia nel mare. Altro che inversione di tendenza!

Del resto, stando alle anticipazioni lasciate filtrare alla vigilia della riunione del consiglio dei Ministri, proprio la legge 133 dovrebbe costituire il quadro di riferimento di questi interventi (come affidare all’affilatura della lama del boia la salvezza del condannato a morte…).

È la stessa legge che ha fatto da premessa, e da cornice, alla controriforma classista della Gelmini che, dunque, non solo non viene messa in discussione ma ne esce ulteriormente consolidata. Esattamente il contrario di quanto in questi anni hanno richiesto a gran voce i movimenti che hanno invaso le piazze per protestare contro quelle riforme e chiederne l’abrogazione.

Non va meglio sul fronte del precariato. La prospettiva di stabilizzare l’organico di sostegno e, di conseguenza, di assumere in ruolo 26.000 insegnanti di sostegno, è senza dubbio positiva. Si tratta del rispetto tanto di un elementare principio di civiltà che da anni contraddistingue il sistema scolastico italiano quanto dei diritti degli alunni con disabilità, troppe volte contraddetti o negati. Ma per tutti gli altri insegnanti c’è ben poco, lo sbandierato piano di assunzioni non va oltre il ripristino del turn-over previsto per i prossimi tre anni.

Ciò vuol dire che per decine di migliaia di precari, che ogni anno scolastico devono essere assunti con contratto annuale per coprire le cattedre prive di titolare e garantire il funzionamento delle scuole, si preannuncia una conferma della loro condizione di precarietà. Per loro, l’unica stabiltià che si prevede e quella di essere “stabilmente precari”.

Quanto agli ATA, che aspettino. Da un lato, lo stesso Letta ammette che c’è una grave carenza di questo personale, dall’altro si annuncia che le assunzioni – o meglio. I bandi delle assunzioni – ci siano a gennaio. Nel frattempo, che le scuole si arrangino.

Per tutto il resto siamo veramente alle briciole. Come gli 8 milioni per i libri di testo o i 15 milioni per il “welfare scolastico”, una piccolissima parte di quanto sulle stesse voci è stato tagliato negli ultimi anni.

E, infine, come sempre, tutto sotto la tutela occhiuta del Ministero dell’economia, l’attentissimo garante del rispetto dei diktat europei senza il cui consenso non si potrà operare.

Aspettiamo di leggere il testo ufficiale del decreto per una analisi più puntuale, non vorremmo scoprire tra le pieghe di qualche comma, come spesso è accaduto, qualche sgradita sorpresa. Nel frattempo continuiamo a lavorare perché si pongano all’ordine del giorno dell’agenda politica i tanti problemi che affliggono la scuola pubblica, su tutti la controriforma Gelmini da abrogare al più presto.


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