Da “Sbilanciamoci!” le richieste per l’Italia e l’Europa

Da “Sbilanciamoci!” le richieste per l’Italia e l’Europa

di Andrea Baranes, portavoce Sbilanciamoci -

Una cura sbagliata a una diagnosi altrettanto sbagliata. Questo in estrema sintesi il giudizio sulle politiche di austerità imposte dalla Troika che è emerso dal Forum di Sbilanciamoci! tenutosi da venerdì a domenica a Roma. Una crisi nata in ultima analisi da una sempre peggiore distribuzione del reddito e della ricchezza, dall’emergere di diseguaglianze inaccettabili, non solo in termini economici ma anche sociali e riguardo i diritti fondamentali. Dal 2008 a oggi tali diseguaglianze non hanno fatto che aumentare. Una montagna di denaro riversato sul sistema bancario e finanziario mentre la disoccupazione è ai massimi storici e l’Italia si trova nell’ottavo trimestre consecutivo di recessione. In una tale situazione, l’azione del governo italiano delle «larghe intese» appare in piena continuità con il precedente governo Monti: spending review, tagli al welfare, rigoroso rispetto dei vincoli europei.
Non solo. Ammesso e non concesso che si voglia rimanere nell’alveo delle richieste della Troika, anche le decisioni su cui ci sarebbe un margine di manovra sembrano andare nella direzione di una sempre maggiore diseguaglianza. E’ il caso dell’Imu, un’imposta potenzialmente progressiva se ben disegnata, che viene abolita andando a tagliare sui fondi per l’occupazione per trovare la copertura. E’ il caso del «piano di privatizzazioni» annunciato dal premier italiano all’ultimo G20. Un piano che ben difficilmente permetterà di fare calare il debito in maniera significativa, ma che prosegue la politica degli ultimi governi: dismissione del patrimonio pubblico e via libera al mercato.
Una continuità che si manifesta anche nei terrificanti tagli alla spesa sociale nel nostro Paese. L’esempio più evidente, ma non certo l’unico, è il Fondo Nazionale delle Politiche Sociali che passa da 1,464 miliardi del 2008 ai 42,9 milioni di euro del 2012. L’unica spesa che non sembra conoscere la scure dell’austerità è quella della Difesa, con la conferma tra le altre cose del piano da decine di miliardi di euro per il programma di cacciabombardieri F35 in un Paese in cui metà delle scuole pubbliche non rispetta la legge sull’edilizia scolastica.
Nei tre giorni del forum di Sbilanciamoci! si sono tenute cinque sessioni e diversi workshop che hanno visto la partecipazione di decine di relatori e centinaia di partecipanti con l’obiettivo di proporre e condividere differenti percorsi finanziari, economici, sociali, ambientali e di democrazia. E’ necessario pensare un modello fiscale e di spesa pubblica che consenta una redistribuzione della ricchezza; realizzare una trasformazione e una riconversione dell’economia in direzione socialmente equa e ecologicamente sostenibile; mettere in campo politiche di accoglienza per i migranti in diretta antitesi con quelle fallimentari del rifiuto; aprire un ragionamento sull’introduzione di una forma di reddito di cittadinanza; e via discorrendo.
Alcune di queste misure si potrebbero realizzare da subito in Italia se ci fosse la volontà politica di farlo. Altre necessitano di un accordo su scala europea, ovvero ribaltare il mantra «è l’Europa che ce lo chiede», usato come improbabile foglia di fico di qualsiasi decisione politica, per iniziare a giocare un ruolo da protagonisti. Per chiedere un’Europa sociale e dei diritti e non l’Europa della finanza e dei mercati. I relatori internazionali intervenuti durante il forum hanno ricordato quali politiche dovrebbero essere messe in piedi nel vecchio continente. Tra le altre ridurre la dimensione del settore finanziario; rivedere il ruolo e il mandato della Bce; arrestare le politiche di austerità e gli attacchi alla spesa pubblica; aumentare il budget dell’Ue pensando sia a meccanismi di redistribuzione tra le regioni più ricche e quelle più povere, sia a un piano di investimenti di lungo periodo in settori ad alto valore sociale e ambientale: la ricerca, l’efficienza energetica e la transizione dai combustibili fossili alle rinnovabili, la formazione delle lavoratrici e dei lavoratori.
Una richiesta di «cambio di rotta» che proseguirà con i prossimi appuntamenti della campagna Sbilanciamoci!, con una riflessione tanto sul versante delle entrate quanto su quello della spesa pubblica per una politica che sappia invertire la rotta della recessione e delle diseguaglianze.


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