Tunisia in rivolta, si dimette il governo

Tunisia in rivolta, si dimette il governo

di Giuliana Sgrena -
Chokri Belaid, segretario del Partito dei patrioti democratici, è stato assassinato a Tunisi ieri mattina quando usciva di casa per andare al lavoro. L’assassino, nascosto sotto un barnous (mantello tradizionale che copre tutto il corpo), l’ha freddato con due colpi di pistola. L’uccisione di Belaid ha scatenato rivolte in tutto il Paese, ora alle prese con una drammatica crisi istituzionale: i deputati dell’opposizione si sono ritirati in massa dalla Costituente. E mentre scriviamo arriva l’annuncio delle dimissioni del governo per arrivare ad un nuovo «esecutivo tecnico d’unità nazionale».
Il fratello, dando l’annuncio dell’assassinio di Chokri, ha accusato il partito di Ennahdha al potere: «Accuso Rachid Ghannouchi (fondatore del partito, ndr) di aver fatto assassinare mio fratello».
E tutta la folla, che si è immediatamente radunata prima davanti alla clinica Ennasr dove è stato trasportato Chokri e poi, sempre più numerosa, davanti al ministero dell’interno in avenue Bourghiba, hanno eretto barricate gridando slogan contro il partito islamista al governo: «Siamo tutti Chokri», «Questo è l’ultimo giorno del governo» e «Ghannouchi dégage». Dégage (vattene) era lo slogan usato per cacciare Ben Ali. Le manifestazioni cui hanno partecipato soprattutto studenti seguiti dai loro professori si sono estese ad altre città della Tunisia, fino a Sidi Bouzid dove sono state attaccate sedi di Ennahdha. Stesso attacco alla sede di Ennahda a Monastir e Gafsa. L’opposizione ha ritirato in massa e in modo definitivo i suoi rappresentanti dall’Assemblea costituente. I leader dell’opposizione hanno lanciato un appello in cui chiedono: funerali di stato per Chokri Belaid, le dimissioni del governo Jebali, uno sciopero generale e il congelamento dei lavori della costituente. Nella sede del Fronte popolare, la coalizione cui aderisce anche il Partito dei patrioti democratici, si sono riuniti anche i responsabili di Nida Tounes, al Joumhouri e al Massar (che insieme formano l’Alleanza per la Tunisia, anch’essa all’opposizione).
Chokri Belaid, leader di un partito dell’opposizione laica e di sinistra al governo, proprio il giorno prima del suo assassinio, in un intervento aveva sottolineato il legame esistente tra il fenomeno della violenza e le crisi che scuotono il movimento Ennahdha, sottolineando che si tratta di una strategia metodica di esplosione della violenza in corrispondenza di una crisi del partito di governo. E in questo quadro inseriva gli eccessi di violenza che si sono manifestati negli ultimi tempi, anche durante un meeting del suo partito. Chokri Belaid aveva sostenuto la pianificazione da parte del partito islamista del controllo dell’amministrazione e della giustizia e l’indebolimento dell’istituzione militare, prevedendo che la violenza «esploderà ogni volta che si tenterà di far passare un articolo della costituzione contrario alle libertà».
Un discorso premonitore. Dopo l’uccisione di un rappresentante regionale di Nidaa Tounes nel sud della Tunisia, la violenza politica ha alzato il tiro.
Le difficoltà di Ennahdha e di tutta la troika governativa sono evidenti: non sono in grado di allargare il sostegno al governo, anzi i partiti che ne fanno parte continuano a subire emorragie. In vista delle prossime elezioni il quadro politico si sta riorganizzando in grandi coalizioni e il partito islamista ha mostrato la sua vera natura coprendo le azioni degli ultra salafiti. C’è chi ormai apertamente prevede una guerra civile. Del resto la diffusione delle armi nel paese è un fatto preoccupante. Non solo.
Un terrorista tunisino Laaroussi Derbali (alias Abou Talha Ettounsi) coinvolto nel sequestro degli ostaggi di In Amenas, in Algeria, ha confessato durante gli interrogatori che al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi, gruppo al quale appartiene) sta preparando attentati in Tunisia. Laaroussi Derbali (originario di Siliana) è uno dei 32 terroristi che hanno attaccato il giacimento di gas di Tiguentourine a In Amenas, nel sud dell’Algeria, provocando numerosi morti. Durante gli interrogatori, secondo quando pubblicato dal portale algerino Ech-Chourouk, Laaroussi Derbali ha riferito che decine di tunisini, sostenitori di Ennandha, si trovano in Mali e coordinano le cellule dormienti per lanciare gli attacchi in Tunisia.
Queste dichiarazioni sarebbero confermate da sequestri di depositi di armi (in diverse regioni della Tunisia) e dagli scontri sempre più duri tra le forze di sicurezza e gruppi di terroristi armati sulle montagne del nord-est e del centro-ovest. Per non parlare degli appelli di jihadisti e salafiti che circolano sui social network e che fanno riferimento esplicito alla guerra civile nel paese.

Il Manifesto – 07.02.13


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