Ofer Cassif, comunista israeliano contro il genocidio

Ofer Cassif, comunista israeliano contro il genocidio

Pubblichiamo il testo dell’intervento del compagno Ofer Cassif, parlamentare ebreo israeliano di Hadash e del Partito Comunista d’Israele, alla festa della federazione di Milano del Partito della Rifondazione Comunista. 

Cari compagni,

vorrei esprimere la mia sincera gratitudine per l’onore che mi è stato concesso di far sentire non solo la mia voce, ma anche quella di molte migliaia di persone nel mio Paese, che stanno lottando contro un governo criminale che dà più valore alla morte dei palestinesi che alla vita degli israeliani, che gridano contro un mondo silenzioso di fronte alle atrocità commesse quotidianamente, che si oppongono all’Olocausto palestinese: il genocidio, la fame, la pulizia etnica, la tortura dei prigionieri (migliaia dei quali sono detenuti per mesi senza processo né accusa alcuna), l’omicidio mirato di giornalisti, équipe mediche, educatori e intellettuali, e una guerra di sterminio totale che Israele sta conducendo a Gaza da quasi due anni.

Il dottor Az A-Din Shahab, medico della Striscia di Gaza settentrionale, ha scritto di recente:

“Non è il destino che ci affama, né è il cielo che ci bombarda. Sono la logica dei potenti, i rituali della violenza, i freddi calcoli della geopolitica che hanno trasformato le nostre strade in un mattatoio.
Perché stiamo morendo come parassiti?
Perché il mondo distoglie lo sguardo mentre stiamo marcendo sotto gli occhi di tutti?
Perché la fame di un solo ostaggio israeliano smuove la coscienza delle nazioni del mondo, mentre i corpi emaciati di centinaia di migliaia di bambini suscitano solo una cortese incredulità?
I bambini, Dio… i bambini sono irriconoscibili. Non sono più bambini. Sono ombre con gli occhi. Eppure ho detto: liberate gli ostaggi. Tutti. Senza condizioni. Perché nessun uomo merita che la sua vita venga scambiata come una moneta. Migliaia di morti. 150 mila mutilati. Senza arti. Senza futuro. La maggior parte di loro bambini.
Questi bambini sono identici ai bambini del kibbutz Be’eri: gli stessi occhi, le stesse braccia, le stesse gambe. La stessa innocenza splendente, davanti alla quale è difficile rimanere indifferenti. Eppure, il primo viene pianto, il secondo viene cancellato.

Noi non siamo numeri.
Noi non siamo rifiuti.
Noi siamo la madre che seppellisce suo figlio con le proprie mani. Noi siamo il padre che raccoglie ciò che resta della sua famiglia in un sacco di nylon. Noi siamo la bambina che continua a sussurrare ninne nanne al corpo senza vita di sua sorella.
Qui i bambini muoiono per divertimento. E il mondo lo chiama “difesa”.
E il mondo guarda.
E il mondo non fa nulla.
Scrivo queste cose come testimone.
Come uomo il cui destino è già stato deciso, come medico, come fantasma.
Scrivo dalla Striscia di Gaza, da sotto le macerie, da sotto il cielo, da sotto la storia.
Respiro ancora.
Per ora.”

In Israele e in tutto il mondo ci sono persone che giustificano le atrocità commesse da Israele a Gaza come necessarie per l’autodifesa. Non c’è bugia e inganno più grande di questo. La distruzione di Gaza, come la violenta pulizia etnica nella Cisgiordania occupata e il fascismo dilagante all’interno dello stesso Israele, fa parte dell’attuazione di un piano che è stato scritto e pubblicato già nel 2017. Il genocida “Piano decisivo” del Fascistone Smotrich, allora membro del Knesset e ora ministro. Il suo obiettivo è l’annessione di tutti i territori palestinesi occupati da Israele e l’espulsione, l’uccisione e la schiavitù dei palestinesi rimasti in un regime di apartheid suprematista ebraico mortale, il Terzo Reich Ebraico. Il terribile massacro commesso da Hamas il 7 ottobre 2023 è servito solo come pretesto per l’offensiva criminale che Israele sta conducendo da allora contro l’intero popolo palestinese. È a causa di questo fanatismo razzista e omicida che il governo Netanyahu è disposto a sacrificare non solo milioni di palestinesi, ma anche gli ostaggi e i soldati israeliani: occupazione, espulsione, schiavitù e spazio vitale ebraico sono i veri obiettivi dietro l’Olocausto di Gaza. Non la sicurezza per Israele e non il rilascio degli ostaggi.

Ma grazie alla lotta risoluta di migliaia di persone coraggiose in Israele, sia ebrei che palestinesi, l’egemonia genocida si è incrinata e l’opposizione in Israele sta crescendo. Nonostante la persecuzione politica, la violenza della polizia, gli arresti dei manifestanti, il licenziamento dei dissidenti dal loro lavoro e l’espulsione dai loro studi, la retorica razzista e omicida diffusa dai media per inondare di violenza la mente degli israeliani, le numerose sospensioni e i tentativi di impeachment dei nostri membri della Knesset, la nostra forza è cresciuta. Le veglie di protesta in cui stiamo in silenzioso lutto, tenendo in mano le foto dei bambini di Gaza che sono stati massacrati, ora sono centinaia, se non migliaia. I giornalisti che un tempo avevano paura di aprire bocca stanno iniziando a esprimere la loro opposizione al massacro e alla fame. Le organizzazioni dei lavoratori (insegnanti, assistenti sociali, professori) chiedono pubblicamente la fine del massacro. Persino ex generali parlano apertamente della pulizia etnica e dei crimini di guerra che Israele sta commettendo e ne chiedono la fine. E, cosa più importante di tutte, ci sono gli obiettori di coscienza. Oltre ai giovani che rifiutano di arruolarsi nell’esercito e vengono successivamente incarcerati, che visito regolarmente nella prigione militare, c’è un numero crescente di soldati di riserva che rifiutano di prestare servizio a Gaza. Sebbene sia vero che il numero non sia ancora sufficientemente elevato e che la maggior parte di questi soldati si rifiuta di combattere per ragioni non legate ai crimini di guerra di Israele, ma piuttosto per esaurimento o timore per il benessere degli ostaggi israeliani, il dibattito pubblico sta cambiando e il sostegno agli obiettori di coscienza è in aumento. Recentemente, la prigione militare in Israele è stata costretta a montare delle tende all’interno del proprio perimetro, poiché le celle di detenzione erano piene, la maggior parte delle quali ospitava i cosiddetti “refursers grigi”, coloro che non hanno dichiarato l’obiezione di coscienza ma hanno disertato o abbandonato il servizio.               

Di fronte al governo israeliano assassino, all’imperialismo americano e ai suoi satelliti, i palestinesi, ma anche l’opinione pubblica israeliana, hanno bisogno di un sostegno internazionale concreto. Il riconoscimento di uno Stato palestinese è una necessità e un importante passo avanti, ma non è sufficiente. Abbiamo bisogno di azioni concrete: sanzioni contro Israele (economiche, diplomatiche, ecc.), fino alla completa interruzione delle relazioni; un embargo sulle armi, mandati di arresto per i criminali di guerra, soprattutto contro gli alti responsabili; massicce flottiglie marittime e pressioni sociali e parlamentari su tutti i governi del mondo. È nostra responsabilità, per parafrasare Gramsci, organizzare un blocco storico internazionalista per opporci al blocco fascista e omicida che vediamo oggi a Gaza e che sta alzando la sua brutta testa in altri luoghi del mondo, guidato dal regime di Trump e dai suoi complici.

Fermare il genocidio!
Abbasso il fascismo!
Libertà per il popolo palestinese!


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