
Rifondazione: Libia armi italiane contro i soccorritori di chi affoga
Pubblicato il 26 ago 2025
Quanto accaduto domenica mattina, al largo delle coste libiche, poteva avere conseguenze letali. Per quasi mezz’ora dalle motovedette italiane regalate 2 anni fa a Tripoli, nel quadro del programma UE Support to Integrated Border and Migration Management in Libya (SIBMMIL), il Sostegno alla gestione integrata delle frontiere e della migrazione, i militari libici hanno sparato ad altezza d’uomo contro i soccorritori dell’Ocean Viking, una delle poche imbarcazioni che riescono a solcare in mare e a tentare di diminuire il numero delle persone che vengono catturate per tornare nei lager o lasciate morire in mare. Per il governo Meloni questa è una normale collaborazione con chi ha le mani sporche di sangue e ricche di denaro sottratto ai richiedenti asilo, a cui si promette la partenza verso l’Europa. Un’operazione di contrasto all’immigrazione illegale resa possibile da 8 anni con il governo Gentiloni, il ministro Minniti e il Memorandum Of Understanding che garantisce risorse, strumenti e addestramento a chi poi, smessa la divisa, opera anche come trafficante. Rinnoviamo la richiesta alla mobilitazione affinché il patto scellerato con i governanti libici, che ha scadenza triennale, non venga rinnovato e che la cd zona SAR (Search And Rescue), Ricerca e salvataggio, sotto il controllo di Tripoli, venga abolita e che in quella zona possano giungere navi di soccorso ad impedire la continua carneficina. Non possiamo continuare ad essere complici e conniventi col migranticidio che avviene nel Mediterraneo.
Stefano Galieni, responsabile immigrazione Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
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