Rifondazione: Il silenzio su Gaza della Biennale di Venezia è inaccettabile

Rifondazione: Il silenzio su Gaza della Biennale di Venezia è inaccettabile

Facciamo nostra la “Lettera aperta” del mondo del cinema e della cultura alla Biennale di Venezia per chiedere allo “spettacolo” di fermarsi, di “interrompere il flusso di indifferenza” di fronte al genocidio in corso a Gaza da parte di Israele.

Perché nessuno potrà mai dire “io non sapevo”. Perché “Il carico è troppo per continuare a vivere come prima”. Perché “è tempo della responsabilità”.

Perché è ora che la Biennale, istituzione culturale pubblica, prenda “una posizione netta” di fronte allo sterminio di un popolo.

Le “Giornate del cinema” e la “Settimana della critica” hanno immediatamente risposto e condiviso quella Lettera aperta.

Ed è invece vergognoso – anche se non ci stupisce – che il presidente della Biennale nominato dal Governo Meloni, Pietrangelo Buttafuoco, affidi la risposta al suo ufficio stampa dichiarando semplicemente che la Biennale “è aperta al dialogo”, evitando di esporsi personalmente anche a fronte di un governo che si sta rendendo complice di quello che avviene a Gaza.

E se possibile ancora più vergognoso che il direttore della Mostra d’arte cinematografica, Alberto Barbera, non ritenga necessario e suo dovere rispondere al mondo del cinema, se non alla sua coscienza. Che non ritenga necessario dire parole sul genocidio in corso.

In uno dei tanti passaggi del “Piano quadriennale di massima delle attività e delle manifestazioni” approvato all’unanimità nel luglio del 1974 dal consiglio direttivo della Biennale riformata, si diceva:

“La nuova Biennale vuole operare sul piano nazionale e in campo internazionale con una chiara e netta scelta antifascista, sia nei confronti del ruolo di privilegio e della struttura di egemonia della cultura come fatto di elite, sia riguardo ai paesi che soggiacciono a regimi fascisti e oppressivi…”.

Di quella Biennale e di quella riforma non è rimasto nulla, come di quasi tutte le grandi riforme di quegli anni, grazie a tutti i governi che si sono succeduti dagli anni ‘90 in poi.

Evidentemente non è rimasto nulla neanche di quelle scelte antifasciste mai come oggi all’ordine del giorno.

È grave che chi ha la responsabilità di dirigere una istituzione culturale pubblica – cioè di tutti e al servizio di tutti – non abbia la consapevolezza e la coscienza del ruolo del cinema, della cultura e dell’arte come strumenti di trasformazione e di formazione di una coscienza critica. L’arte come “straordinario mezzo di riflessione, di partecipazione attiva e di resistenza”. La cultura al servizio della pace e della democrazia.

Ed è gravissimo che l’ “Istituzione Biennale” non senta il dovere di prendere posizione di fronte al genocidio del popolo palestinese.

Perché come si disse: “il Vietnam è tra noi”, così “la Palestina è tra noi”.

Rifondazione comunista ha già aderito e sarà presente alla manifestazione del 30 agosto a Venezia e darà il proprio sostegno e parteciperà a tutte le iniziative che i lavoratori del cinema e della cultura organizzeranno durante la Mostra d’arte cinematografica.

Stefania Brai, responsabile nazionale cultura Prc/Se

VeniceP


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