
Rifondazione: sciopero in Israele segnale da raccogliere
Pubblicato il 17 ago 2025
Lo sciopero generale di oggi in Israele, per la liberazione degli ostaggi e contro la decisione del governo Netanyahu di occupare Gaza city evidenzia che una parte larga della società israeliana ha capito chi non vuole fermare il massacro in corso a Gaza. Chi sciopera chiede che il governo si accordi con Hamas per il cessate i fuoco e la liberazione degli ostaggi che invece Netanyahu dall’inizio ha sacrificato ai suoi obiettivi di distruzione di Gaza. Purtroppo mancano obiettivi politici come la fine dell’occupazione, il riconoscimento dello Stato di Palestina, il ritiro degli insediamenti dei coloni in Cisgiordania e la liberazione dei prigionieri politici palestinesi. Ma intanto c’è questo segnale da sostenere contro un governo composto da forze fasciste e razziste che perseguono apertamente il genocidio. Si contano già decine di arresti e la grande manifestazione è prevista per stasera, vi dovrebbero convergere un milione di persone. Fra i promotori le compagne e i compagni del Partito Comunista Israeliano con il Fronte Hadash che apertamente denunciano il genocidio, chiedono il ritiro dai territori occupati e lo smantellamento degli insediamenti dei coloni. Importante che si stiano unendo i riservisti dell’esercito.
Dovrebbero riflettere i commentatori e gli operatori dei media che ancora ripetono la versione di Netanyahu secondo la quale la responsabilità del mancato accordo sarebbe da attribuire a Hamas. In Italia dobbiamo raccogliere questo segnale e rilanciare la mobilitazione contro il governo che nega il genocidio. Si deve sostenere l’isolamento del governo israeliano, il boicottaggio dei suoi prodotti, bloccare la vendita di armi e impedire anche che negli eventi sportivi possano partecipare atleti in nome e per conto di Israele a partire dalla partita della nazionale di calcio che si dovrebbe svolgere ad Udine nel mese di ottobre. Isolare il governo è il miglior modo per sostenere le mobilitazioni di oggi e la lotta del popolo palestinese. Con sconcerto constatiamo che tutte le maggiori agenzie e i quotidiani rilanciano la notizia secondo cui Marah Abu Zuhri, la ventenne gazawi morta a Pisa il 15 agosto non sarebbe morta per malnutrizione ma per gravi malattie. Lo dicono fonti israeliane e, come al solito, quelle diventano la verità da far circolare. Attendendo gli esami in Italia, consideriamo comunque la sua morte come uno dei tanti omicidi di cui Netanyahu e il suo governo dovranno prima o poi rispondere davanti ad una Corte Penale Internazionale.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Anna Camposampiero, responsabile Esteri, PRC-S.E
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