
Rifondazione: Occhiuto come “Silvio”: a pagarla saranno i calabresi
Pubblicato il 4 ago 2025
Le dimissioni di Roberto Occhiuto dalla presidenza della Regione Calabria non sono un gesto dettato dall’improvvisazione, ma una mossa calcolata, un vero e proprio “script” politico studiato nei minimi dettagli. Con un’audacia quasi provocatoria, Occhiuto dimostra di tenere saldamente le redini del potere: si dimette, si ricandida immediatamente, e lo fa con una sicurezza che lascia poco spazio all’ingenuità. Dietro questa scelta, infatti, non c’è alcuna genuina preoccupazione per il bene dei calabresi, ma piuttosto un duplice obiettivo, ben più terreno e strategico.
Il primo problema: la legge Severino e l’ombra dei procedimenti giudiziari.
La mossa appare, prima di tutto, un tentativo di aggirare con astuzia i possibili effetti della legge Severino. Dimettendosi ora, Occhiuto potrebbe voler allontanare lo spettro di eventuali sanzioni che, in caso di condanne, rischierebbero di paralizzare l’intera macchina amministrativa regionale. Una preoccupazione non da poco, considerando che proprio a lui è affidata la gestione di opere cruciali, come la costruzione dei nuovi ospedali. “Ci si salva dai processi, e non nei processi”, avrebbe detto il loro indimenticato Silvio. E il parallelismo, in questo caso, sembra più che mai appropriato.
Il secondo problema: una maggioranza divisa e il centrodestra in fibrillazione.
Ma c’è di più. La decisione di Occhiuto nasconde anche l’urgente necessità di tamponare le crepe di una maggioranza sempre più frammentata, lacerata da silenzi imbarazzanti e tensioni sotterranee. Il suo slogan “Che decidano i calabresi” suona come un abile tentativo di mascherare le divisioni interne alla coalizione di centrodestra, dove Forza Italia e Fratelli d’Italia si contendono spazio e cercano di imporre candidature alternative.
In realtà, più che un atto di fiducia nel popolo elettore, questa mossa sembra un espediente per guadagnare tempo, per riorganizzare gli equilibri di potere senza scossoni apparenti. Una strategia ambigua, che punta più a conservare lo status quo che a inaugurare una stagione di vero rinnovamento. La domanda, ora, è una sola: i calabresi si accontenteranno di questa regia perfettamente orchestrata o, con un sussulto di dignità, decideranno di riscriverne un diverso copione?
“Di questi temi discuteremo ampiamente all’interno della Festa di Liberazione di Taverna (Cz) dell’8 e 9 agosto ed in quella Provinciale di Verbicaro (Cs) del 24 e 25 agosto.”
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