
Cosa aspettarsi dal prossimo vertice della NATO
Pubblicato il 20 giu 2025
di Sevim Dagdelen -
Il programma di riarmo porterà maggiore sicurezza o porterà a una crisi economica e sociale autoinflitta? Un articolo dal settimanale progressista americano The Nation più sensato delle posizioni degli opinionisti dei grandi quotidiani italiani.
La NATO sta affrontando la più grande crisi della sua storia. Quella che sembra essere la sua forza sta accelerando sempre più il suo declino interno. Come Mefistofele nel Faust di Goethe , l’alleanza spesso ottiene l’opposto di ciò che si prefigge. In nessun luogo questa contraddizione è più evidente che nel periodo che precede il vertice NATO dell’Aia, con il suo radicale programma di militarizzazione. Il presidente Donald Trump ha proposto di quasi raddoppiare la spesa militare della NATO, portandola a tremila miliardi di dollari, ovvero al 5% del PIL. Gli alleati europei sembrano disposti a seguirne l’esempio. Per la Germania, le implicazioni sono evidenti: quasi metà del suo bilancio federale, circa 225 miliardi di euro, verrebbe destinata alle spese militari. Il risultato sarebbe probabilmente una crisi economica e sociale autoinflitta.
Se attuati, tali piani trasformerebbero radicalmente le società europee, trasformandole in nazioni in cui la giustizia sociale e la stabilità economica sono subordinate al potenziamento militare. La logica in Europa è anche sempre più in contrasto con le valutazioni dell’intelligence americana. Mentre le agenzie di intelligence tedesche, la Bundeswehr, i media mainstream e i think tank mettono in guardia da un possibile attacco russo nel 2029, le valutazioni combinate della minaccia di tutte le 17 agenzie di intelligence statunitensi degli ultimi due anni suggeriscono il contrario: la Russia non sta pianificando né preparando un attacco convenzionale sul territorio della NATO. Data la schiacciante superiorità militare della NATO, qualsiasi mossa del genere da parte di Mosca sarebbe suicida.
Nel frattempo, le tensioni transatlantiche sullo scopo strategico della NATO stanno aumentando. L’amministrazione Trump ha spinto per una svolta ancora più decisa verso la Cina e, come delineato al vertice di Washington del 2024, cerca di “asiatizzare” la NATO attraverso una rete di accordi militari bilaterali . Trump sembra interessato a congelare la guerra in Ucraina, lasciando gli stati europei a esaurire le proprie risorse in una situazione di stallo a lungo termine con la Russia. Mentre Trump è favorevole al negoziato e respinge una guerra commerciale su vasta scala con Mosca, le strategie europee mirano sempre più a esaurire economicamente e militarmente la Russia. Le recenti sanzioni dell’UE contro la flotta mercantile russa – volte a bloccare le esportazioni di petrolio attraverso il Mar Baltico – rischiano di innescare una pericolosa escalation.
La NATO non è mai stata un’alleanza neutrale; è stata fondata per proiettare la potenza geopolitica degli Stati Uniti. In cambio della sicurezza, le nazioni europee hanno rinunciato a una considerevole sovranità. Oggi, l’alleanza sta cedendo sotto il peso delle sue contraddizioni interne. Nell’ambito commerciale, gli Stati Uniti e i loro alleati europei sono sull’orlo di un conflitto commerciale. Gli sforzi congiunti di riarmo potrebbero tentare di mascherare queste crepe, ma vanno in gran parte a vantaggio del complesso militare-industriale, che – come un tossicodipendente – esige profitti sempre maggiori. In definitiva, i costi sono a carico dei contribuenti, con la classe media a rischio di essere messa in pericolo. Produttori di armi tedeschi come Rheinmetall, ora di proprietà condivisa di fondi di investimento statunitensi come BlackRock, Goldmann Sachs e Stanley Morgan, sono pronti a trarne enormi profitti.
Il ruolo sempre più assertivo della Germania in questa dinamica è spesso sottovalutato. Il governo ora si posiziona come garante militare dell’Europa orientale. Per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, una brigata corazzata tedesca è stata dislocata all’estero, in Lituania, vicino al confine con la Russia. Data l’eredità storica della Germania, questa mossa segnala un allarmante livello di amnesia storica. Le politiche di occupazione della Prima Guerra Mondiale – e la guerra di annientamento contro l’Unione Sovietica, accompagnata dal genocidio contro i popoli slavi – rimangono insufficientemente affrontate. Oggi, una rinnovata spinta all’”espansione a est” anima la politica tedesca , come dimostra l’impegno del Cancelliere Friedrich Merz a fare della Bundeswehr “l’esercito più forte d’Europa”.
Gli storici avvertono che le guerre più grandi spesso non iniziano con improvvisi atti di aggressione, ma con un prolungato riarmo e l’erosione della fiducia. Di fronte a questi sviluppi, è tempo di rilanciare la richiesta di distensione e disarmo, anche se, come durante la Guerra Fredda, tali voci vengono liquidate come ingenue o denunciate come traditrici.
traduzione di Maurizio Acerbo
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