
Una alleanza internazionale per i diritti del popolo palestinese
Pubblicato il 8 giu 2025
Anna Camposampiero*
Giovanna Capelli**
Il 4 giugno 2025 in una giornata intensa e partecipata si è svolta a Parigi nella sede nazionale del Partito Comunista Francese, la Conferenza per” Una alleanza internazionale per i diritti del Popolo Palestinese.” L’incontro organizzato e copromosso da PCF e OLP è stato aperto dal Segretario Nazionale del PCF Fabien Roussel e da Ahmed Saeed Al -Tamimi, presidente del Consiglio palestinese dei diritti dell’Uomo e membro dell’Esecutivo dell’Olp. Si rinnova così in un impegno preciso lo stretto rapporto di collaborazione, solidarietà internazionalista fra le due organizzazioni, che dura da più di 50 anni, risalendo agli incontri a Parigi fra Yasser Arafat e Georges Marchais, rilevanti per la storia della questione palestinese e della percezione internazionale della sua centralità per la pace in Medio Oriente.
Al centro del dibattito l’urgenza di fermare il genocidio perpetrato a Gaza, non solo dal punto di vista umanitario, ma ultimo e drammatico atto di una lunga storia di moderna oppressione coloniale e razzista, che va affrontata e risolta nella sua complessità, quella dei diritti del Popolo Palestinese, del riconoscimento dello Stato Palestinese in tutte le sedi internazionali, della integrità del suo territorio, del ripristino dei confini legittimi e della sua piena autodeterminazione. Si tratta pertanto di fermare il Governo di Israele, (un governo difeso da Usa, UE, anzi pilastro dell’ordine Occidentale) che da decenni è fuori legge, sfidando impunemente le risoluzioni dell’ONU, e le regole del diritto internazionale, e anche fuori dalla dimensione umana.
Anche la data in cui si è tenuta la conferenza, il 4 giugno, è stata scelta in esplicito riferimento al 4 giugno 1967, appena prima dell’inizio della cosiddetta Guerra dei sei giorni, quando Israele occupó militarmente la Cisgiordania, la striscia di Gaza, la penisola del Sinai e le alture del Golan, mettendoli sotto occupazione militare. Queste nuove conquiste non sono riconosciute dalle Nazioni Unite (il Sinai verrá restituito diversi anni dopo all’Egitto sulla base di un trattato di pace), e la lista delle risoluzioni con cui si chiede il ripristino dei territori precedenti al 67 è lunga, mentre Israele spinge per la continua occupazione illegale di questi territori. Come citato da Fabien Roussel nel suo intervento di apertura, i confini del 1967 devono essere il riferimento di base.
Dai vari focus in cui la conferenza si sviluppata è emerso un quadro ampio e gravissimo: dalla situazione dei territori in Cisgiordania (Gerico e valle del Giordano), con l’espansione continua dei coloni e l’apartheid sistematica dei palestinesi, allo stato degli esuli della diaspora, alla questione non solo simbolica della città di Gerusalemme, (provocatoriamente proclamata capitale di Israele) circondata da 80 ceck-point dell’esercito israeliano, che rendono difficile a ogni palestinese studiare, andare al lavoro, curarsi. Dopo la “legge sullo Stato-Nazione del 2018, la discriminazione nei confronti delle altre religioni è diventata una costante: a Gerusalemme è impedito ai cristiani accedere al Santo Sepolcro e ai musulmani pregare alla moschea di Al-Aqsa, alle cui porte ogni giorno con il beneplacito della polizia entrano coloni ebrei per celebrare in modo provocatorio riti talmudici, come ha raccontato nel suo intervento di Marouf Alrefai, consigliere del governatore di Gerusalemme.
Bassan as-Salhi, segretario generale del Partito per Popolo Palestinese ricorda nel suo intervento anche l’importanza della collaborazione tra partiti comunisti, anche menzionando la coalizione Haddash, di cui il partito comunista israeliano fa parte, ormai unica voce di reale opposizione dentro la Knesset, e con la costante sospensione e limitazione degli spazi politici dei suoi deputati e deputate.
Le responsabilità dell’Occidente, della Ue, del doppio standard costante con cui hanno affrontato le contraddizioni in Medio Oriente quando il soggetto che agiva era lo Stato di Israele risultano evidenti e si tentano invano di occultare pulizia etnica, crimini di guerra, torture ai prigionieri, detenzione amministrativa arbitaria anche di bambini, attacco alla libertà di informazione, violazione degli accordi sottoscritti , e ora genocidio perpetrato con più mezzi, dalle armi alla fame, alla deportazione, alla continua occupazione manu militari di nuovi territori in Cisgiordania. Sono stati ricchi e numerosi i contributi delle associazioni di amicizia, di Medecins du Monde, del Forum Palestina, del rappresentante del Partito del Popolo Palestinese, di giuristi esperti come Raph Wilde e Anisha Patel Avvocata di Law for Palestine, impegnati nella precisazione dei reati che si devono imputare a Benjamin Netanyahu e ai suoi ministri.
La richiesta di sospensione degli accordi tra Ue e Israele, come tra universitá, ha fondamenta giuridiche precise: l’articolo 2 dei trattati UE (Trattato sull’Unione Europea e Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea) stabilisce i valori fondamentali sui quali si basa l’Unione: rispetto della dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani, compresi quelli delle minoranze. Questi valori sono fondamentali per l’operato dell’Unione e sono la base per la sua azione, sia internamente che nei confronti di paesi terzi. Negli interventi, in particolare dei giuristi presenti, è stato ricordato e sottolineato. Alla vigilia del purtroppo piú che probabile rinnovo degli accordi anche da parte dell’Italia, si rivela come l’ennesima violazione del diritto internazionale.
Particolare rilievo, per la ricaduta che possono avere nell’allargamento della mobilitazione e nella sua efficacia, hanno avuto le parole della Segretaria del sindacato CGT. Sophie Binet ha dichiarato che non si può aspettare la pace per pretendere un avanzamento delle condizioni dei lavoratori palestinesi. Bisogna agire subito; per questo la CGT è impegnata da tempo nella cooperazione fra sindacati di palestinesi ed ebrei contro pulizia etnica ed apartheid, per rivedere nella CES gli accordi con Israele (proposta bloccata dal veto dei tedeschi) ed ha chiamato ad un di più di mobilitazione di massa in Francia, a partire da sabato 14 giugno. Il Presidente del Partito della Sinistra Europea Walter Baier ha smascherato la falsa accusa di antisemitismo che viene attribuita ai sostenitori dei diritti dei Palestinesi, l’ipocrisia del richiamo all’Olocausto come paradigma irrepetibile del genocidio, denunciando il carattere razzista e violento del sionismo. Il suo intervento inoltre insieme a quello della deputata cipriota di Akel, Marina NIkolaou ha indicato una strada per tentare di uscire da questa situazione, nominando gli obiettivi che tengano insieme lavoro di massa e di solidarietà dal basso e questioni istituzionali ad ogni livello come il riconoscimento dello Stato di Palestina, la rottura degli accordi con Israele, nelle università, nelle regioni, le sanzioni a Israele , i mandati di cattura internazionali , la prosecuzione della imputazione per genocidio.
Sembra che questo progetto trovi già un terreno fertile in Francia. Non solo perché, come ha ricordato un messaggio dell’ex Presidente Holland, già nel 2014 era stato deliberato il riconoscimento dello Stato di Palestina, ma perché l’attuale Presidente Macron ha dichiarato la sua disponibilità a questo atto politico, con tutte le sue implicazioni internazionali.
In una situazione di forte assenza della politica (quando non è complice), la conferenza tenutasi a Parigi puó essere un primo segnale di grande impegno e prospettiva, mentre in tutto il mondo le piazze di solidarietá con la Palestina continuano a riempirsi, spesso senza che in occidente se ne abbia reale contezza. Il grande interrogativo che ha attraversato tutti gli interventi è la necessitá di rompere con l’apatia e l’assuefazione dell’opinione pubblica. Da questo punto di vista la strada da fare è ancora tanta.
La conferenza si è chiusa con l’appello qui sotto riportato, letto a due voci da Vincent Boulet, responsabile esteri del PCF e da Qasem Awwad, Vice Ministro del Dipartimento per i diritti umani e la società civile dell’Olp, un progetto, un impegno importante perché si faccia strada in Europa ( dove pochi sono i paesi che riconoscono la stato di Palestina ) l’appoggio concreto a questa lotta, che pretende un diritto , non una concessione.
*Resp. Esteri, Segreteria Nazionale PRC
**Direzione Nazionale PRC
Dichiarazione finale della Conferenza “Libertà per la Palestina”
In un momento decisivo della storia della lotta del popolo palestinese per la sua autodeterminazione, la Conferenza “Libertà per la Palestina” si è tenuto a Parigi, sotto l’egida dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), rappresentante unico e legittimo del popolo palestinese, e del Partito Comunista Francese (PCF), con la partecipazione attiva della sinistra francese, delle forze progressiste internazionali, delle società civili del mondo, delle organizzazioni sindacali, di universitari, giuristi, parlamentari e di partiti politici europei, arabi e internazionali.
La nostra richiesta è l’applicazione del diritto internazionale, del diritto dei popoli di disporre di sé stessi, di una pace giusta e durevole per tutti i popoli e l’applicazione dei principi della Carta delle Nazioni Unite. Denunciamo ogni azione di colonizzazione e di schiavitù dei popoli.
Il governo israeliano di Benyamin Netanyahu, le sue politiche suprematiste, i crimini di guerra e contro l’umanità che commette e il sostegno internazionale di cui gode sono un pericolo esistenziale per il popolo palestinese e per la pace nella regione. La sua impresa criminale e razzista deve essere fermata immediatamente con pressioni e sanzioni efficaci da parte della comunità internazionale, dell’Unione Europea e dei governi.
Di conseguenza:
1. Esortiamo tutte le coscienze umane a sollevarsi per porre fine all’impresa genocida intrapresa dal governo israeliano a Gaza. Deve esserci un cessate il fuoco immediato e definitivo, il blocco omicida contro il territorio deve essere revocato per facilitare gli aiuti umanitari e l’assistenza sanitaria alla popolazione, i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità commessi in quel territorio devono cessare senza indugio e i responsabili devono rispondere dei loro atti davanti alla giustizia internazionale.
2. Affermiamo che la questione palestinese rappresenta un problema di liberazione nazionale e di emancipazione umana. Può essere risolta solo attraverso la giustizia e lo stato di diritto, attraverso la fine della colonizzazione, dell’occupazione e dell’apartheid nei territori occupati e attraverso la fine della discriminazione sistematica subita dal popolo palestinese. Solo una soluzione politica basata sull’applicazione del diritto internazionale permetterà di realizzare i diritti nazionali del popolo palestinese. La liberazione nazionale del popolo palestinese fa parte della lunga lotta dei popoli arabi e dei popoli del mondo per l’indipendenza e contro il colonialismo, il razzismo e l’antisemitismo.
3. Chiediamo il riconoscimento immediato dello Stato di Palestina da parte della Francia e dell’Unione Europea, affinché la soluzione dei due Stati possa finalmente diventare realtà.
4. Intendiamo agire per garantire il rispetto e l’applicazione del diritto internazionale. Riaffermiamo quindi i diritti inalienabili del popolo palestinese, primo fra tutti il diritto all’autodeterminazione, al ritorno dei rifugiati in conformità con la Risoluzione 194 delle Nazioni Unite, alla fine dell’occupazione e della colonizzazione e all’istituzione di uno Stato indipendente, democratico e laico con Gerusalemme come capitale, in conformità con il diritto internazionale, in particolare le Risoluzioni 181 (sulla spartizione), 242, 338, 1397, 2334 e altre.
5. Chiediamo il rispetto e l’applicazione del diritto al ritorno, un diritto individuale e collettivo inalienabile, che risponde alle aspettative di riparazione del popolo palestinese per i decenni di ingiustizie e spoliazioni di cui è stato vittima.
6. Chiediamo che vengano applicate sanzioni allo Stato di Israele finché non rispetterà il diritto internazionale. La sospensione dell’Accordo di associazione tra l’Unione Europea e lo Stato di Israele e l’applicazione degli ordini della Corte internazionale di giustizia e della Corte penale internazionale sono parte di questo. Gli ostaggi israeliani e i prigionieri politici palestinesi devono essere rilasciati.
7. Chiediamo la formazione di un’alleanza internazionale attorno alle richieste di riconoscimento e applicazione dei diritti nazionali del popolo palestinese, di applicazione del diritto internazionale, di riconoscimento dello Stato di Palestina e di una pace giusta e duratura in Medio Oriente. Estendendo la coalizione ai sindacati, alle organizzazioni della società civile, agli organismi accademici, giuridici e mediatici e ai rappresentanti eletti in tutto il mondo, vogliamo renderla uno strumento efficace di influenza politica.
8. Accogliamo con favore il ruolo guida svolto dal Regno dell’Arabia Saudita e dalla Repubblica francese nella convocazione, il 19 giugno a New York e sotto l’egida delle Nazioni Unite, della Conferenza internazionale per la protezione della soluzione a due Stati. Sosteniamo con determinazione questa importante iniziativa, che può aprire la strada alla giustizia e alla pace riaffermando i principi del diritto internazionale e riconoscendo i diritti del popolo palestinese. Salutiamo anche il ruolo coraggioso di Egitto e Giordania, che hanno respinto il “piano di pace” unilaterale dell’amministrazione Trump, una manovra volta a seppellire i diritti nazionali del popolo palestinese e a legittimare l’annessione dei territori occupati.
9. Riteniamo che la convergenza tra la conferenza “Freedom for Palestine” e la conferenza “Protecting the Two-State Solution” rappresenti un’opportunità storica per costruire un nuovo equilibrio nelle relazioni internazionali di oggi, per porre fine all’occupazione e al blocco, per ripristinare la giustizia e per aprire una reale prospettiva di sicurezza collettiva e di progresso condiviso per il popolo palestinese e per tutti i popoli del Vicino e Medio Oriente.
10. Infine, porgiamo i nostri rispettosi saluti al popolo palestinese per il coraggio e la dignità dimostrati a Gerusalemme, Gaza, in Cisgiordania, nei territori del 1948, nella diaspora e nei campi profughi. Rendiamo omaggio anche agli uomini e alle donne che agiscono con determinazione a favore della libertà, della democrazia e dello Stato di diritto in tutto il mondo, compreso Israele. Rendiamo omaggio ai membri delle organizzazioni umanitarie, al personale delle Nazioni Unite e ai giornalisti uccisi dalle azioni deliberate del governo israeliano. Chiediamo che i difensori della pace e della giustizia si riuniscano il più possibile e li invitiamo a rafforzare la mobilitazione dei cittadini e dell’opinione pubblica in tutto il mondo a favore della pace e della giustizia. Affermiamo, in questo senso, che l’unità del popolo palestinese e la costruzione di alleanze internazionali sono le chiavi per la conquista della libertà.
Parigi | 4 giugno 2025
Qui le versioni in francese, inglese e arabo
francese: Déclaration finale de la Conférence “Liberté pour la Palestine” – Site Internet du PCF
Inglese: Final Declaration of the Freedom for Palestine Conference – Site Internet du PCF
Arabo: إعلان ختامي لمؤتمر حرية لفلسطين – Site Internet du PCF
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