I seminari autunno-invernali di Rifondazione. 1 Migrazioni: cambiare paradigma
Pubblicato il 5 nov 2024
relatore: Stefano Galieni -
discussant:
- Daniela Ionita
- Walter Massa
- Selly Kane
- Paolo Benvegnù
Lunedì 4 novembre 2024
L’Italia è paese di immigrazione dagli anni 60. A cavallo fra gli anni 80 e 90, dopo l’uccisione di Jerry Masslo, a Villa Literno e gli arrivi dall’Albania, si sono prodotte leggi emergenziali. La politica ha reagito con una legislazione che rendeva più difficile l’ottenimento della cittadinanza, legge 91 del 1992 e con provvedimenti legge 40 (Turco Napolitano) e sua modifica restrittiva del 2002 (Bossi Fini), erano concepiti per adeguare il mercato del lavoro alle esigenze delle imprese e fallendo. Trent’anni dopo, nonostante dal 2012, il nostro sia divenuto paese di transito per, migranti che, come molti autoctoni, cercano occasioni e migliori salari in altri Paesi, si agisce in termini di emergenza e di invasione inesistente.
Dobbiamo invertire la rotta, prendendo ad esempio le 637.000 firme raccolte in 15 giorni per l’accesso alla cittadinanza. Vanno garantite modalità di ingresso legale e sicuro, in Italia e in Europa, non solo a chi fugge da guerre, carestie, catastrofi ambientali, abrogando respingimenti, detenzione amministrativa, delocalizzazione di chi chiede asilo. Si individuino meccanismi di regolarizzazione permanente. Leggi, decreti, pacchetti sicurezza, ordinanze comunali, hanno creato invisibilità per almeno 500 mila persone e vanno aboliti.
Questi tre pilastri: cittadinanza; regolarizzazione, rifiuto del securitarismo, sono la base per un cambio paradigmatico. Ma il tema di cui discutiamo riguarda per noi la nuova composizione di classe, In Italia arrivano e risiedono stabilmente persone, che costruiscono qui una propria progettualità di vita che prevede anche una mobilità sociale. Uomini e donne spesso sottratte all’esercizio dei propri diritti democratici ma che qui vivono e convivono rappresentando una alternativa all’inverno demografico europeo. Ogni riforma della legislazione deve da qui partire e imporsi come senso comune, in nome di vincoli solidaristici e di ricomposizione di classe.
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