Nuove tecnologie e ricomposizione di classe, sindacato fra passato e presente
Pubblicato il 1 ott 2024
Lunedí 30 settembre dalle 19 sulla pagina nostra pagina facebook
- Relatore: Dino Greco
- Discussant:
- Sergio Bellucci
- Eliana Como
- Antonello Patta
È una semplice constatazione che della straordinaria stagione di lotta di classe che dalla fine degli anni Sessanta e per gran parte dei Settanta ebbe per protagonista il movimento operaio più audace, combattivo e innovativo del continente europeo, da tempo non esista più che una labile traccia.
Molti fattori oggettivi, anche di carattere internazionale, concorsero a sconfiggere, in tappe progressive, quell’impetuoso movimento di massa che aveva concorso in modo decisivo a cambiare il volto dell’Italia. La profonda crisi che dopo il 1973 mise fine al ciclo di sviluppo economico che aveva caratterizzato l’Occidente nei “trenta anni gloriosi” fu il volano di una controffensiva padronale determinata a raddrizzare i rapporti di potere nelle fabbriche e nel paese.
Le drammatiche sconfitte subite (alla Fiat, nel 1980; nel 1992 con la definitiva cancellazione della scala mobile e dell’intero modello di contrattazione e di relazioni industriali vigente; nel 2015, con la soppressione di quell’architrave dello Statuto dei lavoratori che era rappresentato dall’articolo 18) aprirono una voragine che inghiottì rapidamente gran parte delle conquiste operaie.
La riconquistata egemonia confindustriale sul paese ebbe un pesante riflesso sulla cultura e sulla pratica sindacale, fortemente minata nella propria autonomia rivendicativa e dominata dalla cultura compatibilista dell’impresa.
La possibile ripresa del movimento passa oggi per la riconquista di un autonomo punto di vista di classe e per la ricostruzione di un modello contrattuale inclusivo capace di parlare a tutto il mondo del lavoro eterodiretto. L’irrompere, nei sistemi produttivi, delle tecnologie digitali e di quell’autentica, pervasiva rivoluzione preannunciata dall’Intelligenza artificiale generativa, impone poi al sindacato e alla sinistra non ancora addomesticata al mantra liberista, una riflessione di portata strategica, necessaria per recuperare all’iniziativa temi sciaguratamente abbandonati come quello della riduzione dell’orario di lavoro e capace di impedire che l’innovazione tecnologica, monopolio dei detentori del capitale, si trasformi in una nuova forma di asservimento e di dominio.
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