Acerbo (PRC): D’Alema d’accordo con noi su Ucraina, referendum per Donbass meglio delle bombe
Pubblicato il 16 set 2024
“L’intervista a Massimo D’Alema oggi sul Corriere della Sera è assai importante per quanto riguarda la ricerca di una soluzione di pace in Ucraina. D’Alema sostanzialmente è d’accordo con noi. L’ex-presidente del consiglio ricorda che la NATO ha sostenuto la secessione del Kosovo dalla Serbia dopo un referendum e che questa potrebbe essere la soluzione anche per il Donbass. Dall’inizio del conflitto noi di Rifondazione Comunista, e io l’ho fatto in centinaia di interventi pubblici, proponiamo che sotto l’egida dell’ONU siano le popolazioni a esercitare il diritto di autodeterminazione. Ricordo che era la posizione di Gorbaciov che riteneva legittima l’annessione della Crimea dopo il referendum. È importante che un ex-presidente del consiglio proponga una soluzione che la NATO, l’Unione Europea, gli USA, i governi Draghi e Meloni e lo stesso PD hanno finora rifiutato. Eppure un referendum sarebbe certamente meglio delle bombe e del massacro in atto. Nella soluzione di pace andrebbero comunque garantiti i diritti, a partire dal bilinguismo, delle minoranze”, lo scrive sulla sua pagina facebook il segretario nazionale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo.
“Ovviamente l’apprezzamento per la dichiarazione di D’Alema non implica un mutamento del giudizio assai negativo sul suo operato da Presidente del Consiglio. Non è vero che l’attacco alla Serbia era necessario. La sua decisione di far partecipare l’Italia, per la prima volta nella storia repubblicana, a una guerra fu un errore, un crimine e una palese violazione dell’articolo 11 della Costituzione e del diritto internazionale. Al fondo c’era l’idea di legittimare gli ex-comunisti come fidi alleati degli USA e di legittimare l’Italia come potenza militare nel club imperialista che chiamano Occidente. Non vale la giustificazione per la “guerra umanitaria” perché di governi che reprimono minoranze o altri popoli il mondo è pieno. Per esempio i curdi il cui leader O. fu spinto dal governo D’Alema a lasciare l’Italia dove il nostro compagno Ramon Mantovani lo aveva accompagnato per ottenere l’asilo politico a cui aveva diritto.” precisa il segretario del PRC.
“L’Italia avrebbe dovuto svolgere un ruolo di trattativa e mediazione, anzi considerati i crimini commessi durante la Seconda Guerra Mondiale avrebbe dovuto opporsi all’aggressione della NATO contro la Serbia. D’Alema ci ricorda anche che alla guerra aveva già dato il via libera Romano Prodi che probabilmente non volle mediare con Rifondazione perché sapeva che non avremmo sostenuto un governo che faceva la guerra (cosa che fece invece il partito di Marco Rizzo che si scisse da Rifondazione).”, conclude Acerbo.
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