
Bologna: abusi e violenza sessista in divisa contro attivisti di Extinction Rebellion. Intervenga magistratura
Pubblicato il 11 lug 2024
Le testimonianze degli attivisti di Extinction Rebellion sugli abusi subiti dalla polizia a Bologna dovrebbero indignare tutte le forze democratiche e antifasciste. Costringere una donna a spogliarsi e a piegarsi sulle gambe è roba da Abu Ghraib. Prendere un cellulare e lanciarlo in un campo è un atto di teppismo. La magistratura invece di perseguire attiviste/i dovrebbe aprire un fascicolo sui comportamenti della polizia.
La repressione contro le cittadine e i cittadini ieri a Bologna ha raggiunto ieri un punto di non ritorno e il fatto che la contestazione riguardava il G7 riporta alla memoria Genova 2001. Un gruppo di 21 attivisti di Extinction Rebellion è stato fermato e portato in Questura ieri pomeriggio con l’accusa di tentata violenza privata. Ad una donna fermata è stato intimato di “spogliarsi e di piegarsi sulle gambe in un bagno fetido ricoperto di sporcizia” hanno dichiarato gli attivisti. Alla sua richiesta di spiegazioni le è stato risposto che si tratta di una normale procedura a cui sarebbero sottoposte tutte le persone in stato di fermo, Un trattamento che non è stato riservato alle altre 20 persone fermate. Di fronte alle proteste, i funzionari di polizia presenti hanno risposto che c’era stato un errore e che “per gentilezza” questo trattamento è stato riservato ad una sola persona.
La donna che ha subito questo sopruso ha chiesto che l’accaduto venisse messo a verbale, ma le è stato presentato un testo, a suo avviso falso, in cui si dichiarava che le era stata offerta la possibilità di ricevere assistenza legale, ma che ella stessa l’avesse rifiutata. Secondo Extinction Rebellion, a cui come Partito della Rifondazione Comunista esprimiamo la nostra vicinanza, questo sarebbe “solo l’episodio più grave” tra quelli che si sono verificati a seguito della protesta di ieri pomeriggio. A Palazzo D’Accursio, si legge infatti nella nota, “gli agenti della Digos hanno minacciato di arresto chiunque tentasse di dialogare. Un attivista è stato spintonato e sgambettato e gli è stato sequestrato il cellulare nel tentativo di cancellare i video con cui stava documentando l’accaduto”.
I trattenuti sono rimasti rinchiusi per 7 ore senza poter avere né cibo né acqua. Dai racconti che giungono dal capoluogo emiliano, si percepisce un clima di paura e di violenza che rimanda a tempi molto cupi. “A me hanno gettato in un campo il cellulare – racconta un manifestante – ma quello che ci sta seriamente preoccupando è la frequenza con cui, durante le manifestazioni, gli agenti si accaniscono contro le donne, con insulti e gesti che rimandano alla logica dello stupro”.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Gianluca Schiavon, responsabile giustizia, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Sostieni il Partito con una
Appuntamenti