Rifondazione: Stellantis sta lasciando l’Italia. Unica soluzione l’ingresso dello stato nel capitale della società

Rifondazione: Stellantis sta lasciando l’Italia. Unica soluzione l’ingresso dello stato nel capitale della società

Si susseguono gli schiaffi di Stellantis in faccia ai lavoratori e al governo italiano. Dopo i 2510 esuberi negli stabilimenti di Torino, Cassino e Pratola Serra, la multinazionale ha annunciato la distruzione di altri 1087 posti di lavoro negli stabilimenti di Melfi, Pomigliano, Termoli, Cento e Verrone.
E’ del tutto evidente che dietro le promesse di investimenti futuri in Italia fatte dall’amministratore delegato Tavares continua il percorso di smantellamento degli stabilimenti ex Fca, ex Fiat da parte di un gruppo sempre più franco -americano.
Solo chi non voleva vedere non ha tratto le dovute conclusioni da anni di chiusure di siti, utilizzo selvaggio della cassa integrazione, incentivi alle dimissioni perfino delle maestranze con profili tecnici altamente qualificati, sotto utilizzo degli impianti, spostamento di produzioni in altri paesi.
Ora vengono depauperati tanto siti produttivi storici come quelli dell’area torinese quanto quelli di più recente insediamento ed è gravissima la decisione delle sigle sindacali che hanno firmato le dismissioni;
In questo modo si aiuta la multinazionale a continuare su un percorso in fondo al quale c’è la fine di una delle industrie che hanno fatto la storia dell’Italia, producendo un danno enorme anche a tutto il sistema dell’automotive.
Apprezziamo la scelta della Fiom di non firmare accordi perché “Le decisioni attuali contraddicono l’intera storia del CEO Tavares sull’importanza dell’Italia per Stellantis. La vera realtà è rappresentata da un disimpegno programmato e drammatico della multinazionale dal nostro Paese”,
A fronte di ciò che accade gridano vendetta le dichiarazioni solamente d’immagine di tavares, “sentiamo una responsabilità etica verso i nostri dipendenti”, e i falsi impegni di John Elkan, ultimo rampollo della dinastia Agnelli che ha ripagato le valanghe di miliardi ricevuti dallo stato portando Fca fuori dall’Italia.
E’ una storia che il capitalismo italiano ripropone da decenni, dai capitani coraggiosi, ai Riva, ai tronchetti Provera, ai Benetton che al grido di “prendi i soldi e scappa” hanno contribuito al declino industriale del nostro paese spesso depredando e portando alla chiusura grandi imprese ex pubbliche privatizzate.
Operazioni opache, spesso veri e propri regali, come nel caso dell’Alfa Romeo portate avanti dai vari Prodi, D’alema, Amato, Ciampi, Draghi; scelte figlie dell’ubriacatura neoliberista ben visibile anche nelle scelte di questo governo con lo slogan “lasciar fare alle imprese” si appresta a nuove disastrose privatizzazioni; continua buttar via risorse pubbliche in incentivi alle imprese senza vincoli su produzioni e occupazione; rinuncia come i suoi predecessori, per incapacità mista a scelta politica, di fare una cosa efficace per accompagnare il settore automotive in Italia verso il futuro: costruire un piano sulla mobilità privata e pubblica, basata sui bisogni dei cittadini e sulla sostenibilità ambientale dei nuovi mezzi.
E rifiuta di fare l’unica cosa che potrebbe costringere Tavares a investire davvero nello sviluppo della produzione in Italia: l’ingresso dello stato nel capitale della multinazionale sempre meno italiana.

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro del Prc


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