Palestina: le responsabilità dell’Europa

Palestina: le responsabilità dell’Europa

A cura di Alba Vastano -

Luisa Morgantini, una vita spesa per la pace e contro ogni violenza. Una compagna di cui si va fieri, conoscendo il suo lunghissimo impegno per la difesa dei diritti umani. Un impegno senza soste e senza indugi quello di Luisa, laddove e soprattutto c’è un’umanità deprivata dei basilari diritti per la sopravvivenza e per la dignità della persona. Diritti rinnegati da troppo tempo per i soprusi dei lorsignori del potere capitalista che regnano impavidi ed impuniti in Occidente, complici dell’imperialismo Usa.

Con lei, nell’intervista che segue, ripercorriamo il lungo e doloroso calvario del popolo palestinese che a detta dei media e dei governi fascisti inizia il 7 ottobre con l’attacco di Hamas. Non è così. La storia di soprusi sul popolo palestinese risale agli albori del secolo scorso. E’ necessario fare un’opera di smaltimento severo delle fake news di cui si servono i media mainstream per generare consensi verso Israele, il cui leader Netanyahu è responsabile pienamente del genocidio che si sta perpetrando sul popolo palestinese.

Affermare che le responsabilità del conflitto in corso sono da addebitare unicamente all’attacco di Hamas , su cui di certo non volgiamo uno sguardo clemente, è rinnegare la storia precedente a quella data, facendo revisionismo tossico e strumentale, mirato a seppellire la verità.

Alba Vastano: La tua vita da attivista dei diritti umani s’intreccia da molto tempo con la storia annosa dei soprusi sul popolo palestinese. Ci racconti il tuo excursus politico e le tue personali lotte, tramite le associazioni che presiedi, per il riconoscimento dello stato della Palestina?

Luisa Morgantini: Come per molti Italiani il massacro dei profughi palestinesi dei campi di Sabra e Chatila nel settembre 82, perpetrato dai falangisti cristiani libanesi ed ovviamente sostenuto e voluto da Sharon e l’esercito israeliano che avevano occupato il Libano, mi ha posto di fronte alla questione palestinese. Fino ad allora ero stata impegnata nelle lotte anticoloniali e di liberazione, nel movimento contro l’apartheid in Sudafrica, coordinavo le attività dell’associazione ‘Amicizia e solidarietà con il Nicaragua’.

Nel settembre 82’ in Italia c’erano i campionati di calcio, io ero nella segreteria del sindacato dei metalmeccanici, la F.L.M, cosi mentre quasi tutti erano a vedere le partite, mi trovavo sola negli uffici del Sindacato ed ascoltavo le corrispondenze del giornalista Maurizio Chierici dal Libano ed inorridivo di fronte a tanta crudeltà, al massacro che avveniva nei campi profughi, e all’abbandono delle forze internazionali di donne uomini bambini,lasciate in mano alle forze di occupazione israeliane.

A.V.: Ed è in questo periodo della tua vita da attivista per la difesa dei diritti umani che prendono forma le tue attività con il sindacato, l’associazione per la pace e con Assopace Palestina?

L.M.: L’Olp con Arafat avevano accettato di lasciare il Libano con la promessa che i civili non sarebbero stati colpiti. Fu in quei giorni che scrissi la frase Vita, Terra, Libertà per il popolo palestinese. Non sapevo quasi nulla della situazione palestinese, non volevo scrivere Patria perché mi ricordava il nostro nazionalismo, e allora scrissi: terra,vita e libertà. Con quel volantino e gli adesivi con la scritta “siamo tutti palestinesi” distribuiti a migliaia come FLM sono iniziate le mie attività con il Sindacato, l’associazione per la pace e negli ultimi dieci anni con Assopace Palestina. Nel mezzo ci sono stati 10 anni come parlamentare Europea ,dove la questione palestinese è stata centrale. In tutti questi anni di attività e impegno , il diritto internazionale e il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione, cosi come la rivendicazione del riconoscimento dello Stato di Palestina sono stati l’asse portante della nostra politica e partecipiamo come Assopace Palestina alla Coalizione Assisi pace giusta, che unisce cattolici e laici, dei quali fanno parte organizzazione come la Cgil, Arci, e diversi gruppi.

Ma siamo impegnati soprattutto a far conoscere la Palestina attraverso i viaggi di conoscenza e solidarietà. Vedere con i propri occhi è fondamentale, ed è proprio con questi “viaggiatori’ che abbiamo costruito Assopace Palestina, oggi presente sul territorio nazionale. Andare lì per tornare qui ed essere messaggeri per il diritto all’ autodeterminazione del popolo palestinese e denunciare le costanti violazioni dei diritti commesse da Israele. A partire dalla colonizzazione, occupazione militare e apartheid. In tutti questi anni abbiamo portato in Italia attivisti, human rights defenders palestinesi per rompere lo stereotipo del palestinese vittima o estremista, facendo conoscere la lotta di resistenza popolare, e i milioni di Gandhi palestinesi. Ma anche a far conoscere quelle organizzazioni israeliane come BetSelem, i Combattenti per la pace, Breaking the silence, Tayush, il Parents circle e sosteniamo i giovani che si rifiutano di servire nell’esercito israeliano.

E dal 7 ottobre siamo nella piazze con i comitati che si sono formati. Facciamo iniziative con tutti quelli che si dichiarano contro il genocidio che si compie a Gaza che ha come fine la pulizia etnica dei Palestinesi, ma anche contro il piano di pulizia etnica nella Cisgiordania. Cosi come sosteniamo il Bds e la campagna di boicottaggio e disinvestimento, a partire dalla cancellazione degli accordi europei di cooperazione con Israele. E certo continuiamo a chiedere che l’Italia riconosca lo Stato di Palestina.

A.V.: Dai media e dalle comunità internazionali si leva il j’accuse assoluto contro Hamas, come se tutto avesse avuto inizio il 7 ottobre 2023. Invece?

L.M.: No, non tutto comincia il 7 ottobre. Lo ha detto perfino Guterres ed è stato attaccato da tutti coloro che hanno calpestato e buttato il diritto internazionale sotto le macerie di Gaza. I 75 anni di colonizzazione e i 57 anni di un’ occupazione militare brutale, anni e anni di assedio di Gaza, non possono essere cancellati.

Cosi come i pogrom messi in atto dai coloni, illegali, nella West Banck, case e auto bruciate, gli spari contri gli abitanti. E’ successo e continua ad accadere nel villaggio di Hawara, e l’evacuazione forzata di villaggi a Masafer Yatta e nella Valle del Giordano e la repressione ed assassini compiuti dall’esercito israeliano quotidianamente. Gli arresti, le migliaia di prigionieri palestinesi, torturati, i minori nelle carceri israeliani, giudicati da un tribunale militare, la detenzione amministrativa, nessun processo e il rinnovo anche per anni della prigionia, tutte azioni contro la legalità internazionale .

Se Hamas ha compiuto crimini dovrà essere giudicato da una commissione investigativa indipendente, che Se Hamas ha compiuto crimini dovrà essere giudicato da una commissione investigativa indipendente, che ci racconti cosa è successo il 7 ottobre. Sicuramente sono stati uccisi civili, anche la resistenza deve avere un’ etica e seguire le regole del diritto internazionale che fanno divieto di uccidere civili, un popolo occupato ha diritto alla resistenza armata ma non di attaccare i civili.

Come Assopace Palestina sosteniamo, fin dal loro inizio, i Comitati per la lotta popolare non violenta contro il muro e l’occupazione. Questo non significa non riconoscere il diritto alla resistenza armata legittimata dalla Convenzione di Ginevra. In Palestina sono molte le forme di resistenza, anche solo respirando si resiste all’occupazione militare israeliana e alla pulizia etnica, restare sulla propria terra, difenderla come fanno nei villaggi che Israele vuole evacuare, andare a scuola, fare arte. E’ resistenza.

A.V.: Quante e quali sono le responsabilità nel disconoscimento dei diritti della Palestina da parte dell’Europa?

L.M.: Immense. Si può affermare tranquillamente che l’ Unione Europea è complice di Israele nel suo perseguimento della colonizzazione e oggi del massacro o genocidio del popolo palestinese. Lo è perché pur denunciando le pratiche illegali di Israele, pur sostenendo la creazione dello Stato palestinese, sui confini della guerra di conquista israeliana nel 1967,con Gerusalemme Est capitale della Palestina, non ha mai esercitato pressioni su Israele attraverso, per esempio, sanzioni, per impedire ad Israele di costruire colonie illegali sul territorio occupato palestinese. Ne ha sempre denunciato l’illegalità reiterando che la costruzione di colonie sono un ostacolo alla pace, ma sono state parole al vento.

Basti pensare che i coloni, quando si fece l’accordo di Oslo, erano 150.000. Oggi sono più di 750.000 compresa Gerusalemme Est. L’unione europea, si è accontentata di essere un” donatore” e non un” giocatore”, come dicono con disprezzo gli Israeliani, cioè l’Unione europea ha pagato, ed è il più grande donatore, al posto di Israele che, in quanto forza occupante, secondo il diritto internazionale, avrebbe il dovere di contribuire al benestare della popolazione occupata e quindi pagare per infrastrutture, ospedali , servizi sociali. Lo facciamo noi come Unione Europea e altri Paesi. Israele continua a distruggere progetti pagati dall’ Unione Europea senza che noi ne chiediamo il rimborso. E’ dal 1980, dal Consiglio di Venezia, che l’Europa afferma il diritto del popolo palestinese ad uno Stato, ma non lo ha mai riconosciuto. Penso che sia un atto giusto denunciare gli Stati facenti parte dell’ Unione Europea alla Corte Internazionale dell’ Aja, per complicità come previsto dalla Convenzione contro il genocidio che appunto prevede che anche le parti terze posso essere giudicate se si ravvisa, di essere stati a conoscenza o aver sostenuto la parte colpevole di genocidio.

A.V.: La dimostrazione delle responsabilità dell’Europa si manifesta ancor di più con la coalizione Van der Leyen /Meloni dopo il 7 Ottobre, nel portare solidarietà a Netanyahu. Una complicità evidente a rinnegare il massacro dei Palestinesi . E’ evidente la mancata volontà di risolvere il conflitto. E’ così?

L.M.: Dopo il 7 ottobre, vi è stata la vergognosa corsa a Tel Aviv di Ursula von der Leyen e della premier Giorgia Meloni a portare la loro piena solidarietà al governo Netaniahu e il diritto all’autodifesa, quando già erano piovuto migliaia di bombe e l’assassinio di donne uomini e bambini a Gaza, in un’ operazione di punizione collettiva del popolo palestinese. Ed oggi Paesi facenti parte dell’ Unione Europea, proprio nel momento in cui le organizzazioni internazionali umanitarie denunciano oltre alle vittime, le epidemie, la fame, la mancanze di medicine, decidono di cancellare i fondi dell’Unrwa l’organizzazione che è sostegno dei profughi a Gaza ma anche in Cisgiordania, in Siria in Libano, perché Israele che da anni conduce una battaglia contro l’ Unrwa, per cancellare i profughi palestinesi, sostiene che 12 impiegati dell’ Unrwa hanno partecipato agli eventi del 7 ottobre, 12 su 13.000 lavoratori .

L’Unione Europea quindi non è in silenzio ma è complice e non basta la posizione presa da Joseph Borrel, da ultimo, che dice che Israele non può arrogarsi il diritto di dire che lo stato di Palestina non deve esistere, se non si dà seguito ad azioni concrete per fermare Israele.

Dovremmo lottare, affinché l’Europa non sia al carro degli Stati Uniti, ma sappia fare una sua politica autonoma che applichi quello che sono i valori dell’ Europa, a salvaguardia dei diritti umani e della legalità internazionale, senza i due pesi e due misure che applica con i diritti dei palestinesi.

A.V.: Guterres, Il segretario delle Nazioni Unite ha ribadito la necessità del cessate il fuoco, affermando tra le altre cose che “gli attacchi spaventosi” di Hamas “non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”. L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, ha chiesto le dimissioni di Guterres. L’Onu oggi è totalmente esautorato e così poco influente nel far rispettare i diritti internazionali riguardo i popoli oppressi?

L.M.: La reazione alle giuste posizioni di Guterrez, sono state vergognose, lo hanno criticato per dire la verità. Israele accusa l’ Onu di antisemitismo, vuole smantellare l’Unrwa. Purtroppo molti Paesi seguono “ l’ hasbara” – propaganda- israeliana. Sono lontani tempi della segreteria di Boutros Gali, con la sua agenda per la pace. L’Onu è stato esautorato non solo in questo caso, ma da ormai lunghi anni. Le guerre sono rientrate prepotentemente nelle nostre vite e nella cultura. Sono state fatte con la coalizione di diversi Paesi sia del Patto Atlantico che arabi.

Dal 1991, dopo la caduta del muro di Berlino, abbiamo pensato che finalmente sarebbe arrivata la pace, la fine della paura della bomba nucleare. Ci siamo ritrovati, invece, in un mondo unipolare dominato dagli Stati Uniti. Con la prima guerra del Golfo è iniziata la nostra discesa verso la rottura della democrazia nei nostri Paesi e l’esautoramento delle Nazioni Unite. Con le nostre guerre fatte per la democrazia abbiamo destabilizzato e distrutto i paesi del Medio-Oriente e non solo, fatto crescere il fondamentalismo , creato milioni di profughi. Il Consiglio di sicurezza dell’ Onu ha ancora il diritto di veto dei paesi facenti parte. Per anni abbiamo portato avanti con l’associazione per la pace e altre organizzazioni la campagna per l’abolizione del veto, retaggio dei risultati della seconda guerra mondiale.

Dovremmo di nuovo lanciare un movimento che rinnovi l’ Onu, togliendo il veto, e soprattutto rilanciare la lotta per il disarmo. Se si producono armi si fanno le guerre che uccidono civili e arricchiscono le imprese militari.

A.V.: Due popoli due Stati o un unico Stato Israelo-palestinese? Nel caso di uno Stato unico verrebbe meno il principio di autodeterminazione dei Palestinesi e il mancato raggiungimento di un diritto legittimo. Che ne pensi?

L.M.: Non mi appassiona la discussione uno Stato, due Stati… personalmente sogno un mondo senza Stati, senza confini, dove siano in vigore libertà, uguaglianza, democrazia reale e non solo quella rappresentata dal voto. Oggi l’imperativo è fermare il genocidio e la pulizia etnica in Palestina, imporre ad Israele il Cessate il fuoco, non armare Israele. E i movimenti della società civile, che si riversano nelle strade dopo il 7 ottobre esprimono chiaramente da che parte stanno, dalla parte del popolo palestinese che non è solo vittima, ma protagonista della sua liberazione, mentre Stati Uniti e parte dell’Europa, spero che, come parti contraenti della convenzione sul genocidio possano essere portati davanti alla Corte Internazionale di giustizia per complicità con il genocidio che sta commettendo Israele.

E vorrei proprio che il Sudafrica guidi quei paesi che non ritengono il diritto internazionale un’opzione e non usano due pesi e due misure. Possano essere una sfida al Patto Atlantico. Uno Stato, due Stati , decideranno i Palestinesi quello che vogliono e possono realizzare. Autodeterminazione per il popolo palestinese , certo… e basta che siano gli Occidentali a decidere per loro.

Alba Vastano
Giornalista. Collaboratrice redazionale del mensile Lavoro e Salute

da Lavoro e Salute

 


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