Il destino del termovalorizzatore di Roma è appeso ad una goccia…d’acqua

Il destino del termovalorizzatore di Roma è appeso ad una goccia…d’acqua

Elena Mazzoni*

Il destino del termovalorizzatore di Roma è appeso ad una goccia…d’acqua

La questione della scarsità della risorsa idrica preoccupa amministrazioni e cittadinanza dei territori dove dovrebbe sorgere il mega impianto brucia rifiuti di Gualtieri

Il 16 Novembre 2023, dopo il passaggio di fine ottobre, in cui il CdA di Acea aveva votato la proposta rimodulata del progetto, mandando a Roma Capitale il documento per le valutazioni finali, è stato pubblicato il bando di gara per il “termovalorizzatore” di Roma. Secondo il cronoprogramma, il cantiere dovrebbe iniziare entro l’autunno 2024 per finire entro il 2026, mentre i termini di scadenza del bando sono fissati per il 18 maggio 2024 e l’apertura delle offerte per il 20 maggio 2024 alle ore 10:00. Il bando di gara è arrivato in enorme ritardo, con costi per la realizzazione del progetto lievitati stratosfericamente dai 700 milioni di euro stimati all’inizio, a cui andavano comunque aggiunti i fondi per i cosiddetti impianti ancillari connessi, ad esempio cattura dell’anidride carbonica e recupero di materia dalle ceneri pesanti, a 7.432.700.000,00.

Ricordiamo tutt* che ACEA, la multiutility partecipata dal Campidoglio al 51%, è a capo dell’associazione temporanea di imprese, che coinvolge anche Hitachi Zosen Inova, Vianini Lavori e Suez, è stata l’unica a partecipare alla manifestazione di interesse lanciata dal Commissario Gualtieri per il progetto e che da un anno e mezzo circa, quindi ben prima che venisse pubblicato il bando, è stata incoronata a mezzo stampa dallo stesso sindaco, come probabile vincitrice del bando stesso e che l’attuale amministratore delegato è stato nominato con un blitz dal sindaco, prima della scadenza del mandato del suo predecessore, al solo scopo di curare la realizzazione del nuovo termovalorizzatore di Roma.

Contro questa anomalia hanno presentato un nuovo ricorso al Tar del Lazio, contro Roma Capitale e la Rete temporanea di Imprese capitanate da ACEA Ambiente srl, i comuni di Ardea, Pomezia, Marino ed Ariccia, per eccesso di potere, illogicità, irragionevolezza, abnormità, arbitrarietà, difetto/erroneità di motivazione, contraddittorietà, difetto ed erroneità dell’istruttoria, violazione e falsa applicazione dl 50/2022 e dell’art. 1/421 e ss l.234/2021 e violazione del principio di ragionevolezza e di proporzionalità.

Inoltre, nella relazione che accompagna il ricorso, si fa presente che le criticità ambientali connesse con l’impianto sono essenzialmente riconducibili ad impatti sulla componente aria (emissioni odorigene ed emissioni in atmosfera convogliate e diffuse), componente acque sotterranee (gestione delle acque di processo) e suolo (gestione dei conferimenti e stoccaggi dei rifiuti) che inevitabilmente potrebbero ripercuotersi sui territori e la cittadinanza.

Soprattutto la componente relativa all’impatto sulla risorsa idrica, già scarseggiante anche a causa della crisi climatica, è quella più critica, in un quadro di realtà che vede il prosciugamento dei laghi, non solo Albano ma anche Bracciano. Infatti dal 2020 una buona parte dell’acqua che i cittadini dei comuni di Castel Gandolfo, Albano e Ariccia bevono viene prelevata direttamente dal lago di Albano o, per meglio dire, dal pozzo Acea ‘Sforza Cesarini’ situato a ridosso del bacino lacustre, a pochi metri dalle sue sponde, che preleva, 24 ore su 24, 300 litri d’acqua circa al secondo.

Sul lago di Bracciano le responsabilità di ACEA sono ancora più nette, con 8 ex dirigenti di Acea Ato 2 accusati di captazione in esubero colposo dell’acqua del lago per sopperire alla crisi idrica di Roma. La captazione dell’acqua sarebbe avvenuta senza titolo concessionario e con questa azione l’ecosistema dell’area naturale protetta è stato irreversibilmente alterato e per questo sono stati rinviati a giudizio dal Gup del Tribunale di Civitavecchia nel maggio 2023.

Quindi ACEA ATO 2, mentre da un lato dichiara che la rete perde ancora il 39% dell’acqua immessa, nega l’acqua a chi vive a S. Palomba, Borgo Sorano, Villaggio Ardeatio da circa 30 anni, proprio lì vuole costruire un impianto che consumerà molta più acqua di tutte le famiglie alle quali viene negata. Anche per questo, domenica 4 febbraio alle 10.00, varie realtà ambientaliste e sociali, si ritroveranno per una passeggiata di protesta in difesa dei laghi dei Castelli Romani, accompagnate da esperti che illustreranno i problemi idrici ed ecologici dei bacini.

La Rete Tutela Roma Sud, una delle varie realtà di comitati ed associazioni che da anni sollevano criticità, in totale assenza di dibattito pubblico, ha evidenziato anche la questione mobilità, su una rete stradale già satura, l’Ardeatina, che, con oltre 150 camion in più ogni giorno, verrà messa in ginocchio.

Insomma, in mezzo ad impianti in fiamme, camion pieni di rifiuti che vanno a fuoco sul Gra, silenzi, ritardi, informazioni praticamente nulle, confronti mancati e tanta mobilitazione civica e delle amministrazioni locali, il destino del termovalorizzatore di Roma, mai come in questo momento, è appeso a un filo.

Si attende infatti il parere del Consiglio di Stato, chiamato anch’esso a pronunciarsi sul ricorso presentato, tra gli altri, dal comune di Albano Laziale.

E chissà se, prima di allora, il Sindaco Gualtieri accetterà un confronto con cittadinanza ed associazioni…chissà…la speranza, si sa, è l’ultima a morire.

 

E la canzone dell’acqua

è una cosa eterna.

È la linfa profonda

che fa maturare i campi.

È sangue di poeti

che lasciano smarrire

le loro anime neri sentieri

della natura.

Che armonia spande

sgorgando dalla roccia!

 

F. G. Lorca

 

Responsabile nazionale ambiente, PRC-S.E. da https://www.huffingtonpost.it/


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