Rifondazione: Immigrazione: il click day ovvero la sagra del lavoro nero

Rifondazione: Immigrazione: il click day ovvero la sagra del lavoro nero

Queste righe giungeranno quando il misfatto sarà compiuto. Come quasi ogni anno il governo di turno stabilisce infatti un giorno in cui, varato il cosiddetto decreto flussi, i datori di lavoro potranno assumere persone, ufficialmente non presenti in Italia, in base a quote definite sui lavori da svolgere e sui paesi di provenienza. “Ufficialmente” perché molte delle persone che potrebbero essere assunte vivono infatti già in Italia e lavorano al nero ma devono attendere tale procedura per agognare alla regolarizzazione. E va anche detto, nonostante le infinite critiche da fare al governo attuale, che almeno il numero dei “posti disponibili” è stato aumentato e che finalmente si prova a prevedere una programmazione triennale degli ingressi. Nonostante ciò, queste modalità di incontro fra domanda e offerta di lavoro restano una truffa di cui pagano le spese le lavoratrici, i lavoratori e l’intera collettività. Gli imprenditori hanno richiesto nei diversi comparti 600 mila persone, il governo ne concederà 136 mila in gran parte con permessi stagionali che eventualmente potranno essere convertiti. Le/gli altre/i? Continueranno ad entrare o a restare in Italia, vivendo senza diritti, alimentando l’economia sommersa, non potendo nemmeno contribuire alle entrate fiscali. La regolazione delle migrazioni incentrata sul mercato del lavoro di per sé rappresenta un fallimento dello Stato, un abiurare ai propri ruoli lasciando che sia il mercato a decidere della vita di esseri umani. E se di più neanche questa opportunità è garantita al punto che ogni anno, in pochi minuti, si gioca una sorta di lotteria – i primi che inseriscono correttamente le domande di ingresso sono i soli ad entrare, da cui il termine “click day” – in cui se si perde si dovrà passare almeno un altro anno prima di poter riprovare, restando nel frattempo sfruttati e a rischio di espulsione,

Rifondazione lo dice da sempre: queste modalità sono vere e proprie fabbriche di lavoro nero. Chi vorrà affrontare questo tema rinunciando ai roboanti proclami di chiusura delle frontiere?

Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Stefano Galieni, responsabile immigrazione Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, Coordinamento Unione Popolare


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