Scuola: nuovo anno, nuovi problemi

Scuola: nuovo anno, nuovi problemi

Loredana Fraleone*

 

Sta iniziando un nuovo anno scolastico e il termine “nuovo” ha solo un portato negativo. Niente risorse destinate ai bisogni reali, da quelli per il risanamento degli edifici agli insegnanti necessari per il recupero dell’abbandono scolastico, sul quale c’è stata un po’ di attenzione solo per i recenti gravi episodi di cronaca, che hanno interessato adolescenti in età scolare. Niente abolizione delle classi pollaio, né laboratori per discipline che non riguardino la digitalizzazione, è solo per questa, infatti, che arrivano tanti soldi dal PNRR per le scuole.

Prosegue il processo di militarizzazione persino con la proposta di zaini promozionali di Esercito, Alpini e Brigata Folgore da parte di “Giochi Preziosi”, per fortuna ritirata dopo proteste, la denuncia de “Il Fatto quotidiano” e il timore di un boomerang commerciale per l’impresa in questione.

Prosegue la fusione di scuole, dopo che l’attuale governo ha ulteriormente innalzato il numero di alunni/e necessari perché un’istituzione rimanga in piedi.

Prosegue l’umiliazione di un’intera categoria privata, come le altre del resto, di una giusta retribuzione, che ha visto ampliare costantemente il divario con i/le colleghi/e del resto d’Europa.

Prosegue il massiccio impiego di precari/ie a copertura delle necessità reali di personale, che vive un vero e proprio percorso ad ostacoli per il raggiungimento dell’assunzione a tempo indeterminato.

Prosegue, a fronte di una situazione sociale che riversa sulle scuole sempre maggiori difficoltà e compiti, la mancanza dell’affiancamento di operatori socio-sanitari ridotti nel numero e nei profili previsti dalle norme.

Il nuovo che avanza è la creazione di figure, come i tutor, che nelle scuole superiori dovrebbero far “recuperare i deficit e valorizzare i talenti”, come se questi fossero problemi non più di competenza dei consigli di classe, cioè del lavoro collegiale, ma appannaggio di “esperti” con appena 20 ore di formazione.

La funzione docente viene così sempre di più svuotata, dalla valutazione eterodiretta dall’INVALSI, che detta ormai anche i contenuti sempre più nozionistici e da figure singole che assumono i compiti di competenza collegiale.

Resistere ad un impianto culturale addestrativo, utilizzando la “libertà d’insegnamento” e anche a tutta la frantumazione, funzionale alla gerarchizzazione del personale e al suo sostanziale controllo, si può. È necessario aprire subito una grande discussione per definire come utilizzare tutti quei sassolini che possono bloccare l’ingranaggio.

 

* Responsabile Scuola Rifondazione Comunista/SE


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