Rifondazione: l’hotspot di Lampedusa è la fotografia del fallimento dei postfascisti al governo

Rifondazione: l’hotspot di Lampedusa è la fotografia del fallimento dei postfascisti al governo

Il numero di persone approdate a Lampedusa, in fuga soprattutto dal regime tunisino, con cui l’UE e l’Italia hanno stretto accordi scellerati, ha abbondantemente superato quello degli abitanti dell’isola delle Pelagie. Oltre 6000 persone ammassate in uno spazio pensato per 400, nessuna capacità o volontà di garantire un trasferimento di chi è arrivato, nel resto della penisola, il sistema colabrodo di accoglienza al disastro. Non dipende dall’emergenza degli arrivi ma dalla totale inadeguatezza di chi deve gestire una questione sociale e preferisce accentuare la disperazione e la repulsione verso chi emigra, trattando il tutto come mero problema di ordine pubblico. Oggi, più che in passato, l’Italia è isolata tanto in Europa che nel Mediterraneo, obbedisce agli ordini guerrafondai imposti dalla NATO anche a costo di non risolvere i problemi generati dalla scelta del proibizionismo securitario e crudele. Le immagini giunte hanno confermato ciò che in molti sapevano, si gettano bottiglie d’acqua fra i rinchiusi nell’hotspot generando risse e disperazione fra chi ha sete. Immagini che rimandano allo stadio di Bari in cui, oltre 30 anni fa, vennero rinchiusi i profughi albanesi. Si cerca consenso becero criminalizzando chi prova a raggiungere l’Italia mentre diminuiscono gli interventi di soccorso in mare e cresce, giorno dopo giorno, la fossa comune chiamata Mediterraneo. Fra poche settimane, il 3 ottobre, saranno trascorsi 10 anni dalla strage di Lampedusa, dove i morti accertati, a poche miglia dalla riva, furono 368. Oggi ci sarebbe bisogno di una missione di soccorso in mare condotta dall’UE, servirebbe cooperazione con gli stati rivieraschi, apertura di ampi canali di ingresso legale in Europa, abrogazione degli accordi e dei memorandum con i dittatori che usano le persone in fuga come merce di scambio. Si preferiscono provvedimenti di polizia, si ipotizzano forme di rimpatrio che violano ogni convenzione internazionale, si colpisce chi ha ancora come obiettivo quello di salvare vite. Lo fa Giorgia Meloni oggi come lo hanno fatto i governi Gentiloni, Conte e Draghi, senza soluzione di continuità, solo in maniera più rumorosa in vista della campagna elettorale per le europee.

Discuteremo di un’alternativa alle politiche xenofobe nell’incontro antirazzista che si terrà sabato 23 settembre, alle ore 11, alla festa nazionale di Rifondazione a Bologna.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Stefano Galieni, responsabile immigrazione, Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea, Coordinamento Unione Popolare


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