Trieste: anche il bagno in mare deve essere espressione della “identità italiana”?

Trieste: anche il bagno in mare deve essere espressione della “identità italiana”?

 

Gianluca Paciucci*

Su quanto accaduto il 13 agosto al Lido Pedocin, Il Piccolo ha titolato: ” ‘Sommossa’ islamofoba al lido per sole donne. Urlano alle musulmane ‘Toglietevi i vestiti, se volete fare il bagno’ “. Un titolo forte e che ci preoccupa ma che, crediamo, fotografi correttamente quanto successo. Si è trattato di un pesante intervento di intimidazione da parte di alcune donne, supponiamo italiane, contro altre donne, forse anche italiane (e poco importa, qui) ma di cultura diversa da quella maggioritaria. Fortunatamente si segnala anche l’intervento di altre donne in difesa delle bagnanti che non intendevano ‘spogliarsi’, e certo men che mai ubbidire a un ‘urlo’ rozzo. Su come si intende fare il bagno in luoghi pubblici è inutile discutere e solo un fanatismo penetrato nelle menti più retrive può farlo diventare un atto da vietare. Quindi occorre respingere le pretese normative, in questo e in altri campi, di sindaci inadeguati  e di una (piccola) parte di popolazione. Nemmeno più sorprendono le dichiarazioni di Dipiazza: “Chi arriva qui rispetti le nostre abitudini”. Rispettare le leggi dello Stato, dalla Costituzione in giù, certo, ma non ordinanze estemporanee la cui incostituzionalità è certa. E poi, di quali abitudini, di quali valori parla il sindaco Dipiazza? Di quelli da lui espressi in recenti dichiarazioni (sulla disabilità, sull’uso delle armi, sulla povertà, etc.)? Sono queste le abitudini e i valori dell’Occidente? O sono piuttosto quelli della solidarietà e della convivenza anche tra diverse/i, come noi crediamo? Non è “relativismo culturale”, il nostro, e la libertà delle donne e la laicità sono valori fondanti (valga anche per le pretese delle nostre tradizioni culturali e di ogni chiesa, moschea, sinagoga), ma è chiaro rifiuto di uno Stato etico basato sulla discriminazione.

*PRC-Trieste


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