Alluvione e salario minimo. Documento approvato dalla Direzione nazionale

Alluvione e salario minimo. Documento approvato dalla Direzione nazionale

La Direzione nazionale esprime il cordoglio ai familiari delle vittime e la solidarietà alle popolazioni colpite dall’alluvione a nome di tutte le compagne e i compagni del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea.

L’alluvione in Emilia -Romagna dimostra per l’ennesima volta la gravità della crisi climatica, le conseguenze della cementificazione dei suoli e della mancata cura del territorio come bene comune.

Da anni proponiamo un piano nazionale per la manutenzione del territorio e la riconversione ecologica dell’economia, lo stop al consumo di suolo, la riforma urbanistica, il piano di adattamento al cambiamento climatico, il rilancio del pubblico e assunzioni per enti locali, risorse per il governo del territorio.

Possiamo rivendicare una coerente battaglia a livello nazionale e regionale su questi temi. I dati sul consumo di suolo della Regione Emilia Romagna confermano la difficilissima battaglia che abbiamo condotto alle ultime elezioni regionali quando il resto della sinistra e anche ampi settori di movimento decisero di appoggiare Bonaccini senza neanche chiedere il ritiro di una vergognosa legge urbanistica.

Respingiamo il tentativo in corso da parte del governo e del partito trasversale degli affari di attribuire agli ambientalisti la responsabilità per l’impatto così devastante dell’alluvione. Si tratta di un’operazione volta da un lato a evitare che sotto accusa finisca il modello neoliberista di saccheggio del territorio e dall’altro a rilanciare progetti e grandi opere per fare affari anche sulla tragedia che ha colpito le popolazioni.

Come Rifondazione Comunista e Unione Popolare dobbiamo sviluppare, coinvolgendo il più vasto arco di competenze e il mondo ambientalista, una contronarrazione e rilanciare la rivendicazione di una svolta sui temi dell’ecologia e del governo del territorio. In tal senso assume centralità il rilancio del tema dello stop del consumo di suolo su cui può essere ripresa la proposta di legge di Eddyburg del 2013 e riproposta come lip su cui coinvolgere un vasto movimento.

La situazione drammatica che stanno vivendo le popolazioni impone il massimo impegno del partito, in collaborazione con le Brigate di Solidarietà Attiva, per affrontare l’emergenza secondo gli orientamenti già concordati con il regionale dell’Emilia Romagna con l’organizzazione dell’intervento diretto di compagne e compagni e la raccolta fondi. Il soccorso alle popolazioni dell’Emilia-Romagna è terreno prioritario per il nostro che vuole essere un partito sociale, espressione e organizzazione delle classi subalterne. Nella nostra tradizione il “far da sè solidaristico” – come racconta la storia del socialismo e del comunismo romagnolo – è elemento costitutivo della ri-soggettivazione politica autonoma delle classi popolari.  

Proprio la vicenda dell’Emilia Romagna conferma la necessità di un rilancio del progetto di Unione Popolare come spazio politico aperto con un programma e una continuità di iniziativa per la pace, la giustizia sociale e ambientale.  

I risultati del primo turno delle elezioni ammnistrative forniscono un quadro troppo frammentato per trarne giudizi generali. Certo emerge che il progetto di Unione Popolare è ancora tutto da costruire dopo lunghi mesi di confronto tra le formazioni promotrici, un progetto alternativo ai poli neoliberisti e guerrafondai esistenti su cui dobbiamo concentrare le forze. E’ evidente che laddove sono consolidate esperienze larghe e radicate di alternativa si è riusciti a ottenere buoni risultati, ma il quadro complessivo è quello di debolezza dei tentativi di costruire liste/coalizioni alternative.

La costruzione di uno schieramento popolare antiliberista, anticapitalista, ambientalista, pacifista e femminista implica lo sviluppo del progetto di Unione Popolare come spazio politico aperto, non autoreferenziale e capace di interloquire con tutte le soggettività critiche e di movimento e di presentarsi come proposta utile alla costruzione dell’opposizione al governo delle destre e alla difesa delle classi popolari.

Il prossimo avvio delle adesioni individuali a Unione Popolare sulla base di un “manifesto” e del programma apre una fase costituente di partecipazione e costruzione dal basso di Unione Popolare. Proponiamo che prima dell’estate si organizzi un incontro di massa di lancio del processo costituente di Unione popolare in cui si presenti il manifesto politico, si lanci la campagna di adesioni individuali, le campagne di lavoro di massa e nel contempo si ponga alla discussione di tutti i compagni e le compagne una bozza di statuto di UP e il programma di UP. Il programma va ridefinito e approfondito in cui alcuni nodi, tanto di contenuto quanto di approccio “bianco e maschio”, dentro il percorso. Il percorso, agito in tutti i territori e con una discussione di massa, dovrebbe portare entro fine ottobre all’assemblea nazionale con l’approvazione dello statuto di UP, la votazione degli organismi dirigenti, l’approvazione del programma di UP.

La campagna di raccolta firme per la legge di iniziativa popolare per il salario minimo, che partirà il prossimo 2 giugno, costituisce un terreno di iniziativa prioritario su cui il nostro partito e Unione Popolare sono chiamati al massimo impegno nei prossimi mesi. La nostra proposta di un salario minimo di 10 euro agganciato all’inflazione è una risposta concreta alla vergogna dei salari da fame e può consentire di incontrare nel lavoro di massa consistenti settori di classe lavoratrice e anche di nuove generazioni. Come Rifondazione Comunista intendiamo promuovere una lip per la reintroduzione della scala mobile come proposta di ricomposizione del complesso della classe lavoratrice di fronte all’attacco dell’inflazione. Su questa proposta va costruito uno schieramento largo di sostegno e mobilitazione.

La questione salariale è correlata alla mobilitazione per la difesa e l’estensione del reddito di cittadinanza e per questo parteciperemo alla manifestazione del 27 maggio a Roma promossa dalla campagna “Ci vuole un reddito” e abbiamo aderito all’agenda sociale proposta dalla Rete dei Numeri Pari.

La raccolta firme sul salario minimo e i relativi banchetti va accompagnata a quella per i referendum contro la guerra a cui abbiamo aderito e a quella per le lip “riprendiamoci il comune”.

Lo sviluppo del movimento per la pace rimane impegno centrale di fronte al proseguire del conflitto e il nostro no alla guerra deve attraversare tutte le nostre iniziative. Lavoriamo per nuove iniziative di mobilitazione per contrastare l’escalation e le scelte sciagurate del partito unico della guerra. In tale direzione giudichiamo molto positivamente la convocazione da parte del Movimento NoBase di Coltano di un’assemblea nazionale pacifista a Pisa per il prossimo 4 giugno e daremo il nostro contributo.

La nostra campagna sociale e per la pace va coniugata con la mobilitazione antifascista e per il no all’autonomia differenziata e al presidenzialismo.

Solo un antifascismo popolare può contrastare efficacemente il disegno della destra di stravolgimento della Costituzione.

La Direzione nazionale impegna tutto il partito nella raccolta firme per il salario minimo e le altre campagne citate, per la solidarietà alle popolazioni dell’Emilia Romagna.

 

Documento approvato all’unanimità dalla direzione nazionale, 24 maggio 2023

 

 

 

 


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