La crisi democratica in Spagna che l’Unione Europea fa finta di non vedere

La crisi democratica in Spagna che l’Unione Europea fa finta di non vedere

di Ramon Mantovani -

Sono ormai abbondantemente passati i 60 giorni che il governo spagnolo aveva per rispondere alle denunce fatte all’ONU dalla Segretaria Generale di Esquerra Republicana de Catalunya (ERC) Marta Rovira, che si trova in esilio dal 2017 in Svizzera. Ma alla sollecitazione di ben 5 relatori delle Nazioni Unite inviata l’8 febbraio 2023 il governo non ha risposto, né sembra abbia intenzione di farlo.

Che il governo spagnolo non degni di una risposta i relatori ONU sulla libertà di riunione e di associazione, sulla libertà di opinione e di espressione, sull’indipendenza di magistrati e avvocati (che si pronuncia per la prima volta sul caso catalano), sui diritti umani e libertà fondamentali e il gruppo di lavoro sulle detenzioni arbitrarie, che si sono limitati a trasmettere al governo spagnolo le denunce di ERC chiedendo se rispondono al vero e di prendere eventualmente gli adeguati provvedimenti, è allo stesso tempo segno di un profondo imbarazzo e di una notevole arroganza. Del resto la stessa cosa è successa nel corso degli anni per prese di posizione del Segretario Generale del Consiglio d’Europa, dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e di numerosi organismi e associazioni di giuristi, a cominciare da Amnesty International. Per non parlare dei rovesci giudiziari sulle richieste di estradizione degli esuli catalani in diversi tribunali europei.
Ormai è evidente che il conflitto politico fra Catalunya e Regno di Spagna non è stato affatto risolto con la Grazia concessa dal governo ad alcuni dirigenti del movimento indipendentista catalano e con il riconoscimento della natura politica del conflitto stesso.

Oltre alle centinaia di procedimenti penali ancora aperti contro dirigenti e militanti indipendentisti, negli ultimi tempi sono venute alla luce ufficialmente, e sono in corso indagini e processi, le manovre clandestine ed illegali di apparati di polizia, di magistrati e di ministri del PP per istruire processi su indizi e prove false contro esponenti indipendentisti catalani e contro Podemos. È appurato che decine e decine di deputati, membri del governo catalano, e dirigenti dei partiti ERC, Junts per Catalunya e CUP sono stati spiati illegalmente intercettando le loro comunicazioni e scaricando i materiali contenuti nei loro telefoni cellulari.

È palese l’attacco che i vertici della magistratura spagnola (che l’ostruzionismo del Partito Popolare impedisce da più di 4 anni di rinnovare) hanno sferrato contro il governo PSOE-Unidas Podemos, con dichiarazioni ostili ed esplicite ad altri provvedimenti oltre a quelli di Grazia, come la riforma del codice penale e l’eliminazione del reato di sedizione. È altrettanto evidente il crescente distanziamento del sistema giudiziario spagnolo dagli standard minimamente democratici e garantisti dell’Unione Europea. Basti pensare al fatto che ci sono eurodeputati catalani, le cui estradizioni sono state negate da Gran Bretagna, Belgio, Germania ed Italia, che sono in carica solo grazie ad una decisione europea in quanto lo stato spagnolo non li riconosceva come tali, perché non si erano recati presso la Giunta Elettorale Centrale a Madrid a giurare sulla Costituzione Spagnola, e ai quali sul territorio spagnolo non riconosce l’immunità parlamentare.

Purtroppo le massime autorità dell’Unione Europea e dello stesso Parlamento Europeo fanno semplicemente finta di non accorgersi dell’esistenza dell’enorme e crescente problema democratico in Spagna. Nessuno ha mai chiesto alla Commissione, al Parlamento o ai singoli stati membri di ingerirsi negli affari interni dello stato spagnolo prendendo partito sulle questioni della natura plurinazionale dello stato e del diritto all’autodeterminazione. Ma l’aspirazione all’autodeterminazione del popolo catalano, sostenuta ai tempi della redazione della Costituzione dal PSOE e dal PCE, oltre che da tutti i partiti baschi e catalani ed osteggiata solo dal Segretario della Falange Adolfo Suarez e dai ministri dei governi dittatoriali di Franco, e comunque totalmente legittima anche dal punto di vista legale non può essere impunemente repressa con violenza da forze dell’ordine mai riformate ed epurate dei torturatori ed assassini franchisti e da vertici giudiziari disposti a saltare a piè pari la legalità e il rispetto dei diritti fondamentali, in nome della “sacra unità della patria” considerata bene superiore a qualsiasi garanzia democratica.

È veramente un male per la Spagna, ancora prima che per la Catalunya e il Paese Basco, che il PSOE e il suo partito catalano federato PSC, abbiano abbandonato l’idea di una Repubblica Federale plurinazionale con riconoscimento del diritto all’autodeterminazione per catalani, baschi e galiziani, che avevano storicamente sempre sostenuto, per diventare strenui difensori di una monarchia corrotta imposta dal dittatore nel 1975, per aver avallato la repressione e per proporre oggi, invece che la continuazione del negoziato con il governo catalano, di considerare chiuso il conflitto politico.

Il movimento indipendentista, profondamente diviso sulla ricerca di una soluzione negoziata di referendum concordato sul modello canadese come propone ERC o sulla ricerca dello scontro politico ed istituzionale continuo con lo stato spagnolo come propongono JUNS per Catalunya e la CUP, per quanto in difficoltà è più vivo che mai.
I nodi si scioglieranno solo dopo le prossime elezioni politiche, che probabilmente si svolgeranno dopo la fine del semestre di Presidenza spagnola della UE, e cioè nei primi mesi del 2024. Un nuovo governo di coalizione del Psoe con le forze alla sua sinistra e con il sostegno indispensabile degli indipendentisti catalani di ERC e dei baschi di Bildu non potrebbe più temporeggiare. Dovrebbe negoziare sul serio e fronteggiare con decisione le reazioni dello stato profondo spagnolo. Un governo del PP con i postfranchisti di VOX (fra i quali sulla questione catalana non c’è la minima differenza) o anche un improbabile ma non impossibile governo PSOE-PP precipiterebbero la Spagna in una situazione di ancor più gravi arretramenti democratici e di fortissime tensioni sociali. Comunque vadano le cose su tutto questo in Europa bisognerà mobilitarsi per impedire che si continui a far finta di niente.


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