RIFONDAZIONE COMUNISTA: DALLA SENTENZA DI MILANO CONTRO SALARI INCOSTITUZIONALI UNA SPINTA PER LA LOTTA CONTRO IL LAVORO POVERO E IL SALARIO MINIMO

RIFONDAZIONE COMUNISTA: DALLA SENTENZA DI MILANO CONTRO SALARI INCOSTITUZIONALI UNA SPINTA PER LA LOTTA CONTRO IL LAVORO POVERO E IL SALARIO MINIMO

 

 Antonello Patta*

Il salario di milioni di lavoratori italiani è da fame e per questo contrario al dettato della Costituzione che all’art. 36 prescrive che: “il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Lo sapevamo noi e lo sapevano anche i sindacati, gialli ma non solo, che firmano contratti con paghe offensive della dignità delle persone.
Ora lo ha stabilito un giudice del lavoro di Milano accogliendo il ricorso di una lavoratrice veneta sostenuta da Adl Cobas e difesa dagli avvocati Giorgia D’Andrea e Giacomo Gianolla.
La sentenza, che  possiamo definire storica, ha condannato l’azienda, una importante società della vigilanza privata, che applicando un contratto di settore regolarmente sottoscritto pagava uno stipendio mensile di 930 euro mensili lordi circa 640 netti corrispondenti  a una paga oraria netta di 3,96 euro; tra le motivazioni oltre  all’incostituzionalità l’essere la paga più bassa del reddito di cittadinanza e della cassa integrazione.
Con la sentenza in favore della lavoratrice, il giudice Tullio Perillo, ha condannato l’azienda a pagare un risarcimento di 372 euro lordi in più per ogni mese (oltre 6.700 in totale), ovvero il differenziale tra la paga versata e quella prevista per un servizio di portierato.
La sentenza costituisce  un precedente importantissimo  aprendo la strada a tanti ricorsi quanti sono le lavoratrici e i lavoratori costretti a lavorare 8, 10 e perfino 12 ore per salari così bassi da rappresentare uno sfregio per la dignità della persona.

Rappresenta un monito verso tutti quei sindacati gialli che firmano contratti che prevedono paghe di 3, 4, 5 euro all’ora e ancor più per gli altri sindacati che hanno firmato come quello in questione nella causa menzionata.
E’ una spinta per una sinistra degna di questo nome all’impegno per il   rilancio delle lotte sul salario e  per una legge sul salario minimo che finalmente mettano fine al dramma del lavoro povero che in Italia riguarda  un terzo  delle lavoratrici e dei lavoratori italiani

*responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea


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