Gianni Minà era comunista

Gianni Minà era comunista

Riprendiamo dalla pagina Facebook di Claudio Sabelli Fioretti questo ricordo di Gianni Minà.

Ora che ricordi e commemorazioni stanno pian piano scemando, ora che social e giornali non sono più pieni di amici che ricordano Gianni Minà, di foto che li ritraggono in intimità con il famoso giornalista, di dichiarazioni di affetto e di amicizia, ora che posso prendere le distanze da tutto ciò, ora lo dico: conoscevo Gianni Minà. Anzi, dirò di più, era amico di mio padre e faceva il filo a mia sorella. Sessanta anni fa. Insieme facemmo un viaggio, indovinate dove? A Cuba! Trenta anni fa. Poi, venti anni fa, lo invitai a Lavarone, a parlare della sua nuova rivista, “Latino-America”.

Lui venne senza Sergio Leone, senza De Niro, senza Cassius Clay, senza Gabriel Garcia Marquez. Era la fine di agosto, io avevo paura che non sarebbe venuto nessuno ad ascoltarlo. Glielo dissi. Lui mi disse: “Tranquillo, riempiremo la sala”. Ed infatti la sala del Centro dei Congressi di Lavarone, famosa per essersi riempita fino ad allora, per i Convegni della Sinistra Democristiana, era colma. Lo stesso giorno uscì sull’”Adige” l’intervista che gli avevo fatto al telefono. Incredibile. L’intervista sembra fatta ieri. Non è cambiato nulla nel mondo.
Primo esempio: “La televisione pubblica è appiattita su quella commerciale e diffonde l’immagine di un mondo fasullo fatto più di spot che di realtà”.

Secondo esempio: “Quando qualche volta la Tv diffonde le immagini dei bambini-soldato della Sierra Leone, le manda giusto per un minuto, con un commento retorico in cui non spiega perché quei bambini combattono con armi ultramoderne mandate dai Paesi del Nord del mondo. E non spiega che quella guerra, che si fa per i diamanti, è di fatto una guerra per commissione. I Paesi africani che si fanno la guerra, sono in realtà sponsorizzati da Paesi europei che si combattono attraverso di loro. Ci viene detto che sono popoli bellicosi.

Non è vero. La loro instabilità non è retaggio tribale: è causata dagli interessi delle nazioni cosiddette “civili”.
Terzo esempio: “Bisogna ripartire più equamente la ricchezza. Non solo perché è giusto, ma anche perché è conveniente. E’ legittima difesa. La giustizia sociale garantisce la pace. Altrimenti entro cinque anni orde di gente affamata invaderanno i Paesi ricchi. E non ci saranno leggi che potranno impedirlo”.

Quarto esempio: “Vedo violazione dei diritti umani anche in organismi come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario. Spesso le loro decisioni causano migliaia di bambini morti per fame. Le loro ricette economiche imposte ai Paesi in via di sviluppo sono dei disastri umani e ambientali”
Quinto esempio: “Il mondo, visto da Sud, è diverso da quello che vediamo noi da Nord. Basti pensare che quello che da noi è un povero, da loro è considerato ricco”.
Perché diceva queste cose? Perché era comunista, alla faccia di coloro che oggi lo insultano dicendo che era amico di Fidel Castro. Di chi doveva essere amico, di Pinochet?

E se poi volete leggere l’intervista integrale, ma in fondo non ce ne è bisogno, l’indirizzo è questo.

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