Citto Maselli. Un maestro per cui il comunismo era “l’eccedenza”

Citto Maselli. Un maestro per cui il comunismo era “l’eccedenza”

di Giovanni Russo Spena

Sono addolorato per la morte di Citto Maselli, il compagno di partito a me più caro. Uno dei miei maestri. Un militante comunista di straordinario rilievo e spessore, eppure umile.

Continuava a formare ragazze e giovani di Rifondazione Comunista, ad organizzare l’intellettualità realmente democratica. Il coordinamento dei grandi registi che Citto mise insieme per testimoniare, in un film documentario, le giornate di Genova 2001, la bellezza del movimento, ma soprattutto la brutalità poliziesca e la regressione democratica fu opera di reale alternativa artistica.

Citto, infatti, è stato un vero partigiano della Costituzione. Un fondatore della Repubblica democratica, ma anche un fondatore della sinistra anticapitalista. Non accettò lo scioglimento del PCI perché riteneva che quell’atto significava l’abbandono definitivo della strategia anticapitalista che, nel bene e nel male, il Pci rappresentava tra le masse.

Scelse subito di costruire Rifondazione Comunista. Lì ci incontrammo. Io provenivo dalla Nuova Sinistra. Mai avevo militato nel Pci, né mai lo avevo votato. Ma riuscimmo subito a confrontarci, a lavorare insieme, a “meticciare” culture pur diverse. E, in questi mesi, continuavamo a lavorare per la costruzione di Unione Popolare.

Citto era, per me, l’incarnazione dell’”intellettuale organico” gramsciano, il nesso tra intellettuali e classe operaia intellettuali e partito, intellettualità e politica. Citto era un comunista garantista e libertario. Citto ci ha insegnato che marxismo e comunismo vanno sempre declinati al plurale. Soprattutto ora che ci inoltriamo nel “mare in subbuglio del capitalismo in via di mutazione”.

Citto viveva la politica dentro la contraddizione capitale/ lavoro, capitale /vita, con la capacità di proiettare le sofferenze proletarie, lo sfruttamento dentro i punti di vista, la visione del mondo anticapitalista.

Il comunismo, nella visione artistica di Citto, è il nome di questa eccedenza. La quale, nonostante tutto, continua a far paura. Citto ha parlato con l’arte, con il simbolico. E’ importante , soprattutto per ragazze e giovani, perché il simbolico è, purtroppo, oggi sequestrato dalle due destre, quella postfascista e quella liberista. Citto, con i suoi film ideologici e sociali: chi sono oggi le comuniste e i comunisti?

Agli inizi della controrivoluzione neoliberale, mentre schiacciava i minatori ed i sindacalisti inglesi, Margaret Tacher ripeteva: ” non esiste la società, esistono solo gli individui”. Citto ci dice: ” facciamola finita con l’individualismo competitivo”.

Il nostro comunismo è affermazione del carattere irriducibilmente sociale dell’individuo. Dando ragione al giovane Marx: ” la soppressione della proprietà privata rappresenta la completa emancipazione di tutti i sensi”. La conquista di nuovi modi di sentire accompagna ogni processo di liberazione. E’ utopia? Ma Citto ci dice che è necessario ricercare, ancora ricercare. Anche nel suo nome continueremo a dare il nostro assalto al cielo.

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L’ultimo saluto al compagno Citto Maselli giovedì 23 marzo, dalle ore 10 alle 13, Sala della Protomoteca in Campidoglio


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