Documento approvato al Cpn del 10 e 12 marzo 2023

Documento approvato al Cpn del 10 e 12 marzo 2023

Lottare per la pace, contro la guerra e le politiche antipopolari, costruire l’opposizione

La strage avvenuta a Cutro ci ricorda la disumanità propria del capitalismo odierno e di chi lo rappresenta politicamente. Il sistema politico non si fa carico dei cambiamenti climatici e della necessaria ricerca di pace per risolvere ed evitare i conflitti armati, tra le cause dei flussi migratori. L’esempio più chiaro è nel cuore dell’Europa, in Ucraina, dove si avvicina a grandi passi lo scenario della terza guerra mondiale, nella totale assenza di ricerca di mediazioni capaci di arrivare al cessate il fuoco, oltre alla rimozione di ogni complessità della vicenda, come gli eventi del 2014 e le responsabilità della NATO.

Il Governo Meloni sta accentuando il suo profilo autoritario e guerrafondaio, portando alle estreme conseguenze i processi avviati da quelli precedenti: subalternità alla NATO e agli USA, politiche migratorie disumane, attacco alla scuola pubblica e alla libertà d’insegnamento, autonomia differenziata, riforma fiscale iniqua, precarizzazione del lavoro, demolizione del reddito di cittadinanza, militarizzazione del territorio e dell’immaginario. Lo schema aggrava le disuguaglianze, criminalizza la povertà e il dissenso.

In questa situazione drammatica spicca per consapevolezza, compattezza e determinazione la mobilitazione del movimento operaio francese, la cui vittoria rappresenterebbe un fatto di prima grandezza nella dinamica della lotta di classe europea. Anche in Italia, nelle ultime settimane vi sono stati alcuni segni di scongelamento della situazione politica e sociale: dalla mobilitazione antifascista di Firenze a quelle di queste ore di Piombino e Crotone. Centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza a protestare contro le politiche del governo ed alimentato un pubblico dibattito.

A queste note positive fa da contraltare un apparente paradosso: a fronte di una maggioranza della popolazione italiana che si pronuncia contro la guerra e contro la fornitura di armi all’Ucraina, nonostante i nostri sforzi e l’impegno del movimento pacifista, non abbiamo una significativa mobilitazione popolare. Così come la lotta portata avanti in molte vertenze contro la chiusura di stabilimenti, e segnatamente quella dal Collettivo di Fabbrica della GKN, nonostante l’aggregazione di un significativo tessuto militante e la mobilitazione dei territori, non è stata mai raccolta come terreno di costruzione di conflitto generale da parte delle organizzazioni sindacali.

Parimenti, nelle elezioni regionali è stato l’astensionismo a farla da padrone e il tema del regionalismo differenziato stenta a diventare un elemento di consapevolezza e mobilitazione a livello di massa. Per questa è stata importante la decisione di presentare le liste di Unione Popolare nel Lazio e in Lombardia, grazie alla disponibilità e alla militanza delle compagne e dei compagni, a partire da Mara Ghidorzi e Rosa Rinaldi. La scelta fatta ha permesso a UP di riprendere visibilità, dopo mesi di scarsa o nulla iniziativa politica, ed è stata assunta dopo aver verificato l’impraticabilità di altre strade, a partire dall’indisponibilità del M5S. La campagna elettorale, nonostante gli ostacoli incontrati, la disattenzione di parte del gruppo dirigente nazionale e la scarsa visibilità sul sito del Partito, ha garantito una ripresa di visibilità del nostro progetto politico, attivando positivamente iscritte e iscritti, e aggregando alcune forze militanti.  I risultati, oggettivamente insufficienti, dimostrano che non è certo invertita la tendenza. Il problema di passare da una lista elettorale alla costruzione di uno spazio politico per l’alternativa è davanti a noi.

Perché abbiamo una situazione diversificata, in cui mobilitazione e passivizzazione, speranza e disillusione si mescolano in un contesto in cui le politiche liberiste continuano a peggiorare la sofferenza sociale. Non abbiamo una situazione normalizzata ma piuttosto domande di cambiamento che stentano a trovare un punto di riferimento di possibile unificazione. Queste aspirazioni alla trasformazione, talvolta rabbiose, in larga parte non individuano il sistema politico come interlocutore e talvolta investono invece contraddittoriamente questa o quella formazione politica.

A queste domande di trasformazione deve essere rivolta la nostra proposta politica, sapendo che si tratta di un lavoro di costruzione che non conosce scorciatoie politiciste. Le primarie del Partito Democratico rappresentano una riconfigurazione del centrosinistra, all’interno del disegno liberale, subalterno alla NATO e a Confindustria. Alcuni settori guardano con interesse all’operazione, ma determinando principalmente uno spostamento di consenso a discapito di Movimento 5 Stelle e Sinistra Italiana. Le prime dichiarazioni della nuova Segretaria Elly Schlein la confermano una sostenitrice del corso guerrafondaio e atlantista, incompatibile con qualsiasi politica di avanzamento sociale e democratico. Nessuna discontinuità si registra sul piano della privatizzazione e finanziarizzazione dei servizi pubblici, analogamente alle ambiguità sull’autonomia differenziata del Partito Democratico, se si pensa alle posizioni espresse dai Presidenti di Emilia-Romagna (una delle regioni che ha chiesto l’autonomia differenziata con Bonaccini Presidente e Schlein Vicepresidente) e Toscana.

Più articolato deve essere il discorso relativo al M5S, viste le sue posizioni sulla guerra e su alcuni temi sociali: senza nascondere gli elementi contraddittori, dobbiamo ricercare elementi di unità d’azione e là dove sia possibile intese elettorali su base programmatica, come alternativa al centrosinistra. Questa attenzione deve però partire dalla realtà e non dalle illusioni. A oggi non c’è nessun interesse, da parte del “partito di Conte”, di costruire uno spazio alternativo a quelli esistenti. Occorre quindi evitare l’alleanzismo fine a sé stesso, con il suo portato subalternità. L’alternativa al bipolarismo richiede coscienza di sé, per evitare un ruolo gregario, in attesa del carro di volta in volta ritenuto vincente. Mélenchon ha tenuto per anni un indirizzo radicalmente alternativo alla sinistra moderata e solo dopo aver rovesciato i rapporti di forza con Verdi e socialisti ha proposto e realizzato un accordo, sul terreno dell’alternativa. La costruzione dei rapporti di forza che permettano di supportare l’alternativa è il nostro compito odierno, per costruire speranza, non illusioni.

In un’Unione Europea trasformata in una sorta di protettorato statunitense, dobbiamo utilizzare a fondo ogni contraddizione, senza però affidarci a posizionamenti ambigui e contraddittori, rispetto a chi invece propone la costruzione di un “campo progressista”. A tal fine è necessario alimentare il conflitto sociale sui principali nodi in campo – la guerra nel suo intreccio con la questione sociale e democratica, a cui si aggiunge la rimozione della questione ambientale – costruendo contemporaneamente una presenza politica e un immaginario in grado di portare questi nodi al centro del dibattito e dello scontro politico. Costruire un progetto politico che sia in grado di esprimere un’alternativa politica e sociale, aggregando e modificando i rapporti di forza qui ed ora.

 

Il Partito e Unione Popolare

Questo obiettivo chiede il rafforzamento e il rilancio della soggettività politica di Rifondazione Comunista, decisiva per superare la tragica alternativa tra integrazione e marginalizzazione. La costruzione di un polo dell’alternativa è possibile solo con una linea di massa fondata su una cultura politica non settaria e non politicista. Per questo occorre superare l’attuale situazione di appannamento del nostro progetto politico e praticare il rilancio del Partito della sua azione, come indicato dall’ultimo congresso e dalla conferenza di organizzazione. Questo rilancio deve articolarsi su più livelli.

In particolare, sul piano politico, ribadiamo la necessità di sviluppare e strutturare Unione Popolare nel contesto della costruzione di un movimento contro la guerra e di opposizione al Governo. È necessario che UP si caratterizzi per un deciso salto di qualità nell’iniziativa politica e nella sua strutturazione in senso democratico e partecipato. Unione Popolare deve diventare il motore dell’opposizione a questo esecutivo, una visibile soggettività politica nel Paese. Solo a partire da un forte protagonismo di Unione Popolare, contro la guerra e le politiche neoliberiste, è possibile che questa diventi un soggetto propulsore di una più vasta aggregazione sociale e politica. In questo contesto ribadiamo che la partecipazione a Unione Popolare è una scelta collettiva del nostro partito e avanziamo alcune proposte sulla strutturazione della stessa.

Sul piano organizzativo, proponiamo che Unione Popolare diventi uno spazio politico stabile, in grado di aggregare e coinvolgere il complesso dei soggetti – partiti, gruppi e individui – che si muovono sul terreno dell’alternativa sul piano politico, culturale e sociale. Una organizzazione a bassa soglia d’ingresso che possa diventare il punto di coagulo per le forze anticapitaliste e di sinistra come di tutte le persone che a partire dal no alla guerra lottano per l’alternativa.

A tal fine proponiamo:

- che si confermi la natura di UP come soggetto di cui fanno parte una pluralità di realtà politiche, escludendo fusioni a freddo ed esplicitando la natura unitaria e non partitica del progetto;

- che si manifesti una decisione esplicita delle singole forze politiche di concorrere alla costruzione di UP, di non presentarsi alle elezioni in liste concorrenti e il riconoscimento delle stesse da parte di UP come componenti;

- che UP funzioni con il principio di “una testa un voto”;

- che le adesioni individuali delle persone non iscritte alle forze politiche costituenti, avvengano su piattaforma, con il versamento di una quota minima di adesione di 5 euro;

- che le/gli iscritt@ delle forze politiche costituenti abbiano gli stessi diritti degli aderenti individuali compreso il diritto di voto attivo e passivo. Questo diritto si può esercitare a due livelli:

  • nelle assemblee convocate in presenza attraverso la partecipazione fisica e la presentazione della tessera di Partito;
  • nelle discussioni e nelle consultazioni che avvengano sulla Piattaforma attraverso la registrazione nella piattaforma in quanto membro di organizzazione costituente e senza versamento di denaro. L’appartenenza a un partito verrà confermata dal partito medesimo;

- che ogni forza politica costituente verserà ad UP una quota proporzionale alle proprie iscrizioni. Tale quota terrà conto del patrimonio materiale ed immateriale messo a disposizione di UP dai partiti (sedi, materiale, etc.).

- che sia prevista la garanzia di un diritto di tribuna (due persone di genere diverso) attivabile dalle organizzazioni politiche costituenti UP nell’organismo dirigente nazionale ampio;

- che si attivi una democrazia fondata sul metodo del consenso fondata su maggioranze qualificate: molto ampia per modificare lo statuto, più contenuta per le principali scelte politiche. Proponiamo, nel caso in cui non si riesca a raggiungere un accordo negli organismi dirigenti, di attuare forme di consultazione referendaria che permettano alle/agli aderenti di decidere. Proponiamo inoltre di stabilire le materie su cui è obbligatoria la consultazione degli aderenti.

Riteniamo necessario che UP si strutturi a livello territoriale, provinciale (a zone, dove ci sono più di XXX aderenti) e regionale, tenuto conto della situazione presente sul territorio.

Proponiamo quindi che la partecipazione di ogni compagna e compagno alla vita di Unione popolare scaturisca automaticamente dall’iscrizione a Rifondazione Comunista senza ulteriori versamenti di quote.

Riteniamo necessario che il CPN debba esprimersi sullo Statuto che uscirà dal confronto all’interno di UP, senza escludere la possibilità di svolgere una consultazione delle iscritte e degli iscritti al Partito.

L’azione del Partito

Oltre al terreno più direttamente politico dobbiamo radicare il Partito nella società. Si tratta di dare seguito a quanto indicato dalla Conferenza di Organizzazione, per essere uno strumento di aggregazione sociale e organizzazione del conflitto. Non è pensabile superare l’atomizzazione sociale senza la costruzione di pratiche collettive di lotta e solidarietà, così come non è possibile superare la crisi di fiducia di vasti strati popolari verso la politica senza rifondare la politica stessa in un rinnovato agire sociale. La riduzione della direzione politica all’attività di commento dell’agenda quotidiana giornalistica deve essere superata con la progettazione e la costruzione fattiva di un partito che si ridefinisca come organizzatore collettivo. A tal fine è necessario rimettere al centro l’analisi concreta della situazione sociale del paese. Senza l’intervento concreto nella realtà sociale l’azione politica rischia di diventare politicismo e la battaglia delle idee idealismo: occorre rimettere i piedi del partito nella costruzione del conflitto.

Inoltre, è necessario opporsi alla colonizzazione dell’immaginario delle classi popolari da parte dell’offensiva neoliberista, formidabile in questi ultimi trent’anni e che ha prodotto diffusi fenomeni di rassegnazione. Occorre declinare “a positivo” il progetto della Rifondazione Comunista, un compito ancora largamente da svolgere e su cui riteniamo debbano essere impiegate molte più forze e impegno di quanto fatto sin ora. Il sol dell’avvenire nel nuovo millennio è un orizzonte da far vivere ricercando un uso egualitario della ricchezza e un uso sobrio delle risorse naturali, che ripudia la guerra. La libera individualità è un obiettivo che può vivere solo costruendo consapevolmente un contesto di legami sociali e comunitari. Abbiamo parlato, nelle nostre discussioni e nei nostri documenti, di intersezionalità: si tratta ora di declinare una prospettiva che sia in grado di scaldare i cuori e mobilitare le coscienze. La costruzione dell’alternativa richiede una capacità di visione che trascenda l’esistente, un pensiero forte che declini il comunismo per l’oggi e per il domani, non come fedeltà al passato. Si tratta quindi di applicare quanto deciso in Congresso e nella Conferenza di Organizzazione in merito alla riorganizzazione del partito, all’attività sociale, alla cultura e al progetto politico, così come si tratta di aprire una riflessione sulle forme della democrazia e della partecipazione popolare nella crisi della democrazia bipolare. Tutto questo deve essere finalizzato a orientare la nostra azione soggettiva, sul piano politico come su quello sociale e culturale, verso il superamento del senso di impotenza e di rassegnazione. Questo è il progetto politico che dobbiamo riprendere e rilanciare con forza oggi, come obiettivo di medio periodo.

L’azione politica del Partito nelle prossime settimane deve concentrarsi, a tutti i livelli per:

-          una campagna di mobilitazione sulle ragioni della pace e della diplomazia, contro la guerra, i suoi costi sociali, l’intreccio tra carovita, carobollette, insostenibilità delle disuguaglianze e aumento delle spese militari;

-          il sostegno ampio alla mobilitazione nazionale chiamata dal Collettivo di Fabbrica GKN per il 25 marzo, come momento di rilancio delle vertenze legate al mondo del lavoro;

-          il sostegno alla campagna contro ogni autonomia differenziata;

-          il supporto alla campagna “Riprendiamoci il Comune;

-          prosecuzione dell’impegno nelle mobilitazioni contro i rigassificatori (come a Piombino e Ravenna),

-          prosecuzione dell’impegno nelle mobilitazioni contro la cancellazione del reddito di cittadinanza,

-          prosecuzione della nostra partecipazione alle mobilitazioni antifasciste,

-          l’attuazione delle decisioni prese dalla Conferenza di Organizzazione, dando priorità alla cura del tesseramento a ogni livello e all’autofinanziamento.

 

Tonia Guerra, Ezio Locatelli, Nicolò Martinelli, Dmitrij Palagi, Antonello Patta

Il documento è stato approvato con 81 voti a favore, 75 contrari e 4 astenuti


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