Tempi di ieri e tempi di oggi

Tempi di ieri e tempi di oggi

Stefania Brai*

C’è stato un tempo, non lontano, in cui una grande giornalista e critica cinematografica – Irene Bignardi – rifiutò la Direzione della Mostra d’arte cinematografica di Venezia motivando così la sua scelta: “non sono persona per tutte le stagioni”. Era il secondo governo Berlusconi, sarebbe stata la prima donna a dirigere la Mostra, quell’incarico non le fu mai più proposto, e non fu mai più proposto a nessun’altra donna.

C’è un tempo, oggi, in cui in Italia per la prima volta è in carica un governo di destra.

È un tempo, oggi, in cui si può celebrare un partito che era fuori dell’arco costituzionale come il Movimento sociale italiano; in cui si fanno leggi per impedire, intimidire e punire il soccorso in mare ai migranti; in cui si vogliono applicare a dimostranti nonviolenti misure destinate ai mafiosi; in cui giovani che organizzano rave rischiano fino a sei anni di carcere mentre nei tribunali non si riconosce neanche il risarcimento alle famiglie il cui figlio è stato ucciso dall’alternanza scuola /lavoro; in cui un ministro dell’istruzione (e del merito?) teorizza che “l’umiliazione è un fattore di crescita” e contemporaneamente si istituisce la “Giornata dei Figli d’Italia”; in cui un ministro della cultura ritiene che la lingua italiana debba essere in Costituzione e che spetti a lui a decidere quali programmi debba produrre la Rai e quali film lo Stato debba finanziare; è un tempo, oggi, in cui 5,6 milioni di persone in Italia sono nella povertà assoluta e in cui il governo di destra taglia l’unica possibilità di sopravvivenza rappresentata dal reddito di cittadinanza. È un tempo, oggi, in cui si procede, senza colpo ferire, verso una messa in Costituzione di un presidenzialismo già strisciante, si depauperano ancor più che in passato i ruoli del Parlamento e si dà libero sfogo all’esaltazione delle diseguaglianze attraverso l’attuazione dell’Autonomia regionale differenziata.

È un tempo, oggi, in cui una grande regista italiana – Liliana Cavani – accetta di essere festeggiata per il suo compleanno da un ministro di questo governo. È un tempo in cui accettano di festeggiare la regista con un ministro di questo governo (fonte Ansa): Marco Bellocchio, Paolo Sorrentino, Paolo Virzì, Pupi Avati, Michele Placido, Giovanna Ralli, Susanna Nicchiarelli, Cristina Comencini e poi ancora Fausto Bertinotti, Luciano Violante, Walter Veltroni, Gianni Letta, il produttore Pietro Valsecchi, la poetessa Barbara Alberti, la direttrice del Centro sperimentale Marta Donzelli, quella della Festa di Roma Paola Malanga oltre al sottosegretario Gianmarco Mazzi.

È un tempo, oggi, in cui si può contemporaneamente, da quella sede e in quella occasione, dichiarare: “Noi siamo in prima linea lo siamo sempre stati, siamo la generazione più avanti, con emozione e con amore dico che ci accomuna una coerenza che credo sia pagante, per questo siamo ancora vivi, se non altro cercando di fare il film che volevamo fare” (Marco Bellocchio).

*Resp Cultura, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea


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