Decreto flussi: un crimine contro l’umanità

Decreto flussi: un crimine contro l’umanità

Enrico Calamai & Mauro Zanella*

Non arrivano per caso. Fuggono per cercare salvezza da dittature, guerre, fame, espoliazione delle risorse, disastri climatici, persecuzioni religiose, etniche e di genere, da crisi, insomma, spesso da noi occidentali provocate. Sono gli effetti collaterali della nostra politica armata e di saccheggio, che definiamo globalizzazione.

Questi sono i fattori che spingono i migranti ad abbandonare il proprio Paese. Questi sono i nodi che vanno sciolti per risolvere le cause dei flussi migratori, altrimenti inarginabili.

Ben altro è ciò che si fa. Ci si illude di frenarli con una politica sempre più organicamente eliminazionista, finalizzata, vale a dire, all’annientamento fisico di chi tenta di varcare le barriere e i fossati della Fortezza Europa in maniera autonoma ed incontrollata. Non si escludono, ma anzi si contemplano le stragi come deterrente, in contrasto con quanto sancito solennemente dal diritto internazionale.

Queste politiche iniziano nel 1991 dopo l’arrivo a Bari della nave Vlora, con il respingimento collettivo, e quindi illegale, dei ventimila profughi albanesi, e ancora peggio con l’affondamento della Kater i Rades, nel 1997, a seguito dello speronamento da parte della Corvetta Sibilla della Marina Militare italiana, in cui morivano oltre cento persone.

Tale politica, brutale nelle prime manifestazioni, si è andata via via raffinando nel tentativo di eludere il diritto internazionale mediante accordi con i Paesi dell’arco che dal Nord Africa arriva ai Paesi della rotta balcanica,  per l’esternalizzazione delle frontiere  e il finanziamento di un sistema di veri e propri lager.

Nessuna pietà (ma è questo l’uomo?) per  chi ancora riesce a varcare le maglie di tale sistema sfuggendo alla ricattura;  la morte in mare è il deterrente.

L’ultimo tassello di questo mosaico di morte è dato dal decreto legge 2 gennaio 2023 n. 1, “Disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori” firmato dal Presidente della Repubblica Mattarella, dal Presidente del Consiglio dei ministri, Meloni, e dai Ministri Piantedosi, Nordio, Salvini, Tajani e Crosetto, che frappone ostacoli di ogni sorta all’operatività delle navi delle ONG. Navi che peraltro si fanno carico di un obbligo internazionale cui l’Italia non adempie più, a partire dalla fine dell’operazione Mare Nostrum, che tra l’ottobre del 2013 e l’ottobre 2014, permise di salvare oltre centomila persone.

*Mani Rosse Antirazziste, da Transform Italia


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