La vita che sogniamo non arriverà con i miracoli ma attraverso una rivoluzione

La vita che sogniamo non arriverà con i miracoli ma attraverso una rivoluzione

Giovanna Cardarelli

Mara Ghidorzi

 

Il 5-6 Novembre 2022 si è tenuta a Berlino la seconda conferenza internazionale delle Donne organizzata dal Network Women Weaving the future (Rete Donne che Tessono il Futuro), dal titolo “La nostra rivoluzione: liberare la vita”. (https://womenweavingfuture.org/).

Dalla prima conferenza del 2018, organizzata dalle compagne curde con l’obiettivo di condividere le pratiche della rivoluzione in Rojava, si sono poste le basi per dare vita al Confederalismo Democratico Mondiale delle Donne.

Con la seconda conferenza si è voluta aprire la strada a questo percorso: continuare a condividere le esperienze e organizzarsi come soggetto collettivo ai nuovi attacchi che il patriarcato agisce sui nostri corpi, le nostre libertà, le nostre menti.

Eravamo in tante a voler percorrere questo cammino: una partecipazione di 800 donne provenienti da 41 paesi, 8 lingue e 63 volontarie per le traduzioni. Women defend rojava, le compagne di Jineoloji, famiglie curde e tedesche che hanno aperto le loro case: questa è la 2 giorni di Berlino, questa è la costruzione di “Rete delle donne che tessono futuro”.

La conferenza è stata organizzata in due sessioni che hanno visto un primo momento in plenaria e il secondo giorno il confronto su diversi temi sviluppati nei workshop. Noi della collettivA Menapace abbiamo partecipato al workshop dedicato al tema della liberazione delle donne come lotta strategica nei movimenti.

 

La prima sessione della conferenza non poteva che mettere al centro la questione della guerra e del suo indissolubile intreccio con il sistema patriarcale. La guerra come conflitto tra Stati e Potenze contro l’ambiente in cui tuttə abbiamo diritto di vivere. In questo conflitto su scala mondiale, le donne sono il soggetto più esposto nella gerarchia valoriale del Sistema patriarcale capitalistico che sopravvive e si auto-alimenta sullo sfruttamento dei nostri corpi e delle nostre vite. Da più interventi è emersa l’urgenza e la necessità di costruire un’alternativa antimperialista, antirazzista, anticolonialista, antiliberista che metta al centro il processo di liberazione delle donne.

In tutte le sessioni della conferenza emerge con forza empirica la componente intersezionale di queste lotte. Mariam Rawi, rappresentate dell’associazione rivoluzionaria delle donne afghane RAWA cita Rosa Luxemburg nel suo intervento di denuncia della complicità delle potenze occidentali con i fondamentalismi. Dilar Dirik, attivista del movimento delle donne curde in Europa, contesta il femminismo “di facciata” che occupa posti di potere offerti dal Capitale. Di come i nostri slogan vengano svuotati e fatti propri dall’industria intrattenimento. Marta Dillon, argentina di NiUnaMenos ci racconta delle radici popolari, meticce, transfrontiere, transgender e transgenerazionali del movimento. Abbiamo avuto con noi la potenza e l’orgoglio del Black women’s movement e i movimenti ecofemministi che lottano contro lo sfruttamento delle risorse da parte delle multinazionali.

Provando a fare una sintesi sull’agire, sulla risposta agli attacchi multiformi del Patriarcato, a quale forme organizzative fare riferimento:

 

-        E’ necessario superare la frammentazione delle lotte creata dal patriarcato, sulla quale si basa anche il sistema del femminismo liberale. Convincere queste donne ad unirsi alla nostra lotta!

-         Dobbiamo continuare ad essere le protagoniste del cambiamento. La liberazione delle donne come motore della rivoluzione

-        Lottiamo per il nostro tempo e non seguiamo l’orologio capitalista: ci vogliamo vive senza debito!

 

Sono stati due giorni intensi, di confronto fra esperienze diverse ma con un filo conduttore comune che ci unisce tutte. Le lotte che ogni donna porta avanti nei propri contesti deve diventare una lotta collettiva che ha come obiettivo l’abbattimento del patriarcato nel suo intreccio con il capitalismo.

 Jin Jiyan Azadi

 


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