Ilva/Sanac: governo accoglie odg di Unione Popolare. Ora si riprenda controllo pubblico dell’Ilva

Ilva/Sanac: governo accoglie odg di Unione Popolare. Ora si riprenda controllo pubblico dell’Ilva

“Il governo ha accolto l’ordine del giorno presentato dalle deputate della componente ManifestA e di Unione Popolare – Simona Suriano e Yana Ehm – sul caso Ilva – Sanac. Si tratta di una vittoria dei lavoratori Sanac e dell’indotto ma anche di una svolta storica. Anche se siamo a fine legislatura il governo – e quindi le forze che lo compongono – ha dovuto ammettere che per salvare i 364 posti di lavoro della Sanac ed evitare la cassa integrazione la strada è quella di riprendere il controllo pubblico dell’Ilva. Il governo ha fatto proprio un testo che lo impegna a ‘considerare la possibilità di vincolare INVITALIA alla sottoscrizione di un aumento di capitale che garantisca una ricapitalizzazione a maggioranza pubblica’ come strada non solo per risolvere la crisi del gruppo Sanac ma anche per garantire la riconversione ambientale del colosso della siderurgia italiana. Noi lo sosteniamo da sempre e avevamo assunto l’impegno con gli operai davanti ai cancelli della Sanac di Massa che avremmo – grazie alle nostre deputate – presentato un ordine del giorno alla Camera con il decreto Aiuti. L’odg indica la strada per risolvere la crisi del gruppo Sanac garantendo occupazione. Ora tutti i partiti sono chiamati dopo le elezioni a non tradire l’impegno che ha assunto il governo di cui fanno parte”, dichiarano i segretari nazionale e provinciale di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo e Nicola Cavazzuti e Rigoletta Vincenti, candidati di Unione Popolare che erano andati ad ascoltare gli operai della Sanac che hanno riconsegnato le tessere elettorali la settimana scorsa con una clamorosa protesta.

“L’ordine del giorno delle nostre parlamentari dimostra l’importanza della presenza nelle istituzioni di una forza di sinistra come Unione Popolare con de Magistris che è schierata dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori. Ringraziamo le parlamentari – Suriano e Ehm sono anche candidate alla Camera con Unione Popolare – per la tempestività con cui hanno portato in aula la vicenda incredibile di un’azienda monocommittente che rischia la chiusura perchè la multinazionale Arcelor Mittal non paga per i materiali forniti in passato e si rifornisce all’estero con refrattari che costano il 15% di più e sono di qualità inferiore”, concludono gli esponenti di Unione Popolare.

Questo è il il testo dell’ordine del giorno accolto dal governo:
AC 2685

Ordine del giorno

La Camera,
premesso che:

Acciaierie d’Italia S.p.A. è un’azienda italiana, società a partecipazione statale al 50%, costituita da Am Invest Co Italy e Invitalia, che si occupa prevalentemente della produzione e trasformazione dell’acciaio. Il principale stabilimento italiano è rappresentato dalle acciaierie di Taranto;

la società, rinata nel 1989 come ILVA S.p.A., riprendeva la denominazione dalla Società Industria Laminati Piani e Affini (ILVA);

il 1º novembre 2018, ILVA entrò a far parte del colosso franco-lussemburghese Arcelor Mittal;

successivamente, nelle operazioni della filiale italiana di Arcelor Mittal, è subentrata una nuova azienda costituita da Am Invest Co Italy;

ad aprile 2021, dopo l’entrata dell’agenzia governativa Invitalia nel capitale sociale della società, l’assemblea straordinaria ha deliberato l’aumento di capitale riservato ad Invitalia e ha sancito la modifica della ragione sociale di Am Invest Co Italy e delle sue controllate: la prima è divenuta Acciaierie d’Italia Holding, mentre Arcelor Mittal Italia è diventata Acciaierie d’Italia;

l’articolo 30 del presente provvedimento introduce misure urgenti di sostegno al comparto siderurgico, autorizzando INVITALIA a sottoscrivere aumenti di capitale e altri strumenti, al fine di ottenere un rafforzamento patrimoniale di “Acciaierie d’Italia Holding S.p.a.”;

la norma intende assicurare la continuità del funzionamento produttivo dell’impianto siderurgico di ILVA, rientrando pienamente nella strategia di interesse nazionale, che si propone di raggiungere una produzione “zero emissioni” entro il 2050, coerentemente con quanto prescritto dalla Commissione Europea;

tra le realtà che fanno parte dell’indotto siderurgico nazionale, che ricevevano ordinazioni da parte dell’impianto di Taranto, vi è la società Sanac, precedentemente parte del gruppo Ilva;

Sanac doveva essere acquisita da Arcelor Mittal, la quale, tuttavia, non mantenne successivamente gli accordi, preferendo acquistare dall’estero i refrattari, nonostante fossero di qualità peggiore e costassero il 15% in più, e non pagando 30 milioni relativi a ordini precedenti;

il Governo, ciò nonostante, non ha ancora assunto alcun impegno concreto;

ad oggi, gli impianti fermi afferenti a Sanac, sul territorio nazionale, sono due su quattro, e, in assenza di nuovi ordini e del pagamento dei debiti, si prospettano chiusure definitive degli stabilimenti, in primis quello di Massa;

Acciaierie d’Italia ha finora scelto di escludere Sanac dalla filiera dell’acciaio italiano, puntando su aziende private estere e facendo così crollare il fatturato dell’azienda;

ad oggi, le due aste per l’acquisizione di Sanac Italia sono andate deserte e Acciaierie d’Italia si è ritirata dalle aste, nonostante gli impegni annunciati al fine di evitare il fallimento dell’azienda specializzata, leader finora nel mercato italiano;

l’eventuale chiusura di tutti gli stabilimenti coinvolgerebbe 346 lavoratori, oggi in cassa integrazione, con le ricadute drammatiche su tutte le relative famiglie;

l’assenza di una strategia industriale sul polo siderurgico di Taranto impatta sul tessuto produttivo del Paese, con conseguenze gravi sia per la produzione di acciaio, sia per l’ambiente, che per molte aziende del tessuto produttivo italiano, che risentono dell’inaffidabilità del gruppo di Acciaierie d’Italia, con ricadute drammatiche sull’occupazione;

impegna il Governo

a vincolare INVITALIA alla sottoscrizione di un aumento di capitale che garantisca una ricapitalizzazione a maggioranza pubblica, al fine di dare una continuità dal punto vista produttivo, ambientale e di solidità economica, necessaria anche a garantire il tempestivo pagamento dei debiti nei confronti di Sanac, e la partecipazione di Acciaierie d’Italia al nuovo bando pubblico;

a vincolare l’aumento del capitale sociale di INVITALIA ad una politica aziendale orientata ad una riconversione industriale che si fonda sulle nuove tecnologie che rispettino maggiormente l’ambiente e siano garanzia di tutela della salute dei cittadini.

Simona Suriano
Yana Chiara Ehm


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