Il precario, il 50enne, l’operaia: «Il lavoro non c’è»

Il precario, il 50enne, l’operaia: «Il lavoro non c’è»

di Roberto Greco ::

“Il lavoro? Non c’è più. Per questo, sono qui oggi a manifestare, soprattutto in segno di solidarietà con i tanti miei colleghi che l’hanno perso e ora sono disperati”. Sergio, 50 anni, fa parte della delegazione veneta della Fim Cisl, giunta numerosa al corteo, partito dopo le 9 da Piazza della Repubblica. Fra i tantissimi presenti, giunti a Roma per l’iniziativa unitaria dei sindacati confederali, c’è anche Luca, 32 anni, appartenente al sindacato dei servizi, commercio e turismo della Uil Piemonte. “Sono precario da sempre, e anche dalle mie parti, la provincia di Torino, la crisi è sempre più forte e le occasioni di lavoro diminuiscono ogni giorno di più”.

“E quando il lavoro lo trovi, è quasi tutto al nero – gli fa eco Maria Grazia, 38 anni, iscritta al comprensorio della Cgil calabrese del Pollino, Sibaritide e Tirreno –, come nel mio caso, operaia tessile in contoterzismo per microaziende, che a loro volta servono i grandi marchi nazionali. E se ti ribelli a questo stato di cose, esci dal giro e non ti chiamano più. Perciò, è importante scendere in piazza, come ho fatto io, ma vedo che in tantissimi abbiamo avuto la stessa idea di venire oggi a Roma”.

Quando la testa del corteo è arrivata in piazza San Giovanni, la coda era ancora a Santa Maria Maggiore, all’Esquilino. Davvero imponente è stata la partecipazione di lavoratori e pensionati alla manifestazione indetta da Cgil, Cisl e Uil, la prima unitaria dopo esattamente dieci anni, come dimostra un grande striscione comune (“Insieme per il lavoro”) esposto dai sindacati di Torino. Partito dopo le 9 da piazza della Repubblica, un lungo serpentone colorato e chiassoso (preceduto da un nutrito servizio d’ordine degli staff organizzativi delle tre confederazioni), composto da migliaia di persone provenienti da Alto Adige, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte, Sicilia, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto, ha scandito slogan (i più ripetuti: “Vogliamo lavoro” e “Senza lavoro il paese muore”), suonato tric trac e tamburi e urlato inni e canzoni (a cominciare dalla più gettonata “Bella ciao”) per tutto il percorso.

Il corteo è stato aperto dal flash mob della Flai Cgil nazionale, che ha raffigurato il Quarto Stato: alcuni manifestanti hanno incarnato i diversi personaggi del celebre quadro di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Le prime ad arrivare, alle 8,30, sono state le folte delegazioni piemontesi e venete, seguite da tutte le altre. Assai numerose anche le componenti friulane, lombarde, campane, calabresi, siciliane, umbre, di Roma e del Lazio. Degni di nota anche i tanti lavoratori esodati presenti al corteo, dietro lo striscione “Rete nazionale dei comitati degli esodati”, che hanno sfilato al grido di “Senza stipendio, senza pensione, senza lavoro” e “Restituiteci il diritto alla pensione, restituiteci il diritto al futuro per le nostre famiglie”. “In fabbrica, in ufficio, a scuola, a casa: senza diritti siamo schiavi” ha ricordato lo striscione esposto dalla Fiom Cgil del Ticino Olona, mentre la Cgil di Lecco ha ripetuto “Lavoro, sviluppo, occupazione”.

Tante anche le bandiere sindacali rappresentanti singole aziende e singole vertenze, come quelle esposte dai lavoratori di Mc Donald della Filcams Cgil di Roma e Lazio, da quelli del Comune di Alessandria (“Alessandria non deve morire”), dell’Indesit di Caserta, della Ast di Terni, questi ultimi, a loro volta, dietro il grande striscione regionale “Per il lavoro, per la democrazia, per l’Umbria”, che ha chiuso l’interminabile corteo. Fra i tanti dirigenti visti alla manifestazione Andrea Gianfagna, 87 anni, attualmente coordinatore della Fondazione Di Vittorio, presente a tutti i congressi Cgil dal Dopoguerra in poi.

ROBERTO GRECO

da Rassegna.it


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