Smirne, Ankara, Mersin, Occupy dilaga in tutte le città e le piazze

Smirne, Ankara, Mersin, Occupy dilaga in tutte le città e le piazze

di Alberto Tetta -
A Izmir in mattinata centinaia di agenti in tenuta anti-sommossa hanno invaso piazza Gundogdu dove da 20 giorni si erano accampati cittadini solidali con il movimento Occupy Gezi. Gli attivisti si sono rifiutati di smontare le tende e disperdersi come chiesto dalla polizia e per proteggere la piazza hanno formato una catena umana, ma dopo circa mezz’ora di trattative sono partiti gli arresti e gli agenti sono riusciti a rimuovere le tende con la forza nonostante la resistenza passiva dei manifestanti.
Nella notte di mercoledì la polizia ha attaccato i manifestanti anche ad Ankara dove i cittadini avevano rioccupato, nonostante i continui interventi delle forze dell’ordine, il parco Kugulu, diventato negli scorsi giorni il simbolo nella capitale della resistenza anti-governativa.
Sgomberi che non hanno risparmiato neanche la città di Mersin nel sud del paese. La polizia in nottata ha costretto gli attivisti a lasciare il presidio permanente partito il 15 maggio nella locale piazza della pace.
A Istanbul invece le proteste da piazza Taksim si sono trasferite nei quartieri e sempre più persone partecipano a forum aperti nelle piazze, nei parchi e nelle università della città. Se le prime assemblee sono servite soprattutto a fare un bilancio dell’esperienza di lotta che l’occupazione del Parco Gezi ha rappresentato, da ieri si è cominciato anche a discutere nel concreto su come proseguire la mobilitazione.
Una forte domanda di partecipazione che ha spinto il sindaco della città, Kadir Topbas sostenuto dal Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp) del premier Erdogan, a cambiare atteggiamento rispetto alle chiusure dei giorni scorsi. Topbas, spaventato, dalla sempre più probabile sconfitta del suo partito alle elezioni amministrative del prossimo marzo ha dichiarato ieri che d’ora in poi chiederà ai cittadini di pronunciarsi su tutti i progetti di edilizia pubblica che interesseranno la città: «Li consulteremo anche sullo spostamento di una singola fermata dell’autobus» ha detto il sindaco durante un’intervista televisiva. Intanto l’ordine degli avvocati di Istanbul ha pubblicato un documento con le testimonianze raccolte dai legali dei manifestanti fermati durante le proteste (vedi sopra reportage ndr). Secondo la relazione gli attivisti dopo l’arresto sarebbero stati vittima di insulti e forme di «tortura psicologica»: «Siamo stati costretti a vedere i comizi del Akp (il partito di Erdogan, Ndr) e ci è stato impedito di andare in bagno tenendoci a lungo sugli autobus» denunciano i fermati secondo quanto riportato dagli avvocati.
Mentre continuano le proteste contro il governo in tutte le città del paese, le dure dichiarazioni di Erdogan contro Abdullah Öcalan, il leader dell’autonomista Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), durante i comizi del suo partito lo scorso fine settimana, stanno mettendo a rischio il processo di pace con i curdi iniziato tre mesi fa che il primo ministro rivendica in ogni occasione come un grande successo del governo. «Si può forse pensare di far procedere il processo di pace usando questa retorica? Quello che tu chiami il leader dei terroristi e capo dei separatisti è la stessa persona che a posto fine a una guerra che andava avanti in Turchia da 30 anni e ha ordinato il ritiro del Pkk senza chiedere nulla in cambio», ha detto il segretario del pro-curdo Partito della democrazia e della pace (Bdp) ieri.
Demirtas ha invitato Erdogan a mostrare maggior impegno se vuole che il dialogo, che potrebbe mettere fine al sanguinoso conflitto nel sud-est del paese a maggioranza curda che ha fatto dal 1984 più di 40 mila morti, prosegua: «non ci aspettiamo niente dai tribunali. Il governo deve cambiare le leggi, ordinare la liberazione dei detenuti e fare in modo che non vengano più messi a processo, questo è un avvertimento», ha dichiarato Demirtas riferendosi alle migliaia di attivisti, amministratori locali, intellettuali e giornalisti curdi arrestati negli ultimi anni nell’ambito del maxi-processo Kck. Il leader del partito, inoltre, ha criticato il primo ministro per l’atteggiamento assunto durante le proteste di questi giorni: «Pronunciando due semplici frasi potresti riportare la calma nel paese – ha detto Demirtas rivolgendosi direttamente al premier Erdogan – Abbiamo ricevuto il messaggio, avete ragione. Non interferiremo sul vostro stile di vita rispettando la vostra identità e le vostre convinzioni».

Il manifesto – 21.06.13


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