ALPINI BRAVA GENTE? PIENA SOLIDARIETÀ ALLE DONNE MOLESTATE DAGLI ALPINI A RIMINI

ALPINI BRAVA GENTE? PIENA SOLIDARIETÀ ALLE DONNE MOLESTATE DAGLI ALPINI A RIMINI

Come CollettivA Menapace siamo solidali con le centinaia di donne che nei giorni scorsi sono state molestate da alcuni Alpini tra quelli che hanno partecipato all’annuale raduno a Rimini e indignate per la blanda reazione della loro Associazione nazionale ANA.

Condividiamo il comunicato delle donne di Non una di meno di Rimini, che stanno anche raccogliendo le centina di denunce che arrivano sui loro social (da trasformare si spera in denunce formali alle forze dell’ordine) che raccontano le offese ed i soprusi a cui sono state costrette le donne durante questi giorni riminesi, soprattutto se lavoravano nei bar, nelle trattorie o negli hotel e non potevano sottrarsi alle oscenità e volgarità degli Alpini.

Non accettiamo la provocazione dell’ANA che tiene a precisare che non risulta presentata alle forze dell’ordine alcuna denuncia. Ma se non ci ascoltano quando si presenta una denuncia per “botte” come pensare che ci ascoltino se presentiamo una denuncia per molestie contri gli Alpini, eroi della patria?

E poi si sa, sono così: caciaroni, allegri, sempre brilli! Eh già, perché se una donna ubriaca viene violentata se l’è voluta, se un uomo ubriaco molesta una donna che cammina per strada o sta lavorando, ha l’attenuante.

E questa non è nemmeno la prima volta che il comportamento degli Alpini si è macchiato di molestie ed oscenità! Già nel 2019 a Milano e nel 2018 a Trento, si sono viste le stesse scene, le stesse molestie ed oscenità. L’ANA si difende negando il problema, rappresentato da una evidente cultura sessista, maschilista e militarista, per cui se non risultano denunce formali “non è successo niente”, sarebbero isterie, esagerazioni, sensibilità esasperate di quante non sanno stare al gioco. Anzi, forse si è trattato di una “goliardia” di qualche giovane che si è messo in testa il cappello con la piuma! Però le denunce delle donne, anche giovanissime, parlano di sessantenni!

Addirittura, nel 2018 l’ANA voleva querelare quelle donne ree di aver portato ai media le notizie delle molestie. Sono poi seguite le scuse da parte dell’ANA e c’è da aspettarsi che anche questa volta arriveranno. Ma non è così che si risolve il problema. Non può essere che ovunque ci sia assembramento di uomini, peggio se militari e ubriachi, le donne debbano avere paura e non possano uscire, lavorare, camminare, incontrarsi, essere libere di vivere.

Il COVID ha impedito le adunate del 2020 e del 2021. Ma “finalmente” quest’anno 400.000 alpini frustrati dalla forzata chiusura e pieni di testosterone, o di fantasie virili agite sotto la copertura del branco, si sono riversati nelle vie di Rimini come una piena. Grande la soddisfazione da parte dell’amministrazione pubblica che ha paragonato l’evento all’affluenza di un Ferragosto. Alti gli introiti per le strutture turistiche. “Non fate di tutt’erba un fascio” dice la vice sindaca, ed anche assessora alle pari opportunità, a difesa degli Alpini.  Ma non è più tollerabile che giornate di festa e di assembramenti diventino per le donne giornate da incubo e di violenza: l’Associazione ANA, le Amministrazioni pubbliche devono assumere pienamente la responsabilità degli avvenimenti, condannare risolutamente quei comportamenti e predisporre per il futuro, di concerto con le associazioni femministe, azioni e modalità per prevenire il ripetersi di situazioni simili.

Lo scorso anno si è fatto tanto parlare delle violenze di uomini “extracomunitari”, a danno di donne italiane ed europee, nella notte di Capodanno in piazza Duomo. Si denunciò la pratica di violenza degli uomini magrebini e in generale africani, contro le donne. Ma noi segnalammo già allora che quando si parla di violenza sulle donne il comune denominatore è la cultura patriarcale, la concezione della donna come inferiore, proprietà privata, bottino di guerra, puttana, provocatrice, sottomessa, meglio se costretta in casa e con il burka; non è questione di colore della pelle, o di paese di origine, ogni cultura declina a proprio modo i propri dispositivi per il controllo delle donne e per  costringerle in subalternità.

Nessuno si senta assolto!

 

Maggio 2022


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