Ucraina, contro Putin l’Europa ha sbagliato tutto. E a pagare saranno gli europei stessi

Ucraina, contro Putin l’Europa ha sbagliato tutto. E a pagare saranno gli europei stessi

 

Paolo Ferrero*

Di fronte alla criminale guerra scatenata da Putin le classi dirigenti europee hanno sbagliato tutto e il risultato è un vero e proprio suicidio dell’Europa, che rischiano di pagare i popoli europei con un pesante impoverimento. Ci sono le enormi responsabilità europee nell’allargamento ad est della Nato, azione che ha destabilizzato l’area dell’Europa dell’est e aperto la strada all’attuale tragedia. C’è la grave responsabilità dei governi ucraini di non aver fermato gli attacchi delle milizie naziste contro le repubbliche dell’Est dell’Ucraina seppellendo così gli accordi che nel 2014 erano stati firmati con l’obiettivo di pacificare l’area.

Gli errori delle classi dirigenti europee non sono solo precedenti allo scoppio della guerra avviata da Putin: sono cresciuti di numero e di gravità in queste tre settimane di conflitto.

1) In primo luogo la scelta di fornire armi all’Ucraina invece di ricercare immediatamente la trattativa e un compromesso. In questo modo l’Europa è scomparsa come soggettività politica e semplicemente è entrata in guerra con un ruolo di comprimario nell’inviare armi nel teatro del conflitto. Com’è del tutto evidente, solo la trattativa può mettere fine al conflitto, mentre le armi della Nato servono solo a farlo durare di più aumentando le sofferenze del popolo ucraino e i rischi di terza guerra mondiale. L’Europa ha quindi praticato un suicidio politico abdicando al proprio ruolo geopolitico e appiattendosi sulla posizione degli Usa.

2) La drammatica scelta della guerra – delegata all’esercito e alle milizie ucraine – si è accompagnata alla scelta di rompere strutturalmente i rapporti economici con la Russia. La decisione di non aprire il gasdotto Nord Stream (come gli Usa pretendevano da anni) e di ridurre le importazioni di gas russo sostituendole con importazioni dagli Usa determinerà effetti pesantemente negativi. In primo luogo il prezzo del gas aumenterà significativamente perché il gas russo costa meno del gas statunitense. In secondo luogo questa scelta non determinerà la fine della dipendenza dall’Europa ma la sostituzione della Russia con gli Usa, cioè l’inizio di una nuova dipendenza rafforzata. In terzo luogo il gas statunitense è in larga parte gas di scisto, la cui produzione è altamente inquinante: altro che tutela dell’ambiente.

3) La scelta dell’Europa di rompere le relazioni economiche con la Russia determinerà strutturalmente una riduzione dell’interscambio. Questo da un lato porterà all’aumento di prezzo di quel che oggi importiamo dalla Russia (non solo il gas ma materie prime per fertilizzanti, grano, etc) e nello stesso tempo la riduzione delle esportazioni (vino, manufatti, prodotti di lusso, etc). Interi comparti produttivi italiani sono destinati a pagare un prezzo pesantissimo.

4) La riduzione degli scambi economici con la Russia porta con sé un avvicinamento tra Russia e Cina e un allontanamento della Cina dagli Usa e dall’Europa: in questa nuova spaccatura del mondo l’Europa – povera di materie prime e ricca di imprese manifatturiere di trasformazione – ha tutto da perdere. Per non parlare dell’euro: in un contesto in cui l’interscambio economico con Russia e Cina è destinato a scendere, perché questi paesi dovrebbero continuare a detenere riserve in euro? A cosa servirebbero? A nulla. Anche sul terreno monetario, i timidi tentativi di costruire un mercato europeo dei capitali “liquido e profondo”, cominciati dopo l’epidemia del Covid, sono stati seppelliti dall’ignavia dei nostri governanti che si sono calati l’elmetto sugli occhi e si sono messi a insultare invece che a ragionare.

*Vice Presidente, Partito della Sinistra Europea da  Il Fatto Quotidiano


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