LAILA COME LUANA, UCCISA DAL PROFITTO. NON CHIAMATELO INCIDENTE

LAILA COME LUANA, UCCISA DAL PROFITTO. NON CHIAMATELO INCIDENTE

Laila El Harim, impiegata presso l’azienda Bombonette di Camposanto in provincia di Modena, come Luana D’Orazio non è morta per un incidente sul lavoro. E’ stata uccisa dalla logica del profitto a tutti i costi, anche quello di una vita umana.
La Procura di Modena non ha dubbi sulle cause dell’orrenda morte dell’operaia 40enne stritolata mentre compiva un’operazione che non andava effettuata manualmente: la fustellatrice a cui era addetta era stata modificata rispetto al manuale d’uso e mancava la necessaria protezione.
Ma non basta! A leggere le contestazioni a carico dell’azienda ci si trova di fronte al tragico riepilogo di gran parte delle cause che nel 2021 sono state responsabili di ben 4 morti al giorno: omissioni nella valutazione del rischio, nei requisiti di sicurezza e per la mancata formazione dell’operaia.
Di fronte a questa carneficina è criminale la tolleranza dei governi neoliberisti che si sono succeduti in questi anni colpevoli di aver emanato leggi che hanno reso i lavoratori e le lavoratrici ricattabili e forzati ad accettare condizioni di lavoro insostenibili e di aver lasciato progressivamente ridurre il personale preposto ai controlli.
Lo sanno bene che ogni anno in Italia il numero dei controlli è così basso e le pene così incerte che le aziende preferiscono rischiare piuttosto che adeguare i sistemi e le norme di sicurezza.
Il governo Draghi non fa meglio; ha deciso un aumento del numero di ispettori del tutto insufficiente rispetto a quanto necessario e dopo mesi non è ancora chiaro che ne è stato.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Antonello Patta, responsabile lavoro del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea


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