La nuova conquista coloniale della vita è cominciata

La nuova conquista coloniale della vita è cominciata

di Riccardo Petrella, 09.11.2021 -

BlackRock. I grandi predatori finanziari, ultimo arrembaggio

Una “rivoluzione” perversa. Il 7 dicembre scorso è toccato alla compagnia privata che gestisce la Borsa di Chicago di dare l’avvisaglia aprendo all’acqua in California, per la prima volta, un prodotto finanziario speculativo, un “futures”. Essendo l’acqua buona per usi umani considerata oramai un elemento naturale vitale sempre più scarso, la finanza è intervenuta allo scopo, hanno detto, di “governare “ la penuria idrica assicurando alle imprese grandi utilizzatrici d’acqua (imprese agricole, viticultori, bevande dolci/gassate.) la disponibilità d’acqua grazie alla selezione degli usi operata dal prezzo dell’acqua stabilito dalla speculazione (com’è il caso del petrolio, dell’oro, del grano.).

A metà ottobre 2021, prima della tenuta della COP15 sulla biodivesità e la conservazione della natura e a pochi giorni prima dell’inizio (3 novembre) della COP26 sul clima e l’ambiente, i gestori della Borsa di Wall Street a New York hanno lanciato una nuova categoria di attivi finanziari sull’insieme degli elementi della natura. Stesso scopo, stessa pretesa: vista la degradazione della natura, la drastica riduzione della biodiversità, i rischi di ulteriore rarefazione massiccia delle “risorse” naturali per l’economia e la “crescita economica”, la finanza mondiale privata si dà il ruolo di “salvatrice” assumendo la responsabilità di regolare in maniera efficace e sostenibile, dicono, la gestione del mondo naturale attraverso la sua appropriazione/monetizzazione.

Come nel caso della messa dell’acqua in Borsa, dietro la decisione di promuovere/imporre la totale monetizzazione della natura c’è il fondo d’investimento privato più potente al mondo il BlackRock del presidente Larry Fink. Oggi il BlackRock gestisce 9,5 mila miliardi di dollari, è diventata la terza potenza finanziaria al mondo dopo gli Stati Uniti e la Cina. Insieme, Il BlackRock, il Vanguard (di cui BlackRock è il principale azionista) e lo State Street i tre più potenti fondi d’investimento al mondo, potrebbero , se lasciati fare, diventare i principali proprietari del mondo o rafforzare la loro posizione attuale di “signori” della Terra.

La monetizzazione della natura, concretamente
Il BlakcRock ha proposto di trasformare per il 2030 il 30% del mondo naturale in “zone naturali protette” cioè acquistate e gestite dal capitale finanziario. Una colossale campagna legalizzata di accaparramento delle terre del pianeta. In qualche decennio, il Grande Denaro potrebbe ridurre l’intero mondo naturale in capitale finanziario. Le imprese che gestiranno le “zone naturali protette” si chiameranno NAC (Natural Asset Company). Il loro scopo è di estrarre profitti in maniera illimitata dai processi naturali che monetizzeranno. Le prime e principali vittime sarebbero i popoli indigeni le cui terre sono considerate da loro patrimonio ancestrale non cedibile. I diritti alla e della vita individuali e collettivi sarebbero calpestati senza limiti dappertutto.

La monetizzazione della natura è uno scandalo perché essa permetterà al Grande Denaro (le grandi banche e, soprattutto, i fondi d’investimento citati) a) di trasformare l’insieme del mondo naturale in una gigantesca miniera di estrazione e di accumulazione distruttrice della ricchezza” della vita del pianeta, e b) di estendere la loro potenza di dominio e di violenza sull’economia degli umani (un’economia sempre più artificiale e dominata dalla logica dell’arricchimento ineguale e dell’esclusione), a quella dell’insieme dell’economia del mondo naturale. Quelli del BlackRock hanno stimato che il mondo naturale vale 4 quadrilioni di dollari, cioè 4 mila trilioni di dollari. Si pensi che il prodotto mondiale annuo è valutato a circa 125 trilioni di dollari, cioè 125 mila miliardi. Il prodotto nazionale dell’Italia è stato nel 2020 pari e 2,400 miliardi (da comparare al valore monetizzato del mondo naturale pari a 4 miliardi di miliardi).

La complicità dei poteri pubblici
I poteri pubblici sono complici. La stragrande maggioranza dei parlamenti democraticamente eletti e dei governi oligarchici dei gruppi sociali dominanti crede nei padroni della finanza. Né nel caso specifico ma determinante dell’acqua, né nel caso della bancarizzazione e finanziarizzazione speculativa a tappeto della natura, essi non hanno reagito. In realtà, hanno confermato la loro approvazione. L’accettazione della monetizzazione della natura approvata dagli Stati al Terzo Vertice Mondiale della Terra dell’ONU nel 2012 è stata finora uno dei fattori principali che ha impedito le COP sul clima e l’ambiente (inclusa la COP26 in corso) di trovare una soluzione negli interessi di tutti gli abitanti della terra (tutte specie viventi). Si tratta da parte dei rappresentanti eletti dei popoli, di una posizione politicamente e eticamente inammissibile, indecente.

L’Altra Agenda
Sapevamo che il discorso dei dominanti sullo “sviluppo durevole, sostenibile” è stato fin dal 1987 (data del compromesso sul rapporto della Commissione Brutlandt dell’ONU) una impostura senza vergogna. Ora ne abbiamo una conferma incontestabile.
La sfida lanciata dai predatori alla comunità globale di vita del Pianeta è totale,immensa. I dominanti non scherzano e non promettono bla bla. Agiscono, colonizzano, sottomettono, distruggono. Il “grande denaro” è criminale. Le esperienze di questi ultimi venti anni mostrano che I popoli non possono limitarsi a continuare a fare petizioni. Devono battersi per capovolgere la storia per ”Un’Altra Agenda” per il mondo, in nome dell’Umanità e della Vita della Terra.
Per alcune proposte in questa direzione, vedasi il mio articolo La moneta al servizio della vita, del 29 ottobre 2019, in particolare la sezione “demonetizzare i beni e i servizi comuni essenziali per la vita”. Gli operai hanno inventato lo sciopero generale e ce l’hanno fatta piuttosto bene. È tempo per gli abitanti della terra di trovare gli strumenti adatti.

PS Alla fonte delle informazioni contenute nel testo ci sono gli articoli di Ellen Brown, Wall Street’s


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