Andrà tutto bene se poi facciamo il socialismo

Andrà tutto bene se poi facciamo il socialismo

Intervista a Paolo Berdini sulle recenti amministrative a Roma e sulle politiche nazionali. “Sono convinto che è proprio all’interno delle città che emergeranno con ancora maggior forza le disuguaglianze sociali. Le politiche di privatizzazione del governo Draghi troveranno piena applicazione nel campo dei servizi urbani che –in ossequio alle direttive europee- verranno posti in concorrenza e, di fatto, privatizzati”
‘Andrà tutto bene se poi facciamo il socialismo’Pubblicato da franco.cilenti

Intervista a cura di Alba Vastano

Passata questa tornata elettorale delle amministrative che vede la disfatta delle liste di sinistra radicale in quasi tutte le città in cui si è votato. Roma in primis, dove si riaffaccia superbamente l’area Pd e prende il Campidoglio. La giunta Gualtieri apporterà dei cambiamenti positivi per risollevare dalle macerie strutturali la città ridotta alle ceneri, fra crateri e cinghiali erranti per le vie, fra rifiuti e bus medievali? Con l’urbanista Paolo Berdini, candidato sindaco per la lista ‘Roma ti riguarda’, sfioriamo le cause della disfatta elettorale, ma spostiamo poi l’attenzione argomentando sulle politiche nazionali e sulle prossime ‘batoste’, che dobbiamo prepararci a digerire, da parte del cosiddetto “governo dei migliori”.

Alba Vastano: Una breve analisi sulla sconfitta elettorale. Quali le motivazioni e le responsabilità?

Paolo Berdini: Il segnale più allarmante che è venuto dalle urne riguarda l’assenza di radicamento delle idee della sinistra nelle periferie urbane e nelle aree interne del paese. Trenta anni di dominio economico e culturale del neoliberismo hanno aumentato –lo dicono tutte le inchieste sociali- le disuguaglianze sociali e le distanze tra le aree centrali e le periferie. La risposta è stata inequivocabile: le periferie non sono andate a votare. Evidentemente la nostra proposta di costruire politiche di uguaglianza non è stata giudicata credibile.
Tre sono le cause di questo nostro ritardo. Il primo riguarda la nostra assenza da quei tessuti urbani, il numero delle nostre sezioni si riduce sempre più. Il secondo è relativo alle intollerabili divisioni che ancora attraversano una sinistra incapace di riflettere sulla sua inessenzialità e sui modi per superarla. Il terzo – molto grave – riguarda la nostra scomparsa dal mondo dell’informazione. È comprensibile che i giornali non parlino mai della sinistra, perché essi fanno capo a ben precisi gruppi economici e di potere. È invece scandaloso che la censura preventiva venga operata dalla Tv pubblica che dovrebbe invece garantire il confronto di idee. È questo un tema di offensiva politica che mi sembra urgente affrontare.

A. V.: All’indomani dalle amministrative quali scenari vedi per Roma, con un Campidoglio di nuovo a firma Pd?

P. B.: La vendita della città alle forze dell’economia dominante, e cioè la finanza e i fondi immobiliari. Il processo di valorizzazione degli immobili pregiati centrali è andata avanti lentamente anche durante le sindacature di Ignazio Marino e di Virginia Raggi. Oggi avrà finalmente solidi appoggi nella giunta e nel consiglio comunali. Del resto, la lista civica di appoggio a Gualtieri è stata, come noto, ispirata proprio da questo mondo e ciò avrà conseguenza sulla città. Ripeto, i processi di valorizzazione immobiliare andranno avanti, ma non riguarderanno le periferie che saranno sempre più emarginate.
Parallelamente continuerà anche il processo di privatizzazione dei servizi pubblici, ad iniziare da Acea e Atac. Ricordo che nel recente referendum sulla privatizzazione di Atac, il Pd si era schierato con i promotori radicali. E del resto, la parziale privatizzazione di Atac fu portata a termine dal Pd due decenni fa. Sarebbe ora di ricordare l’esempio di Ernesto Nathan, il sindaco che agli inizi del Novecento aprì la strada alla costruzione delle aziende pubbliche municipalizzate. I privati presenti in Acea, infine, spingono da tempo per togliere ad Ama la parte redditizia del ciclo dei rifiuti. Un quadro inquietante, come si vede.

A. V.: Pensi che potrebbe essere rilanciato dalle forze di sinistra radicale il tuo progetto per la città basato sull’ecologia integrale, auspicando che trovino finalmente una forma di unità per una città sostenibile a misura di cittadino?

P. B.: Sono convinto che è proprio all’interno delle città che emergeranno con ancora maggior forza le disuguaglianze sociali. Le politiche di privatizzazione del governo Draghi troveranno piena applicazione nel campo dei servizi urbani che –in ossequio alle direttive europee – verranno posti in concorrenza e, di fatto, privatizzati. Insomma, le politiche di rigore che hanno portato al disastro sono tornate prepotentemente a dominare la scena politica e sociale. Sono convinto che dovremmo concentrare i nostri sforzi nella difesa del welfare urbano. È infatti lì che verranno i maggiori attacchi. Tornerà in campo la città dell’ecologia integrale.

A. V.: Oltre Roma e le sue problematiche passate e presenti nazionali lanciamo uno sguardo più largo sulle politiche nazionali e internazionali. La pandemia ha messo ancor più in evidenza la logica del profitto del capitalismo neoliberista che si antepone ai bisogni sociali. Quale potrebbe essere un antidoto efficace a queste pluri-crisi planetarie? Nonostante i limiti imposti dal neoliberismo pensi che sia possibile continuare nella ricerca e nella lotta con l’obiettivo di un possibile eco- socialismo?

P. B.: Proprio grazie alla pandemia del Covid 19, il pensiero neoliberista ha conseguito una vittoria insperata e travolgente. Come non ricordare la parole vuote che ogni giornale o uomo politico pronunciava nei mesi del lockdown? Tutti volevano un rinnovato ruolo del pubblico, solo così, dicevano, si sarebbe potuti uscire dalla crisi. Così non è stato. È stato, come noto, creato un immenso debito pubblico per sostenere l’economia, mentre i servizi pubblici sono stati ancor di più abbandonati.
Due soli esempi. Lo stato delle nostre scuole non permette di mitigare gli effetti del distanziamento sociale e una generazione di giovani è ancora condannata a non poter usufruire in pieno del diritto ad avere istruzione e socialità. Dall’altra parte, la regione Lombardia, passato il pericolo di essere messa sul banco degli accusati perché le politiche di privatizzazione della sanità avevano favorito la diffusione del virus, sta varando un’ulteriore privatizzazione della sanità. È un fatto mostruoso, ma sta avvenendo.

A. V.: Il governo Draghi, con il suo “governo dei migliori” opportunisticamente compattato, è la massima espressione dell’egemonia liberista, in quanto cura gli interessi dei poteri dominanti nazionali ed europei e ‘ a latere’ fa intendere di avere interesse a risolvere le emergenze sociali. Occorrerebbe ribaltarlo da sinistra ricompattando tutti i partiti comunisti. Mission impossible?

P. B.: Sono convinto che dobbiamo allargare il nostro consenso. Occorre guardare al di là del nostro recinto. La gran parte dei giovani ha a cuore il tema ambientale e la salvaguardia del pianeta. Dobbiamo provare a declinare la loro giusta aspettativa con la tutela delle fasce deboli della società, con la ricerca dell’uguaglianza. Altrimenti c’è il concreto rischio che la spinta ambientalista venga ingabbiata nel paradigma del rinnovo tecnologico del paese, tema importante, ma che, se non legato ad una visione inclusiva della società, rischia di creare ulteriori disuguaglianze.
In questo senso, l’azione del “governo dei migliori” è nefasta. Il ministro “per la transizione ecologica” propone con sempre maggiore sfrontatezza il ritorno al nucleare. È evidente che per loro l’ecologia è pura applicazione per tutte le tecnologie legate ad una vecchia concezione dell’economia che creeranno problemi per il futuro del pianeta. Dobbiamo essere in grado di parlare ai giovani che sognano un ambiente pulito. Il loro sogno diventerà realtà solo mettendo fine a questo modello di sviluppo ingiusto.

A. V.: In questa aspirazione ad un unico partito sociale sarebbe fondamentale la presenza delle nuove generazioni, già molto sensibili ad alcuni temi. In particolare l’ambiente naturale con i movimenti correlati al tema come il Fridays for future di Greta Thumberg. Pensi che sia l’unico elemento trainante per intercettare i giovani, nativi digitali, e coinvolgerli in una rinnovata lotta di classe che preveda l’unione di tutte le lotte contro il capitalismo?

P. B.: Ciò che sta accadendo in questi giorni a Glasgow è molto evidente. Pur nei limiti di una critica che spesso non investe il modo di produzione capitalistico, i giovani di Greta Thumberg hanno contestato duramente gli esiti del meeting anche con grandi manifestazioni di popolo. È dalla evidente contraddizione che gli attuali modi di produzione non possono risolvere i problemi ecologici che dobbiamo partire. Solo con un salto dei paradigmi di crescita e di aumento delle disuguaglianze sociali potrà esserci un intervento positivo per l’ambiente. La convergenza culturale è evidente. Si tratta di lavorarci politicamente. Aprirsi al dialogo e alle contaminazioni reciproche.

A. V.: Parliamo di diritti umani e civili. Pochi giorni fa è stato affossato il ddl Zan, con la tagliola prodotta dal voto segreto che ha sicuramente consentito l’opera subdola dei franchi tiratori. Prescindendo dallo squallore del tripudio delle destre pensi che il colpo di grazia al ddl sia dovuto all’ennesima diavoleria di Renzi, contro la democrazia costituzionale?

P. B.: La diavoleria di Renzi, come la chiami tu, è andata in porto per la crisi di idee della cosiddetta sinistra di sistema. Incapace di aprire un dialogo con la sinistra e con i movimenti, ha cercato di approvare a ogni costo un testo di legge pur rischiando di affossarla. Se avesse aperto il dialogo, la migliore cultura giuridica avrebbe potuto, ad esempio, correggere alcune parti definitorie della legge che erano scritte in modo confuso e foriero di contenziosi interpretativi. Se si voleva approvare il testo c’era bisogno di coinvolgere vasti strati di popolazione come avvenne per la legislazione sul divorzio e sull’aborto. Altri tempi, in cui era la società civile ad essere interlocutrice del legislatore. La legge Zan è rimasta prigioniera nel palazzo, merce di scambio politico senza interventi di partecipazione. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’indegna gazzarra dei fascisti e dei leghisti che hanno ottenuto il risultato di restringere i diritti civili di tutti.

A. V.: Pnrr: “Per avere i prestiti del Recovery Mario Draghi dovrà fare le “riforme”: non solo quelle buone, ma principalmente (mirando alla contrazione del deficit) il taglio delle pensioni, una nuova tassazione sulle case, nuove privatizzazioni (in primis sanità) e flessibilizzazione ulteriore del lavoro” (Andrea del Monaco). Pare che stia arrivando una mannaia sull’economia nazionale senza precedenti che investirà anche le future generazioni. Quali armi ha la sinistra per mettere in campo un’opposizione efficace?

P. B.: Nel giro di pochi mesi il “governo dei migliori” ha ripristinato la legge Fornero e apre alla concorrenza di alcuni servizi e ciò significa ulteriori privatizzazioni. Comunque aumenteranno le sperequazioni sociali. In questi giorni è stato liberalizzato il servizio dei taxi. Si è iniziato da una categoria indebolita dalla crisi, mentre la riforma del catasto è stata rinviata ancora una volta. Essa avrebbe fatto pagare di più solo ai proprietari delle case di lusso oggi ancora classificate come categorie economiche. Contro questo provvedimento di equità si è scatenata una violenta campagna di stampa dei quotidiani della destra e della Lega. Non se ne farà dunque nulla. Ecco un esempio da seguire: appena toccheranno nuovamente i diritti dei lavoratori sarebbe auspicabile che la sinistra assumesse la questione come prioritaria. È solo così che si può riconquistare credibilità presso i ceti sociali più esposti.

A. V.: Autonomia differenziata. Se si attuasse accentuerebbe ancora di più il divario fra le 2 Italie. Un Nord sempre più ricco e un Sud con zero risorse. La secessione va avanti in forma silenziosa. Un altro duro colpo ai diritti. Qual è il tuo pensiero in proposito?

P. B.: Poco tempo fa il Sole24ore ha pubblicato il quadro della distribuzione regionale dei finanziamenti in materia di opere pubbliche. Ne viene fuori un quadro sconcertante: i soldi vengono distribuiti in base a parametri legati principalmente alla popolazione residente e non c’è alcuna ipotesi di redistribuzione di occasioni di sviluppo verso le regioni più sfavorite, in particolare quelle del Sud. L’autonomia differenziata è già in atto e hai ragione tu a prevedere che accentuerà ancor di più il divario tra le due Italie.

A. V.: I sindacati confederali non proclamano ancora uno sciopero generale contro il governo Draghi che ha consentito i licenziamenti di massa come nel caso dei lavoratori della GKN e per la pressione che stanno subendo molti lavoratori. Sarebbe ora che i sindacati proclamassero uno sciopero generale a tutela dei lavoratori e contro questo governo di matrice prettamente neoliberista?

P. B.: Sì. Sarebbe un grande segnale per il paese che non crede più nella buona politica. È la mancanza di fiducia verso il cambiamento a favore dei più deboli che ha provocato la preoccupante disaffezione al recente voto amministrativo. Se si ricominciasse a parlare delle questioni vere che interessano le famiglie, a partire dalla tutela del lavoro, sarebbe un primo importantissimo segnale di inversione di tendenza.

A. V.: La questione femminile fra violenze di genere e discriminazioni sul lavoro. Quali sono, secondo te, le motivazioni che relegano la donna all’ombra del potere maschile, quale retaggio di discriminazioni medievali?

P. B.: Anche in questo caso tocchi un tema culturale che spetterebbe alla sinistra. La mentalità maschile che porta da anni ad una serie intollerabile di femminicidi si combatte certo con l’inasprimento delle pene, ma soprattutto con l’accesso delle donne all’istruzione e al lavoro. Ma è altrettanto importante aprire una campagna culturale che sappia coinvolgere le giovani generazioni pronte ad aprirsi al nuovo. E invece giochiamo in difesa, come, per venire ad un’altra fondamentale questione, sul tema dei diritti dei migranti.

A. V.: Ultima domanda ‘impertinente’, tornando a Roma e alle elezioni appena concluse con una disfatta per tutte le liste di sinistra comuniste. Paolo Berdini al ballottaggio ha votato?

P. B.: Una questione mi ha convinto a votare: le dichiarazioni dell’avvocato Michetti in merito alla questione ebraica. C’era in quelle frasi l’essenza di una cultura fascista che abbiamo conosciuto nel ventennio. Nel 1938, mio padre uscito dal cantiere dove faceva il muratore fu pestato a sangue da un manipolo di fascisti perché non aveva salutato il gagliardetto che passava lungo via del Corso. La cultura fascista va emarginata per sempre. Per questo ho votato turandomi il naso. Ciò non mi impedirà di perseguire il sogno di una città che recupera le periferie urbane e criticare quel Pd che è il principale responsabile di questo dramma.

Berdini, saggistica
Walter Gropius, curatela, Bologna, Zanichelli, 1983, ISBN 88- 08-03582-4 – Walter Gropius, Zurigo, Architektur Artemis, 1984, ISBN 3760881181. – Walter Gropius, 2ª edizione, Barcellona, Editorial Gustavo Gili, 1996, ISBN 8425216230. – Colin Rowe, La matematica della villa ideale e altri scritti, curatela e traduzione, Bologna, Zanichelli, 1990, ISBN 88-08-07230-4. – Il giubileo senza città, Roma, Editori Riuniti, 2000, ISBN 88- 359-4816-9. – La città in vendita, Roma, Donzelli Editore, 2008, ISBN 978-88- 6036-226-1. – Breve storia dell’abuso edilizio in Italia, Roma, Donzelli Editore, 2010, ISBN 978-88-6036-473-9.[3] – Le città fallite, Roma, Donzelli Editore, 2008 – Polvere di stelle, Alegre editore, 2018a

Alba Vastano
Giornalista. Collaboratrice redazionale del mensile Lavoro e Salute

Intervista pubblicata sul numero di novembre 2021


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