
Nessuno, a sinistra, è autosufficiente
Pubblicato il 15 giu 2013
di Rosa Rinaldi ::
Indubbiamente, va registrato che oggi l’essere fuori dal governo allargato ti mette fuori anche dal sistema politico, il bipolarismo, entrato apparentemente in crisi, alle ultime elezioni, con l’importante risultato del Movimento cinque stelle produce una stretta maggioritaria e la via dello snaturamento della Costituzione, impegnandosi nella scelta presidenzialista o semi presidenzialista che è persino peggio.
Impedire che si consolidi questo ciclo è la condizione necessaria per ricomporre le forze fuori dal centro sinistra, meglio, da questo Centro sinistra, ed è significativo che il peggioramento della condizione sociale, si rovescia sulla sinistra piuttosto che pretenderne la rinascita.
Come non vedere che l’Italia rappresenta una vera e propria anomalia europea, per quanto attiene alla capacità-necessità della sinistra e dei comunisti di strutturare forme di composizione nell’interesse più alto che è quello di star in connessione con le persone che più soffrono gli effetti della crisi, una crisi che produce l’individualizzazione sul piano sociale nella ricerca di soluzioni alla propria particolare condizione, uno per uno, fabbrica per fabbrica, città per città, individualismo e nuovo plebeismo sono la forma più evidente dei rischi profondi della nostra democrazia. Del resto è inconfutabile che il “governassimo” rappresenti un potente acceleratore verso l’astensionismo, il voto stesso viene ritenuto inutile, anzi, potremmo dire che chi sta bene vota chi sta male no!
E’ importante analizzare, così come abbiamo iniziato con il ciclo di seminari, questa tendenza, facendo i conti con la complessità che ci viene consegnata e che non consente scorciatoie o frettolosi giudizi, infatti, vorrà pur dire qualcosa che le grandi identità sociali e politiche si sono spezzate, il sindacato di massa, i grandi partiti formatisi su affinità ideali fondamentali, a differenza, ripeto, di quanto sta avvenendo in altri paesi europei, credo che questa frattura parli dritta al cuore della scomposizione della cultura di classe, e, sulla politica così debole sfugge il tema della rappresentanza e si impone l’antipolitica.
Nella materialità di questi processi prende corpo una vera e propria “controriforma” culturale, quanto pesa il vuoto di un “intellettuale collettivo”, o se si vuole, l’assenza di” intellettuali organici” nel formarsi del senso comune? Il lavoro culturale è stato devastato, ed è mancata la capacità di rielaborazione della tradizione.
Insomma se non si fa fronte ai grandi vuoti, sociali, culturali, democratici la sinistra e i comunisti non potranno farcela, la destra non lancia grandi idee, specie quella attuale, e le persone si orientano sulle convenienze del momento.
E’ a partire da queste considerazioni che abbiamo deciso nella riunione della Direzione Nazionale del PRC di inviare una lettera aperta, e una richiesta di confronto ai soggetti politici e sociali della sinistra.
Nelle scorse settimane abbiamo incontrato, la FIOM, ALBA e Ross@, che hanno risposto alla nostra istanza, e in quella occasione abbiamo proposto di riprendere la campagna referendaria, interrotta dalle elezioni anticipate, su: articolo 18, articolo 8 e pensioni, perché è del tutto evidente che una campagna come quella ha bisogno di un fronte più largo di forze.
Abbiamo condiviso la necessità di un impegno spiccato per l’applicazione della Carta Costituzionale contrastando le tendenze, più in auge che la vogliono modificare, nei suoi tratti fondamentali: il lavoro, i diritti, la democrazia, ed in particolare con la FIOM abbiamo discusso, anche in considerazione della manifestazione che si sarebbe tenuta il 18 maggio, della democrazia nei luoghi di lavoro e del diritto per i lavoratori di scegliere liberamente il sindacato cui aderire, ritenendo che se Confindustria accettasse la regola del vaglio degli accordi da parte dei lavoratori prima della firma sarebbe un significativo passo avanti.
Abbiamo, rappresentato a tutti i nostri interlocutori, la necessità di dare vita ad una “costituente della sinistra” per la quale ci metteremmo a disposizione, chiedendo che personalità importanti possano esserne garanti, e possano aiutarci a trovare le forme stesse di una costituente, giacché è indubitabile che quel che manca è una forza di opposizione al governo di “larghe intese” larga, plurale, popolare. Non di leaders abbiamo bisogno, quanto piuttosto, di allargare il protagonismo dei soggetti che dalle periferie al centro ogni giorno ingaggiano vertenze sociali e politiche, vorremmo un processo partecipato e democratico senza accordi pattizzi tra apparati, in questo senso, per noi, non si tratta di cercare ruoli di direzione nella Costituente quanto, invece, un autentico processo partecipativo in cui l’unica regola democratica per decidere sia “una testa un voto”
Sono stati tre incontri importanti, e, ne faremo altri anche con altri soggetti. Spiace che SEL si sottragga al confronto, quasi che ritenesse esaurita la rappresentanza di sinistra nel confine del centro sinistra, più interessata ad allargare il proprio “recinto” alle singole adesioni che non a farsi promotrice, insieme ad altri, della necessaria opera di ri-fondazione della politica. Possibile che l’unico interlocutore per SEL, sia il PD, e che, addirittura, ricerchi, come scritto su Il Manifesto da un autorevole dirigente di SEL: “convergenze parallele” nelle prossime assisi congressuali di PD e SEL? Così facendo, rischia davvero di essere un impedimento alla costruzione di una costituente politica in grado di riconnettere rappresentanza sociale e politica, in grado di contrastare gli effetti di una crisi così devastante per il mondo del lavoro, per i giovani insomma per la maggioranza delle persone orfane di una cultura politica che li coinvolga e torni a farli diventare protagoniste del loro destino. Noi non ci rassegniamo all’ostinato rifiuto di confronto, ritenendo che esperienze preziose di unità a sinistra maturate nei territori, anche in occasione delle ultime elezioni amministrative, vadano messe al servizio di una ricomposizione tra soggetti politici e sociali, più che al servizio degli apparati.
Noi certo non siamo autosufficienti per questa impresa ma chi lo è?
ROSA RINALDI
Segreteria Nazionale PRC
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