Il messaggio di Giovanni Impastato al nostro XI congresso

Il messaggio di Giovanni Impastato al nostro XI congresso

Care compagne e compagni,

 mi dispiace non poter essere con voi per l’XI Congresso Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, che è anche il trentennale dalla nascita di Rifondazione. E’ un invito che ho molto gradito, ma ho degli impegni già presi che non posso spostare. Voglio però mandarvi il mio saluto insieme a quello di Casa Memoria, del Centro Impastato e dei compagni di Peppino.

Il titolo che vi siete dati, “LE RADICI E LE ALI Praticare l’opposizione, costruire l’alternativa” ci sembra molto appropriato; da diversi anni accostiamo due parole molto simili a quelle che avete usato voi, che sono: Memoria e Impegno, perché riteniamo che senza memoria non si vada da nessuna parte.

La memoria serve per costruire il futuro nel rispetto della verità storica, va alimentata costantemente, non ci possiamo distrarre nemmeno per un momento e non possiamo sottovalutare fenomeni che potrebbero sembrare ridicoli o di scarsa entità, perché il rischio di ritornare indietro è molto reale. Su alcuni punti dobbiamo essere fermi. Sull’antifascismo per esempio. Non possiamo consentire nemmeno uno spazio a chi fa azioni squadriste, come quelle avvenute alla sede della CGIL nazionale a Roma. Dobbiamo però stare molto attenti a non limitare la nostra lotta solo contro i gruppi criminali neofascisti, che vanno sciolti immediatamente, ma anche e soprattutto combattere contro il fascismo che siede in Parlamento e all’interno del Governo, un fascismo che non ha mai interrotto i rapporti con questi criminali, come diverse inchieste dimostrano. Dobbiamo riflettere attentamente sul fascismo istituzionale per non ripetere una nuova Genova, dove, in occasione del G8, la violenza di Stato colpì i movimenti di lotta sociale, riapplicando quelle strategie repressive che hanno coinvolto istituzioni, gruppi dell’estrema destra, servizi segreti e mafia. Era già successo con la repressione dei fasci siciliani, con la strage di Portella della Ginestra, con le bombe alle camere del lavoro del ’47 e durante “gli anni di piombo”… a proposito di radici e di memoria.

Oggi ci tocca opporci al governo Draghi, un governo delle “larghissime intese” che tiene al suo interno partiti razzisti come la Lega, ma soprattutto dobbiamo costruire un’alternativa politica unitaria di sinistra, che parta dall’ascolto delle istanze che vengono dal basso e che faccia i conti con il momento drammatico che abbiamo vissuto e che ancora non è passato. Sappiamo che il perdurare dell’emergenza sanitaria da COVID-19 ha accentuato le conseguenze negative sul sistema sociale ed economico, conseguenze rese ancora più gravi dalle politiche capitaliste basate sul profitto, difficoltà finanziarie di cui potrebbero approfittare le mafie.

Le fasce più deboli della popolazione sono quelle che pagano le maggiori conseguenze, in termini sociali ed economici.

Il distacco tra il popolo e le istituzioni è ormai in atto, i populismi lo hanno reso sempre più profondo. Lo si può vedere anche dagli scarsi numeri di votanti alle elezioni. La politica è lontana dalla vita delle persone, non è in grado di intercettare i bisogni che vengono dalla società e di rappresentarla, questo è molto pericoloso ed a crescere sono i gruppi eversivi di destra e le mafie che costruiscono il loro consenso nei territori, lo abbiamo visto e lo stiamo vedendo. Anche se le destre sono state sconfitte alle ultime elezioni, il clima che si sente non fa stare tranquilli.

A sinistra la mancanza di un progetto unitario fa allontanare tanti giovani dall’impegno politico. Non c’è più una base di riferimento, non si riesce a dialogare e non si danno risposte.

Bisogna ricostruire una vera cultura di sinistra, mettendo al centro la giustizia sociale, l’antifascismo, i diritti umani e civili, il femminismo, il pacifismo, l’antirazzismo, il lavoro, l’antimafia.

Bisogna dire basta alle morti sul lavoro, dobbiamo richiedere sempre più sicurezza, cura dei luoghi di lavoro e delle persone. Dobbiamo unirci alle lotte dei lavoratori, come gli operai della GKN di Firenze che stanno elaborando una legge per resistere alle delocalizzazioni, affinché le imprese si impegnino a seguire percorsi che tutelino l’occupazione e il tessuto produttivo dei territori. Dobbiamo lottare per mantenere il blocco dei licenziamenti. Bisogna impegnarsi per la tutela dell’ambiente e del territorio, non accettare il ricatto che spesso viene proposto: scegliere tra salute e lavoro. Bisogna difendere la bellezza della natura, la vita umana, la salute e lottare per i diritti di tutti.

Bisogna anche impegnarci seriamente e concretamente contro la violenza di genere e per fermare quella strage che ogni giorno colpisce le donne, il così detto femminicidio. Le donne durante la pandemia si sono sobbarcate maggiormente sulle proprie spalle il problema della cura, durante il lock down hanno subito più di tutti la perdita del lavoro e l’abbassamento degli stipendi e purtroppo hanno subito tante violenze dentro le mura domestiche. Dobbiamo partire da noi se vogliamo che la società cambi: dentro i partiti di sinistra dobbiamo mettere al centro il ruolo delle donne, sono loro che hanno compiuto la più grande rivoluzione pacifica della storia, quella femminista, lottando per i diritti di tutti, per i diritti civili e sociali, come fece Rosa Parks. Se vogliamo contrastare la cultura patriarcale che è causa di questa vera e propria strage, dobbiamo cominciare a cancellare il maschilismo che c’è anche dentro le nostre strutture.

Mia madre è stata un esempio di donna che si è riscattata, il suo esempio viene seguito da tante donne che si impegnano a Casa Memoria, dove a portare avanti la nostra realtà è un direttivo tutto al femminile.

Da queste riflessioni, dalla rete con il mondo dell’associazionismo e con realtà che mettono al centro pratiche di mutualismo, solidarietà, accoglienza, cooperazione può nascere un vero cambiamento che può coinvolgere tanti giovani.

Bisogna prima di tutto ricostruire la fiducia, le delusioni sono state tante. Ma non possiamo lasciare spazio alla rassegnazione, le persone rassegnate sono quelle che non hanno bisogno della verità e se manca la verità si dà spazio alla mafia e al fascismo, e si mette a rischio la democrazia. Non dobbiamo lasciare noi stessi e le giovani generazioni alla rassegnazione, alla paura, all’indifferenza, alla solitudine, dobbiamo spingere a reagire, lottare, disobbedire, per i diritti umani, per la difesa dell’ambiente, per la giustizia sociale. E’ dal basso che bisogna ripartire, con coraggio e senza divisioni. Buon lavoro.

Giovanni Impastato

Consigliano di leggere la tesi sull’antimafia sociale approvata dal congresso.

 


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