Pollai all’aperto

Pollai all’aperto

di *Loredana Fraleone -

Che situazione troveranno insegnanti e studenti all’inizio del nuovo anno scolastico? Più regole da seguire (alcune superflue), più freddo, con le finestre aperte anche d’inverno, più tensioni e paura, gli stessi docenti precari, con relativa discontinuità negli insegnamenti. Nulla di sostanzioso si è mosso nei mesi scorsi, esattamente come l’anno passato. Il ministro Bianchi utilizzerà 22 milioni di euro per intervenire sulle classi con oltre 27 alunni, fino a quel numero, secondo lui, non c’è affollamento, tanto si può stare al gelo con le finestre aperte.
Alcuni sindacati hanno calcolato che vi sono almeno 100.000 classi con circa 25 alunni e altre migliaia con un numero che va dai 15 ai 27.
Servirebbe un provvedimento di legge, che il governo avrebbero avuto tutto il tempo e il dovere di fare, per modificare i criteri di formazione delle classi, che introdusse a suo tempo l’ineffabile Gelmini, allo scopo di produrre quell’enorme taglio ai fondi per la scuola, che si accompagnava ad altri disastri sull’Università, precariato e tanto altro, mai più rimessi in discussione dai governi successivi.
Quanto a trasporti, medici scolastici, dimensionamento della rete scolastica, ecc..ecc, siamo nelle mani delle regioni, che hanno già dato “gran prova” di sé.
Mentre Francia, Spagna, Germania e altri stati dell’UE investono sul sistema di istruzione, utilizzando una bella fetta dei finanziamenti europei, il paese di Bengodi per le imprese, pensa prioritariamente a foraggiarle, a prescindere, che licenzino o meno, che prendano i soldi per poi scappare dove il costo del lavoro sia più basso e esente da qualsiasi azione sindacale. L’atteggiamento del governo dei “migliori”, dei tutti “uniti per fronteggiare l’emergenza”, mostra uno dei volti peggiori del capitalismo, quello che vede solo il profitto nell’immediato e non accede a nessuna mediazione sociale. L’Italia da questo punto di vista sembra la punta dell’iceberg di una crisi più generale, che può produrre guai persino più gravi della povertà e della crescita delle disuguaglianze, come quelli ambientali, di cui le violenze climatiche e persino la pandemia sono solo un assaggio.
Lottare oggi per un diritto allo studio, libero e gratuito, nello spirito della Costituzione è una parte non indifferente del contrasto a politiche che non guardano al futuro, non è una questione che riguarda solo alunni e genitori, studenti e insegnanti, ma è questione strettamente legata a un modello di società, che si occupi soprattutto della crescita delle persone e non dei profitti.
Con questo punto di vista, Priorità alla Scuola, aggregazione di genitori, studenti, insegnanti, ha lanciato una iniziativa nazionale per il 20 settembre nei territori, da declinare nel modo più visibile ed efficace, offre così un prezioso contenitore che può raccogliere il contrasto ad un processo degenerativo che riguarda l’Istruzione e il contesto generale in cui si trova.
Rifondazione Comunista non mancherà all’appello.

*Responsabile Scuola Università Ricerca – PRC/SE


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