Delle pene senza delitti, Istantanea del CPR di Milano

Delle pene senza delitti, Istantanea del CPR di Milano

Stefano Galieni*

Sabato 5 e domenica 6 giugno scorso, c’è stato, a Milano, l’accesso del senatore Gregorio De Falco e della sua collega Simona Nocerini nonché di due assistenti vicine alla Rete “Mai più lager No ai CPR. I due senatori sono entrati insieme il sabato, De Falco ha trascorso nel centro gran parte della domenica. Il Centro Permanente per i Rimpatri (nuova denominazione data dal ministro Minniti agli ex Centri di Identificazione ed Espulsione, “CIE”) lombardo è stato l’ultimo ad aprire, per essere più esatti a riaprire visto che la struttura, situata in Via Corelli, ospitava già un CIE ed ha mostrato subito evidenti ed irriformabili criticità. Come più volte abbiamo affermato non c’è soltanto la violazione quotidiana fatta di piccoli abusi, di carenze strutturali nei servizi garantiti, di meccanismi che richiamano tanto alle strutture penitenziare pur non avendone né le regolamentazioni né tantomeno le caratteristiche minime di garanzia. Quello che le rende inaccettabili con lo stato di diritto è insito nel loro stesso esistere, privano della libertà personale persone che hanno commesso il solo delitto di essere nati in un paese “sbagliato”, entrati irregolarmente senza avere un permesso di soggiorno per motivi umanitari o di lavoro- anche perdere il lavoro porta a perdere il diritto di restare – e a non aver ottemperato all’obbligo di lasciare in pochi tempi il territorio nazionale. Per queste ragioni  si rischia di essere catturati, portati in uno degli otto centri oggi funzionanti in Italia, sottoposti ad un regime carcerario in attesa o di essere rimpatriati – se il paese di provenienza è disponibile e se ci sono vettori per farlo – oppure si viene liberati in una sorta di perenne limbo giuridico. Quando non si riesce a rimpatriarti e i termini di trattenimento, perennemente variabili ad ogni stornir di fronde, finiscono con lo scadere. Liberi si ma senza documenti e col rischio perenne di essere ripresi. Su questo tema un tempo ci sono state grandi mobilitazioni che contestavano l’esistenza stessa di misure come quelle applicate nei centri e che andrebbero definiti come “detenzione amministrativa”. Sui centri – nati col nome di CPTA (Centri di Permanenza Temporanea e Accoglienza), c’era anche dibattito politico e interventi di segno opposto: da una parte le forze della sinistra più critiche verso l’intero sistema normativo sull’immigrazione e del mondo giuridico, associativo, di movimento, dalle associazioni cattoliche alle aree più antagoniste.  Poi il tema è finito nel dimenticatoio nonostante sia aumentato il numero di persone che nei Centri si è tolto la vita o compiva atti di autolesionismo, il numero e la durezza delle rivolte, le azioni repressive da parte delle forze dell’ordine incaricate di vigilare sul funzionamento di strutture affidate ad enti gestori, spesso costruiti come scatole cinesi e profumatamente remunerati. È diminuita o comunque fortemente limitata la possibilità di accedervi ad associazioni, giornalisti, a chiunque in qualche maniera possa divenire tramite con l’esterno. Da alcuni mesi, piccole realtà locali stanno riprendendo a operare per far fronte a tale rimozione e in tal senso Milano si sta rivelando estremamente efficace. La Rete che si è costituita, a cui partecipano tanti soggetti anche a titolo individuale – ci sono autorevoli compagne e compagni (soprattutto le prime ) di Rifondazione -ha realizzato un dossier puntuale e molto ben documentato che parte da questa visita. Lo potete consultare, scaricare e diffondere (  bit.ly/3i4IE4m ).

Delle pene e senza delitti, parafrasando una delle migliori figure italiane, Cesare Beccaria,  è un testo che merita di essere consultato e può – dovrebbe – ad avviso di chi scrive, metodo di lavoro. Un gruppo sempre più nutrito di giornalisti sta cercando di forzare le barriere dei centri per richiedere congiuntamente un ingresso in ognuno di loro a settembre. Ci auguriamo che il dossier milanese possa servire per porre a chi entra, le domande appropriate ai soggetti giusti

*Responsabile nazionale immigrazione PRC-S.E.


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